È morta a 87 anni la fotoreporter icona dell’antimafia DI NANDO DALLA CHESA, IL FATTO QUOTIDIANO, 15 APRILE 2022 La frangetta di Letizia. Sotto la frangetta la fronte. E da lì un radioso arabesco di rughe che le andavano scendendo sulle gote, circondandole gli occhi luminosissimi. Fu il nostro ultimo incontro. La trovai bellissima. Letizia Battaglia apparteneva a quel tipo di donne a cui le rughe conferiscono un fascino speciale. Perché più che l’età segnano la storia, le fatiche, l’intelligenza e la sensibilità da loro sparse nelle umane vicende. E quella di Letizia è stata senz’altro una vita densa di vicende e di avventure. Mentali, professionali, civili, politiche, anche amorose, mai rinnegate. È stata “la” fotografa della mafia e dell’antimafia grazie al suo spirito di indipendenza e di libertà. Ma anche grazie a una sensibilità raffinatissima. Un mafioso per lei non era mai un mafioso, ma un impasto antropologico, un pezzo di storia della sua terra. Un morto ammazzato non era mai solo una testa scardinata o una chiazza di sangue su una maglietta, ma era anche il divano accanto, la sedia sul selciato, il quadro della Madonna nell’angolo. Lo scatto di un giudice famoso non era il bottino da portare in redazione ma era la forma che, grazie a quello scatto, assumeva la speranza del suo popolo. Amava Falcone come Consolo amò Borsellino. Proprio quell’ultima volta, era il 2019, me ne parlò con nostalgia e dolcezza intenerite. Fece a lungo la fotografa per il quotidiano per antonomasia della Palermo dell’antimafia, L’Ora, che a Palermo chiamavano “il l’ora”, il giornale di Vittorio Nisticò, voce tra le più libere del giornalismo italiano. Fu il suo habitat naturale. Donna giovane in una moltitudine di maschi su tutti e due i versanti della Sicilia in lotta, tra un passato che vinceva e un […]