Federparchi: no a una agenzia centralizzata per i parchi nazionali

 

L’assemblea straordinaria di Federparchi che ha discusso la strategia e le linee di azione dell’associazione sul futuro delle aree protette italiane e il presidente Giampiero Sammuri  ha illustrato l’ipotesi avanzata dal ministero dell’ambiente di costituire un’agenzia centrale per i parchi.

Sammuri ha ricordato che, storicamente, Federparchi «è stata sempre stata  contraria a qualunque ipotesi centralistica di gestione delle aree protette,  le cui governance devono essere espressione dei territori e delle comunità oltre che delle competenze tecnico-scientifiche», ma si è riservato «un giudizio più  completo nel momento in cui la proposte sarebbe stata avanzata in forma più dettagliata dal Ministero competente».

Ma, dopo una ricca e ampia discussione, l’orientamento unanime dell’assemblea di Federparchi è stato quello di «respingere immediatamente qualunque ipotesi di interventi centralistici che  potrebbero determinare un  enorme salto indietro riportando le lancette dell’orologio addirittura a prima del varo della legge quadro 394».

Un orientamento unanime del quale, nella sua replica, Sammuri ha preso atto, impegnandosi a seguire l’iter della proposta ed a segnalare l’opinione di Federparchi.

Preoccupazione per la proposta del ministero dell’ambiente è stata espressa anche da Chiara Braga, responsabile ambiente della segreteria del Partito Democratico, e da Massimo Caleo, responsabile nazionale del dipartimento Parchi e Aree Protette del PD, che in una nota congiunta hanno detto che «desta vero stupore la notizia della proposta del ministero dell’Ambiente di inserire, nella Legge di bilancio, una sorta di Agenzia dei Parchi che centralizza le attività delle 24 aree protette nazionali, mortificandone partecipazione, progettualità e governance.

Un tentativo messo in campo già alcuni anni fa e prontamente stroncato per il suo carattere antifederalista che attacca il cuore della Legge 394, incentrata proprio sulla relazione con il territorio e la condivisione con le comunità amministrate.

I Parchi Italiani hanno saputo costruire in questi anni un rapporto solido e non scontato con le Autonomie Locali con le Regioni e con i Comuni c’è stata leale collaborazione Istituzionale, un protagonismo territoriale che ha portato il sistema dei Parchi e delle aree marine protette al raggiungimento di straordinari obiettivi di conservazione della natura e di sviluppo economico sostenibile.

A distanza di quasi trenta anni dal varo della Legge quadro bisogna avere la consapevolezza che l’affermazione dei valori legati alla tutela dell’ambiente non possono prescindere dal convinto e responsabile sostegno delle comunità locali».

Braga e Caleo concludono: «Partendo da queste considerazioni il Partito Democratico è fermamente contrario a questa proposta, tecnocratica e dirigistica, culturalmente diversa dal carattere federalista della 394/91.

Invitiamo quindi il Ministro Costa, di cui apprezziamo competenza e passione, a ritirarla e a proseguire con convinzione nel completamento delle governance dei Parchi e definire al più presto i confini di due aree protette come Portofino e il Matese, da tanto, troppo tempo, ferme al palo, così come gli ampliamenti di importanti aree protette, condivise dai territori, come il parco Nazionale della Val Grande e la riserva naturale di Torre Guaceto, solo per citarne alcuni.

La strada giusta da percorrere è questa, aumentare il territorio protetto italiano ed offrire a tanti cittadini la possibilità di poter godere, proprio in questo momento drammatico, delle sue straordinarie eccellenze».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 19 ottobre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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