Dl Semplificazioni: l’ecologia a misura d’impresa (grande)

L’Ambiente è stato spesso, se non sempre, la Cenerentola dei ministeri. Ora, intitolato alla Transizione ecologica (Mite) e accaparratosi le ricche deleghe all’energia dello Sviluppo economico, prova a farsi grande, ma cambiando pelle: la transizione ecologica, d’altra parte, è assai più una riforma dei processi produttivi che la protezione dell’ambiente. Il ministero di Roberto Cingolani prova insomma a reinventarsi come dicastero “sviluppista” – delle imprese, anzi delle grandi imprese – e non più di mera tutela del patrimonio naturale: basta coi no e le lungaggini, “fate presto”. È questo il senso più profondo della bozza di decreto “semplificazioni ambientali” inviata lunedì a Palazzo Chigi.

Breve riassunto. Il Piano di ripresa del governo Draghi annuncia “entro maggio” le semplificazioni necessarie ad attuare i progetti e, più in generale, sbloccare l’economia. Cingolani l’ha chiamata “transizione burocratica” e ha ottenuto che le semplificazioni inerenti la transizione ecologica siano in un decreto a parte, come peraltro richiesto l’estate scorsa anche dalle commissioni Ambiente del Parlamento: si tratta, scrive il ministro nella lettera a Draghi che accompagna il testo, “della prima traduzione, in termini di proposta normativa, dei compiti del nuovo ministero”, nonché della “strumentazione giuridica e amministrativa essenziale” per attuare il Pnrr. Siccome alcune delle previsioni del testo toccano (e parecchio) i poteri di altri ministeri, sarà ora il Dipartimento legislativo di Palazzo Chigi a guidare la partita e non sarà un processo indolore.

Nei 20 articoli, come detto, c’è tutta la nuova filosofia del fu ministero dell’Ambiente. Il primo si occupa della Valutazione d’impatto ambientale (Via) necessaria per ogni opera: come Il Fatto ha già scritto, a quelli del Pnrr sarà dedicata una commissione apposita di 40 membri. È nelle semplificazioni vere e proprie, però, la piccola rivoluzione anche ideologica proposta da Cingolani.

Intanto in molti casi si avrà coincidenza tra l’autorità che rilascia la Via e quella che autorizza l’opera: funzione, quest’ultima, in genere appannaggio del Tesoro, che ovviamente compie una valutazione anche economica. Il Mite vorrebbe intestarsi ora tutto il percorso e contemporaneamente assegnare alla Commissione Via un ordine di priorità per grandezza economica nell’esame dei progetti: di fatto, spiega una fonte ministeriale, ad essere esaminati saranno sempre i dossier proposti dai così detti “ricorrenti”, vale a dire Eni, Enel, Snam… Non è finita: in un piccolo comma si prevede pure che i progetti e relativi allegati tecnici spediti per la Via siano asseverati, così si dice, “mediante una dichiarazione giurata” di un tecnico terzo: parebbe, come si usa in casi analoghi, che la commissione in futuro non valuterà più caso per caso, ma attraverso controlli a campione, essendo il progetto “asseverato” da un tecnico indipendente. La firma sulla Via, infine, viene sottratta al ministro, responsabile politico, per passare al dg del ministero, che potrà dare per scontato il silenzio assenso del suo omologo del ministero della Cultura passati 30 giorni. Una sorta di “Via libera”…

Enorme anche la novità sul cosiddetto “end of waste”, il processo attraverso cui quelli che un tempo erano considerati rifiuti possono, stabiliti dei requisiti tecnici, essere invece riciclati in un’attività industriale. Qui c’è una completa vittoria della Lega: il ministero darà le sue linee guida sui materiali, ma le Regioni potranno ignorarle producendo un parere dell’Arpa regionale, cioè di un loro dipartimento. La recente inchiesta sui rifiuti conciari di Arezzo (utilizzati nell’edilizia) che coinvolge la ‘ndrangheta e imbarazza il governatore toscano Eugenio Giani non sarebbe mai nata: la Regione avrebbe potuto autorizzare il riciclaggio di quel tipo di rifiuti e tanti saluti. Per aggiungere la beffa al danno, in questa materia vengono abrogati i controlli a campione dell’Ispra: se questo è il modello, i ricercatori di un istituto del ministero sono forse troppo poco condizionabili.

Quanto agli impianti di energia rinnovabile si arriva al paradosso: si vorrebbe che l’autorizzazione ambientale inglobasse anche quella paesaggistica (avete presente le polemiche sulle pale eoliche?) e si prevede un silenzio assenso di 30 giorni per tutti i permessi, persino per i controlli sui rischi sanitari. Dulcis in fundo la ex Forestale, oggi nei carabinieri, dovrebbe passare dalle Politiche agricole al Mite: potrebbe essere un lavoro di tutto riposo.

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