In Kamchatka, regione situata nell’estremo oriente russo, è in corso dall’inizio di ottobre un disastro ambientale di natura ignota, che ha portato alla morte di massa numerosi organismi marini.
Le cause di questa marea tossica non sono ancora chiare, sebbene le prime ipotesi avanzate avessero messo nel mirino una discarica di pesticidi abbandonata in prossimità del golfo di Avatchinski.
Per chiarire il quadro della situazione Greenpeace Russia ha prelevato campioni di acqua di mare e di fiume, così come di organismi marini morti (molluschi e crostacei), e li ha inviati all’istituto di analisi dell’Università di tecnologia chimica “D. Mendeleev”.
Secondo le analisi, i campioni raccolti contengono frazioni di composti petroliferi, acidi grassi, eteri, sostanze a base di cloro e altri composti.
Nei campioni di acqua sono stati trovati disolfuro di allile, una sostanza usata in biopesticidi, terpeni, derivati degli acidi grassi e polietilene glicole.
Inoltre, è stata rilevata la presenza di un certo numero di metalli, tra cui: mercurio, boro, vanadio, selenio alla concentrazione massima consentita.
Allo stesso tempo, nei campioni non sono stati identificati cianuri o pesticidi organo clorurati; le analisi continueranno per verificare anche la presenza di propellenti (eptile) e altre sostanze.
«Al momento – spiegano dall’associazione ambientalista – nessuno dei composti rinvenuti nei campioni analizzati dalle autorità russe o da Greenpeace Russia potrebbe portare a conseguenze così devastanti come quelle registrate in Kamchatka».
Nel frattempo, con l’aiuto di un drone subacqueo Greenpeace Russia sta effettuando dei rilevamenti sui fondali marini interessati da questo disastro per capire quali siano le dimensioni del fenomeno.
Il 13 ottobre gli attivisti hanno iniziato ad esaminare i fondali in prossimità delle spiagge su cui sono stati trovati organismi bentonici come stelle marine, ricci di mare, anemoni, crostacei e alcune specie di molluschi: «Greenpeace Russia – concludono gli ambientalisti – chiede un’indagine indipendente e trasparente sulle cause e sulla portata di questo evento catastrofico per la vita marina. Tutti i dati registrati da Greenpeace sono stati inviati al ministero delle Risorse naturali e ad altre autorità ufficiali russe».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 15 ottobre 2010 sul sito online “greenreport.it”)