Solo il proporzionale puro può salvare la democrazia di Tomaso Montanari Com’è possibile che una democrazia anteponga gli interessi di pochissimi a quello di (quasi) tutti? Domanda ingenua, ma necessaria: capace di guardare alla politica con quell’inesorabile sguardo infantile che costringe ad andare alla sostanza ultima delle cose, denunciando la nudità del re. Ebbene, perché in un’Italia in cui, dopo un anno di pandemia, aumentano contemporaneamente, ed esponenzialmente, sia le file davanti alle mense dei poveri sia gli ordini ai cantieri dei superyacht, non si riesce a varare una legge patrimoniale, una tassazione severa delle grandi proprietà immobiliari, una vera tassa di successione per i grandi ricchi? La risposta è brutale: perché, in verità, siamo un’oligarchia. Una realtà plasticamente rappresentata dal governo paternalista Draghi-Mattarella, ma vera ormai da tempo. La maggioranza degli italiani non è rappresentata dal sistema istituzionale: sono fantasmi politici non solo quelli che non votano più (avendo comprensibilmente perso ogni speranza di giustizia), ma anche quelli che votano, e vengono traditi da leggi di ispirazione maggioritaria che truccano i numeri del Parlamento in nome di una governabilità comunque mai davvero raggiunta, come ognuno vede. Il risultato finale di questa lunga stagione maggioritaria non è nemmeno il primato degli esecutivi sui Parlamenti (che è comunque un dato di fatto, dai Comuni alle Regioni allo Stato), ma quello dei blocchi di capitale e privilegio sull’interesse generale. Semplicemente, l’interesse collettivo non trova nessuno spazio politico: e se la patrimoniale è l’esempio principe, mille altri si potrebbero citare, dalla progressività fiscale tradita al sistema sanitario, e a quello dell’istruzione, demoliti. È da questa ineludibile constatazione che prende il via il famoso sentimento anti-politico, inteso come un senso di rigetto verso un sistema in cui la Lega e il Pd vogliono lo stesso sistema elettorale. Salvini da una parte, Prodi e Veltroni […]