Non aprite la porta agli Ogm

 

Domani, 22 dicembre, la Commissione agricoltura della Camera dovrà dare il parere su 4 decreti proposti dalla ministro delle politiche agricole e forestali, Teresa Bellanova, che «con il pretesto dell’aggiornamento delle misure fitosanitarie, riorganizza il sistema sementiero nazionale, apre la strada alla diffusione degli Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) e dei cosiddetti “nuovi” Ogm (New Breeding Techniques – Nbt)».

Secondo una sentenza della Corte di giustizia europea nel 2018, le Nbt, ottenute con tecniche di ingegneria genetica del taglia e cuci, vanno considerate alla stregua degli altri Ogm in quanto ad oggi non risulta dimostrato che questi nuovi Ogm non presentino un rischio per l’agricoltura, l’ambiente e la biodiversità.

La decisione dell’Italia di aprire ai vecchi e nuovi Ogm arriverebbe mentre in Europa il Parlamento, con forte maggioranza e per la 50a volta dal 2015, si è opposto all’importazione di 5 nuovi Ogm (GM soybean MON 87751 × MON 87701 × MON 87708 × MON 89788: 472/194/30, GM maize MON 87427 × MON 89034 × MIR162 × MON 87411: 488/186/22, GM maize MIR604: 489/185/22, GM maize 88017: 489/185/22, GM maize 89034: 490/184/22).

A lanciare l’allarme è un ampio fronte di associazioni – Acu, Aiab, Ari, Fair Watch, Federbio, Firab, Greenpeace, Isde, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Slow Food, Wwf, Coordinamento Europeo Via Campesina – che denuncia: «Senza un confronto pubblico con le Organizzazioni contadine, né con le Associazioni dell’agricoltura biologica né ambientaliste, ma forse solo con le organizzazioni professionali agricole che sono anche proprietarie di imprese sementiere, il Mipaaf chiede alla Commissione parlamentare un parere positivo sui 4 decreti legislativi relativi al Servizio fitosanitario nazionale, alla riorganizzazione del settore delle sementi, dei materiali di moltiplicazione dei fruttiferi e delle ortive e della vite.

E’ noto a tutti che, relativamente alla riorganizzazione del sistema sementiero nazionale, non c’è nessuna necessità di adeguamento a norme europee poiché queste non sono state ancora modificate, come sostiene invece il nostro ministero dell’agricoltura».

Secondo le associazioni ambientaliste e le organizzazioni dell’agricoltura biologica e contadina, «i decreti non solo tentano di introdurre gli Ogm, “vecchi” e “nuovi”, nel nostro Paese, ma cancellano anche diritti fondamentali degli agricoltori come quelli dello scambio di sementi e della risemina  – diritti codificati dalla Legge 6 aprile 2004, n. 101 – “Ratifica ed esecuzione del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, con Appendici, adottato dalla trentunesima riunione della Conferenza della Fao a Roma il 3 novembre 2001”.

Una decisione che verrebbe presa nella ricorrenza del secondo anniversario dell’adozione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Contadini e delle altre persone che lavorano nelle Aree Rurali».

Le Associazioni evidenziano che, «mentre si dichiara che “l’obbiettivo è contrastare il rischio crescente di introduzione nel territorio dell’Unione europea di organismi nocivi, tali da minacciare seriamente i nostri sistemi produttivi agricoli con ripercussioni negative sulla qualità e i prezzi delle nostre derrate alimentari”, cosa giusta e condivisibile, di fatto si vuole aprire la strada a un pericolo ben più grande rappresentato dai nuovi Ogm, che certamente non sono lo strumento utile a difendere tipicità, tradizione e territorialità delle nostre produzioni, ma anzi servono a prolungare l’esistenza di quell’agricoltura a monocoltura intensiva insostenibile e sempre più dipendente dalla chimica che di fatto minaccia sempre di più la biodiversità, l’ambiente, la salute e la sopravvivenza della tradizione agricola italiana».

Per ambientalisti e agricoltori, «i “nuovi” Ogm sono ancora più insidiosi dei “vecchi”, in quanto con le nuove tecniche di ingegneria genetica si possono modificare di fatto la grande maggioranza di specie di interesse agrario quali le ortive come il pomodoro, i fruttiferi come il melo o la vite e quelle di interesse forestale. La presenza dei nuovi Ogm in pieno campo sarebbe devastante non solo per la biodiversità, ma anche economicamente».

Le associazioni chiedono ai deputati e al governo: «Quale sarà la sorte della crescente produzione biologica, che in Italia vale oltre 4,3 miliardi di euro o dei prodotti a marchio Dop, Igp, Stg, che valgono oltre 16 miliardi di euro, tutti rigorosamente “Ogm free”?»

Una domanda rivolta anche alle Regioni che, nonostante aderiscano alla rete europea delle Regioni Ogm-free, il 17 dicembre hanno espresso parere favorevole ai decreti in Conferenza Stato-Regioni.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 21 dicembre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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