“Acqua di monte, / acqua di fonte, / acqua piovana, / acqua sovrana, / acqua che odo, / acqua che lodo, / acqua che squilli, / acqua che brilli, / acqua che canti e piangi, / acqua che ridi e muggi. / Tu sei la vita / e sempre sempre fuggi.” Così concludeva Gabriele D’Annunzio la sua poesia “Acqua”, non potendo immaginare a cosa, nel tempo, sarebbe potuto andare incontro il prezioso elemento: la sua quotazione in borsa! Ebbene sì, l’orribile 2020 ci ha regalato anche questo. Culla di questa novità è la California dove il CME Group, società finanziaria statunitense, ha lanciato a fine anno il primo contratto future avendo come parametro di riferimento il Nasdaq Veles California Water Index. Cosicché l’acqua, per adesso solo in California, si ritrova ad avere un prezzo di mercato oscillante in base al rapporto domanda/offerta e a essere possibile oggetto d’investimenti e, ahimè, speculazioni. Nella nostra società dei consumi alcuni importanti beni materiali, come oro e petrolio, a maggior ragione se nel tempo scarseggiano, prima o poi finiscono in mano alla finanza. Curioso che i media, forse ingessati in modalità covid, non abbiano dato il giusto risalto a questa notizia. A commento dell’iniziativa il CME Group ha sottolineato il fatto che questa operazione dovrebbe migliorare la gestione del rischio legato alla disponibilità futura dell’acqua, poiché si stima che entro il 2025 i due terzi della popolazione mondiale dovrà affrontare la scarsità di questo bene fondamentale. Insomma l’agricoltore californiano avrebbe uno strumento in più di pianificazione dei propri costi d’irrigazione potendo ammortizzare le variazioni future del prezzo dell’acqua sul mercato. Sarà proprio così? La storia c’insegna che la finanza si muove in borsa quasi sempre in modo speculativo, spesso al limite della legalità se non al di fuori, e quasi mai con l’intento […]