A proposito della Giornata Mondiale dei Diritti dei Bambini 2020 e della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata nel 1989 e ratificata dall’Italia nel 1991, come appartenente ad una delle organizzazioni promotrici della Campagna Nazionale #ScuoleSmilitarizzate ritengo utile sottolineare alcuni aspetti. 1) Non c’è niente più della guerra che neghi alla radice tutti i diritti dell’infanzia contemplati dalla Convenzione e sintetizzati nell’immagine. In un paese in guerra, infatti, ai bambini è negato il diritto di vivere come tali, non è concesso loro di essere liberi né di essere rispettati nelle proprie esigenze. I primi a soffrire le conseguenze di un conflitto bellico per la salute, ovviamente, sono i soggetti più piccoli e fragili, cui sono negate anche le cure particolari delle quali avrebbero diritto. La famiglia, poi, è sempre vittima delle guerre, che finiscono con lo smembrare mutilare e disperdere i nuclei familiari, compromettendo pesantemente la vita affettiva e relazionale dei minori. Il diritto all’educazione è il primo ad essere compromesso, così come svaniscono durante un conflitto anche altre forme di protezione personale e sociale dei bambini/e. Abbandoni e maltrattamenti sono un altro esempio evidente di violazione dei diritti dell’infanzia. La discriminazione, infine, è spesso alla base di conflitti armati di origine pseudo-religiosa, etnica e tribale, le cui conseguenze – fra cui l’emigrazione forzata – sono causa di ulteriori discriminazioni, cui i minori vanno incontro talvolta nei paesi nei quali si trovano a vivere. 2) I diritti dell’infanzia confliggono palesemente con la logica, la pseudo-cultura e l’organizzazione militare. La visione autoritaria, violenta e rigidamente gerarchica della società tipica dei regimi in cui i militari sono protagonisti, infatti, ha sempre negato ai minori i diritti di libertà di espressione, di scelta personale, di coscienza e di formazione autonoma, puntando piuttosto ad irregimentarli, controllarli e piegarne le menti e […]