Dall’Europa 44 mld: Roma e Berlino in testa. Con le sanzioni, le forniture a Cina e India sono salite fino al 200% DI STEFANO VERGINE, IL FATTO QUOTIDIANO, 28 APRILE 2022 Quarantaquattro miliardi di euro in due mesi: è quanto i Paesi dell’Ue hanno pagato alla Russia, dall’inizio dell’invasione in Ucraina, per acquistare petrolio, gas e carbone. I maggiori finanziatori europei del Cremlino sono stati Germania (9,1 miliardi), Italia (6,9 miliardi), Olanda (5,6 miliardi) e Francia (3,8 miliardi). Altri 19 miliardi di euro la Russia li ha incassati da Paesi extraeuropei, primi fra tutti Cina (6,7 miliardi) e Turchia (4,1 miliardi), ma è soprattutto grazie all’Ue che Vladimir Putin sta finanziando la guerra di conquista in Ucraina. A fotografare la situazione è un rapporto del think tank Crea (organizzazione non profit basata in Finlandia, dal 2019 impegnata in ricerche su temi energetici) che il Fatto pubblica in esclusiva per l’Italia.“Le esportazioni di combustibili fossili”, dice Lauri Myllyvirta, analista capo di Crea, “sono un fattore chiave per il regime di Putin e di molti altri Stati canaglia. Tutti coloro che acquistano questi combustibili fossili sono complici delle orrende violazioni del diritto internazionale perpetrate dall’esercito russo. Incoraggiamo tutti i governi e le aziende a terminare gli acquisti e imporre tariffe punitive durante qualsiasi eventuale periodo di transizione”. Oltre all’embargo, infatti, uno strumento a disposizione dei vari governi per disincentivare l’acquisto di materie prime dalla Russia da parte di aziende private è quello dei dazi. “Tariffe sufficientemente elevate”, si legge nel rapporto, “incoraggerebbero gli acquirenti a non comprare dalla Russia, quando possibile, e a ridurre il prezzo pagato ai fornitori russi sui mercati spot”. Lo studio condotto da Crea dimostra, al di là degli annunci di governi e aziende attive nel settore dei combustibili fossili, come sono andate davvero le cose in questi […]