Federica Brignone è la prima donna italiana ad aver vinto una Coppa del mondo assoluta di sci. Ma anche la prima a lanciare una campagna per la difesa dell’ambiente in cui si è immersa in mare con tuta, scarponi e sci, si è fatta quasi soffocare dalle buste di plastica in una piscina, ha raccolto rifiuti coi bambini e presto scenderà in campo per i ghiacciai che sta vedendo sparire. Quando è nata la sua coscienza ambientalista? “Si può dire che c’è sempre stata? Non esagero, ma quando hai due genitori che ti educano sin da bambina, che ti insegnano il rapporto con l’ambiente che ti circonda, tutto diventa più facile”. Sua madre Ninna Quario, campionessa di slalom anni Ottanta, suo padre Daniele, maestro e allenatore di sci. “La montagna e il mare. L’immagine che conservo è quella di papà, che è ligure, mentre raccoglie rifiuti sul fondo marino, mentre mamma fa la stessa cosa in spiaggia. Entrambi mi hanno sempre insegnato queste abitudini, che mettevamo in pratica ovunque, al mare, in montagna, in città”. Quando ha capito che la situazione stava degenerando? “In alcuni viaggi all’estero, ricordo il disgusto per alcune cose viste in Indonesia, nello Sri Lanka, in Marocco, ma purtroppo anche in qualche località del sud Italia”. Come ha pensato di reagire ai danni ambientali che stava scoprendo? “Volevo mandare un messaggio come atleta, avevo già vinto qualche gara, qualche medaglia, potevo sfruttare un po’ di notorietà nel mondo dello sport. Ne parlavo con la mia manager Giulia Mancini. L’occasione è stata l’incontro con Giuseppe La Spada, digital artist e fotografo attivo da tempo nel campo della difesa dell’ambiente. Ci voleva un’idea forte, di grande impatto emotivo”. Sta parlando di quell’immersione? “Sì, nel 2017 siamo andati alle Eolie per la prima fase del progetto ‘Traiettorie Liquide’. […]