Ieri Serbia, oggi Ucraina – Le fosse comuni allestite dalla Nato nel 1999 in Kosovo e le “notizie” tutte da verificare sulle stragi di civili nell’ospedale e nel teatro di Mariupol a ogni vagito di tregua: tutto cinicamente scontato Di FABIO MINI, IL FATTO QUOTIDIANO 28 MARZO 2022 Tre “coraggiosi” leader europei arrivano nottetempo a Kiev, e fuori c’è il coprifuoco totale, per due giorni. Mentre parlano con il presidente Zelensky si susseguono boati come mai prima.Le sirene fischiano e nessuno bombarda. Gli impercettibili progressi dei colloqui fra russi e ucraini svaniscono. Il segretario di Stato Usa Tony Blinken è in giro per l’Europa e il 9 marzo uno degli ospedali di maternità di Mariupol viene bombardato. È una strage di donne incinte e di bambini, dice Zelensky; è una montatura, dice il ministro degli Esteri russo Lavrov, forse anche perché in realtà ci sarebbero solo tre feriti e la città è in mano alle milizie che Mosca definisce naziste. I bambini trucidati si riducono poi a una bambina di 6 anni, morta di disidratazione. Lavrov si deve incontrare il 17 marzo in Turchia con l’omologo ucraino per il primo salto di qualità e di livello dei negoziati e il giorno prima, ancora a Mariupol viene bombardato il teatro nel quale si trovavano “migliaia di persone”, secondo i nostri giornali, in centinaia, secondo il sindaco; uccisi dai bombardamenti russi che sapevano che il teatro era un rifugio per i civili, secondo gli ucraini, o dagli ultras neo-nazisti ucraini della brigata Azov che ce li avevano messi apposta, secondo i russi. Alcune crepe nella narrazione di entrambi i campi compaiono subito, ma si presta poca attenzione quando dai “rifugi sotterranei del teatro distrutto” emergono un centinaio di persone incolumi e, quando, fortunatamente, le immagini del giorno dopo riprese da uno dei […]