Una lenta agonia quella del Ghiacciaio Fradusta, in Trentino Alto Adige, che ha portato a ridurne la superficie di oltre il 95% tra il 1888 e il 2014, mentre si prevede che la Marmolada, altrimenti nota come “regina delle Dolomiti”, possa scomparire nell’arco di 15 anni, o al massimo 30, a seconda dei modelli interpretativi. E mentre sulle Alpi Occidentali, nonostante una nuova funivia, sul Ghiacciaio di Indren la pratica dello sci estivo è un lontano ricordo, tra quelli lombardi, il Ghiacciaio du Scerscen ha perso 86 metri solo rispetto al 2017. Su quello dei Forni, invece, oltre all’aumento della copertura detritica, è stato riscontrato il fenomeno del black carbon, con tracce di microplastiche e di vari inquinanti che, come su tutti i ghiacciai del pianeta, è un altro lampante segnale della presenza dell’impatto delle attività dell’uomo anche nelle regioni di alta quota e più remote della terra. È quanto emerge dal report finale “Carovana dei ghiacciai” realizzato da Legambiente in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e presentato questa mattina, in vista della Giornata internazionale della montagna, che ricorre l’11 dicembre. 12 GHIACCIAI SOTTO OSSERVAZIONE – Nel dossier, oltre a raccogliere osservazioni d’insieme sui tre settori alpini (occidentale, centrale e orientale) grazie anche ai dati raccolti negli anni dal CGI, l’associazione fa il punto anche attraverso una serie di mappe, grafici e descrizione dettagliate, sullo stato di salute dei dodici ghiacciai alpini differenti per dimensioni, tipologia e reattività ai cambiamenti climatici monitorati dal 17 agosto al 4 settembre 2020 nel corso della prima edizione di Carovana dei ghiacciai. Sotto osservazione quello del Miage in Valle d’Aosta, cinque del Monte Rosa (Indren, Bors, Piode, Sesia-Vigne e Locce ) in Piemonte, i ghiacciai dei Forni e della Sforzellina in Lombardia, il Ghiacciaio della Marmolada tra Veneto e Trentino Alto Adige, quelli di Fradusta e Travignolo in Trentino e il Ghiacciaio del Montasio occidentale in Friuli […]