Bocciato. La Corte costituzionale annulla il piano della pianificazione paesaggistica del Lazio. La motivazione? Le Regioni, sentenzia la Consulta, non possono fare da sole ma devono coinvolgere il Mibact, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. E in particolare “nel procedimento di formazione del piano regionale, è necessario un confronto costante, paritario e leale tra Regione e Stato in funzione di un’intesa di carattere generale che assicuri una tutela unitaria del paesaggio“. Così ha stabilito la sentenza numero 240 depositata oggi, relatrice Daria De Pretis. Ed ora per il piano approvato dalla Pisana il 2 agosto del 2019 e per tutti gli atti che ne conseguono si ricomincia da zero. In particolare, come ricorda il testo della Consulta, il Consiglio regionale del Lazio, dopo aver raggiunto un’intesa con il Mibact sulla proposta di piano adottata dalla Giunta regionale con decisione dell’8 marzo 2016 n. 6, sottoposta al Consiglio regionale con proposta di delibera consiliare del 10 marzo 2016 n. 60, aveva unilateralmente approvato il piano paesaggistico regionale, senza il coinvolgimento del Ministero. Da qui l’impugnativa da parte del Governo. La condotta della Regione con l’approvazione del piano da parte della Regione senza un accordo con il Ministero, è stata ritenuta dalla Corte costituzionale in contrasto con il principio della leale collaborazione e del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Anche nel procedimento di pianificazione paesaggistica, ha osservato la Corte, deve essere raggiunta un’intesa di carattere generale, per assicurare l’unitarietà del valore della tutela paesaggistica al di là dei singoli beni per i quali è previsto l’obbligo di pianificazione congiunta. Soddisfatta Italia Nostra, che da sempre si era opposta alla formulazione del Piano. “Abbiamo contrastato dal suo concepimento il Ptpr del Lazio lacunoso, insoddisfacente e privo di quella concertazione reale e costruttiva che avrebbe […]