La nostra economia si sta emancipando dall’energia fossile

n Italia – La perturbazione del 10-11 maggio ha finalmente allontanato la siccità dal bacino padano. Al Nord-Ovest sono piovuti fino a 250 mm d’acqua sull’alto Piemonte, causando alcuni dissesti e interruzioni stradali. Lungo il Po invece non si è andati oltre 10-30 mm ma gli affluenti alpini hanno comunque normalizzato la portata del fiume. Nelle stesse ore il libeccio portava un caldo quasi estivo dal Nord-Est al Centro-Sud (30 °C a Bari), poi la settimana è proseguita variabile tra correnti da Ponente e temporali, forti venerdì in Sardegna e con grandine nel Torinese e Trevigiano. All’asciutto invece il Meridione e molte località adriatiche soggette ai secchi venti di caduta dall’Appennino. Il Cnr-Isac segnala un aprile 2021 freddo specie al Settentrione (1 °C sotto media), normale al Sud, con bilancio nazionale di -0,7 °C rispetto alla norma. Buone notizie dall’Ispra, l’economia italiana è meno dipendente dai combustibili fossili grazie a efficienza energetica e fonti rinnovabili che nel 2019 hanno generato il 39 per cento dell’elettricità prodotta nel Paese. Ma la strada per una vera sostenibilità è ancora lunga e non bisogna fermare la transizione.

Nel mondo – Dopo settimane di freddo tardivo un’effimera vampata di caldo ha attraversato l’Europa portando i primi 30 °C dell’anno lunedì scorso a Monaco di Baviera, Berlino e Salisburgo, poi perfino 28 °C in Finlandia – i più precoci in mezzo secolo – e 29 °C ad Arcangelo, Russia, a 64° di latitudine Nord in riva al Mar (sempre meno) Bianco. Tuttavia nel complesso la primavera europea ha ancora zoppicato nella prima metà di maggio con temperature da 1 a 4 °C sotto media, distinguendosi anche con un diluvio di stampo autunnale lunedì nel Sud-Est della Francia: 106 mm a Lione, mai così tanta pioggia in un giorno in 133 anni di misure. Non si placa invece la calura straordinaria in Nord Africa e Medioriente (punte di 45 °C) e tepori eccessivi continuano pure nell’Artico canadese, dove peraltro con 5 °C sopra norma l’inverno 2020-21 è stato il secondo più mite in un settantennio dopo il caso del 2009-10, comunica Environment Canada. Le agenzie Nasa e Noaa confermano che malgrado il freddo europeo aprile 2021 nel mondo è stato ancora troppo caldo (nono dal 1880), di 0,8 °C rispetto alla media del Novecento e in linea con l’ultimo trentennio di accelerato riscaldamento. Con “Andres” al largo del Messico, nel Pacifico orientale la stagione delle tempeste tropicali è iniziata, mai così presto in cinquant’anni. Tra i molti Paesi funestati da alluvioni, dalla Romania all’Indonesia, si sono tristemente distinti con 14 vittime il Tagikistan e l’Afghanistan. Il margine di azione per evitare un pericoloso riscaldamento globale di oltre 1,5 °C in questo secolo, come richiede l’Accordo di Parigi, è sempre più risicato. Secondo l’articolo All options, not silver bullets, needed to limit global warming to 1.5 °C, su Environmental Research Letters, i pochi scenari che realisticamente permetterebbero ancora di raggiungere l’obiettivo implicano uno “sforzo erculeo” per dimezzare ogni decennio e con tutti i mezzi possibili le emissioni di gas serra (tra cui il metano, come dice il Global Methane Assessment dell’Unep, il programma ambientale Onu), abbandono dei combustibili fossili, una rivoluzione nei comportamenti individuali e nella dieta a basso consumo di carne, efficienza e sobrietà nei consumi, rigenerazione di foreste e ambienti umidi per la cattura del carbonio atmosferico. E – aggiungo – nessuno spazio per nuove grandi opere inutili ed energivore. Come ha dichiarato il presidente della prossima Cop26 di Glasgow, il politico britannico Alok Sharma, la grande conferenza di novembre sarà l’ultima occasione per imboccare questa strada e “scegliere il pianeta”.

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