Rifiuti: Zingaretti sta fermo e Roma paga 130 milioni
Leggi inapplicate, sentenze del Tar ignorate, obblighi comunitari non rispettati. La Regione Lazio non rispetta la normativa sui rifiuti e i cittadini romani pagano. Solo nel 2020, la Capitale ha speso 130 milioni di euro per portare l’immondizia negli impianti privati disseminati in tutto il centro Italia. Perché nel Lazio non ce ne sono più. Con le discariche laziali ormai colme e la programmazione al palo, il governatore Nicola Zingaretti il 1° aprile ha firmato un’ordinanza che costringe la sindaca Virginia Raggi ad andare a elemosinare spazio nelle discariche del Paese, pena il “commissariamento” da parte del governatore dei poteri sul tema della prima cittadina, finita pure a litigare con il suo omologo napoletano, Luigi de Magistris, nel tentativo di trovare un accordo per un centinaio di tonnellate al giorno all’ombra del Vesuvio.
Il provvedimento, però, è tecnicamente uno scaricabarile. E lo dimostrano i “buchi” puntualmente elencati all’interno di una missiva che Giuseppe Sacco, sindaco di Roccasecca (Frosinone) – sede della più grande discarica d’Europa, ormai colma – ha inviato al ministero della Transizione ecologica per chiedere di sostituirsi alla Regione Lazio sul tema. Due sentenze del Tar Lazio, la 2902 del 2016 e la 4524 del 2018, spiegano che “è obbligo della Regione provvedere all’individuazione della ‘rete integrata e adeguata’ di impianti, incluse le discariche”, citando il combinato disposto degli articoli 182-bis del decreto legislativo 152 del 2006 e la direttiva Ue 98 del 2008. Mentre la Regione, il 1° aprile, ha ordinato a Roma Capitale e alla Provincia di Latina di “trasmettere entro 30 giorni un piano impiantistico ai fini dell’autosufficienza”. Ma gli impianti non ci sono perché la Regione non ha mai provveduto. L’inadempimento dura dal 2013 – anno dell’approdo di Zingaretti alla Pisana – da quando il Consiglio regionale ha deciso di revocare il cosiddetto “fabbisogno impiantistico” dal piano rifiuti. Perché, se la giurisprudenza dice altro?
L’arresto di Valter Lozza, imprenditore accusato dalla Procura di Roma di aver messo “al suo completo servizio” il capo dell’area regionale rifiuti, la dirigente dem Flaminia Tosini, ha fatto deflagrare la crisi. La Mad srl di Lozza gestisce la discariche di Roccasecca. Le altre sono tutte piene. Tranne Colleferro (vicino Roma), che avrebbe un altro spazio da 300mila tonnellate – un anno di conferimenti – ma la Regione l’ha chiusa in concomitanza dell’arrivo del mega hub di Amazon. In attesa di capire se il ministero interverrà, Roma Capitale si muove come può. La capitolina Ama Spa, con una lettera firmata dal presidente Stefano Zaghis di cui Il Fatto è in possesso, ha avviato le trattative per l’acquisto dell’impianto tmb di Aprilia (Latina), di proprietà di Fabio Altissimi, rivale storico di Lozza. Scelta che solleverà più di qualche polemica. Resta lo spauracchio a Roma, del “toto-discarica”. A valle di Tivoli e del sito Unesco di Villa Adriana, c’è chi vorrebbe piazzarci le macerie del terremoto di Amatrice del 2016. La Regione ha già detto di no, il proprietario della cava ha fatto ricorso al Tar: deciderà il capo della Protezione civile Borrelli. L’attore e principe Urbano Barberini, da anni impegnato a tutela dell’area, ha promosso una serie di visite gratuite per sensibilizzare il pubblico.