Le tragedie annunciate del maltempo. Legambiente: «Nuovo modello di sviluppo che affronti i cambiamenti climatici»

 

Mentre le vittime dell’ondata di maltempo che ha colpito il nord Italia salgono a 6 e si cercano ancora i dispersi, il bilancio dei danni è drammatico e, come ricorda la deputata di Liberi e uguali Rossella Muroni,  «siamo un Paese fragile in cui la crisi climatica aggrava il rischio idrogeologico.

Lo hanno drammaticamente dimostrato, ancora una volta, i nubifragi che hanno investito il Nord Italia e in particolare la Valle d’Aosta il Piemonte e la Liguria, comunità a cui esprimo solidarietà e vicinanza.

Una politica lungimirante deve dare priorità al taglio dei gas serra, alla messa in sicurezza, alla mitigazione del rischio, all’adattamento al climate change, ai piani di resilienza per le città e alla corretta gestione di tutti i nostri territori.

Mettendo su questa grande opera che serve al Paese risorse adeguate.

Poi basta consumo di suolo e mai più condoni.

Il sistema Paese deve puntare su un Green Deal che metta davvero al centro l’ambiente e la salute dei cittadini, mai come ora  l’Europa è pronta a sostenerci, non sprechiamo questa occasione.

L’unica difesa italiana contro crisi climatica e dissesto idrogeologico è usare bene il Recovery Plan».

Il rieletto presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti ha chiesto lo stato di calamità naturale e ha aggiunto: «Mi auguro, ho sentito diversi Ministri in queste ore, che già nel Consiglio dei ministri di questa sera alle 21 venga ovviamente approvato».

Ma Legambiente Liguria ricorda che «ancora una volta la nostra regione paga duramente le conseguenze dell’emergenza climatica.

I fenomeni meteorologici vanno intensificandosi e i rilevamenti delle centraline istituzionali parlano chiaro: raffiche di vento sempre più forti ad ogni allerta meteo, piogge sempre più intense, forza del mare che si intensifica sempre più, su una costa già in erosione. 

Nessuna novità quindi e nessuno può affermare di non sapere e di non essere a conoscenza della gravità della situazione. 

Le conseguenze sono infrastrutture stradali e ponti che crollano, frane e smottamenti, cittadini isolati, assenza di corrente e di gas, in questa allerta che ha colpito soprattutto il ponente e il levante della nostra Regione».

Il Cigno Verde ligure sottolinea che «abbiamo, a tutti gli effetti, un problema di sicurezza ambientale che da tempo avrebbe dovuto essere affrontato.

Il report sui mutamenti climatici in Italia, prodotto dal Centro euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), presentato alcuni giorni fa, fa emergere scenari e condizioni che in Liguria sono già evidenti nella loro drammaticità. 

E’ ancora possibile intervenire ma la classe politica non sembra orientata a seguire i suggerimenti imperativi ed urgenti che dovrebbero essere messi in atto, a partire dalla decisa decarbonizzazione della nostra economia, del nostro modello di sviluppo».

Secondo Santo Grammatico, presidente Legambiente Liguria, «i decisori politici attendono l’emergenza con i conseguenti drammi idrogeologici e infrastrutturali, per avere fondi a disposizione e finanziare progetti che non dialogano tra loro, con il territorio, in modo organico e pianificato.

Ogni volta una emorragia di denaro pubblico con interventi che non fanno arretrare i mutamenti climatici ma rappresentano “tapulli” mascherati da azioni che dovrebbero mitigare o consentire l’adattamento dei territori alle emergenze.

Ringraziamo le forze dell’ordine, i Vigili del Fuoco e i volontari per il prezioso lavoro che anche in questa occasione continuano a rendere alla collettività; inviamo le nostre condoglianze alla famiglia di Rinaldo Challancin, il caposquadra volontario dei Vigili del Fuoco che ha perso la vita la notte scorsa in Val d’Aosta nell’adempimento del suo lavoro, sperando che gli undici dispersi vengano presto ritrovati sani e salvi».

A tutti risponde il sottosegretario all’ambiente Roberto Morassut: «Gli effetti del maltempo hanno ancora una volta colpito una delle regioni più esposte al rischio idrogeologico: la Liguria.

Attualmente le risorse a disposizione delle Regioni per la difesa del suolo ed il contrasto al rischio idrologico sono notevoli ed ulteriori risorse sono state previste dal Governo nell’ambito dei Fondi di Sviluppo e Coesione e nel Piano per la ricostruzione.

Occorre spendere bene e per tempo i fondi disponibili e questo compito spetta alle Regioni, d’intesa con i Comuni, in coerenza con i Piani predisposti dalle Autorità Distrettuali e con il coordinamento del Ministero dell’Ambiente, che sta operando per sveltire le procedure ed offrire agli enti territoriali l’opportunità di avvalersi del supporto tecnico delle società pubbliche di livello nazionale, specializzate nella redazione di bandi, aggiudicazione e progettazione delle opere e di Istituti di ricerca come Ispra».

Secondo Morassut, «per migliorare sempre di più l’efficacia e la puntualità degli interventi, occorre potenziare al massimo gli uffici tecnici regionali con l’innesto di figure scientifiche specifiche, in primo luogo geologi e ingegneri idraulici.

Questo impegno riguarda direttamente le istituzioni regionali che l’ordinamento individua come titolari degli interventi e alle quali assegna poteri commissariali».

Un tasto sul quale batte anche la presidente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera Alessia Rotta: «E’ evidente che la drammatica emergenza che il maltempo pone di nuovo di fronte a noi ci impone una seria riflessione sia sull’ oggi, sia sul futuro.

Nello specifico, è positivo che il governo abbia immediatamente deciso di muoversi per sostenere le aree e le regioni colpite dal maltempo.

Così come è significativo che il Parlamento abbia già deciso che delibererà le necessarie risorse per il risarcimento dei danni nei luoghi colpiti dal maltempo che non sono ricompresi nel monte spesa per la fase emergenziale.

Quello che però ci serve adesso è un decisivo cambio di passo per uscire definitivamente dalla logica emergenziale.

Il nodo vero è mettere in grado gli enti pubblici, locali, regionali e nazionali. di poter presentare in maniera celere e certa progetti esecutivi e cantierabili.

Troppo spesso notiamo, anche dai rilievi della Corte dei Conti, una preoccupante discrepanza fra le risorse disponibili e le risorse effettivamente spese e spendibili.

Dobbiamo quindi costruire un sistema virtuoso in cui gli investimenti pubblici messi a disposizione siano effettivamente utilizzabili e non rimangano solo sulla carta.

Questa scelta politica fa fatta ora, senza ritardi o incertezze, perché ci troveremo ad affrontare una situazione eccezionale anche grazie alle ingenti risorse che arriveranno dall’Unione Europea con il Recovery Fund.

Progetti seri, piani certi, chiarezza nelle responsabilità e assoluta concretezza – conclude Rotta – sono le misure di cui abbiamo assoluto bisogno qui e ora, perché abbiamo di fronte a noi una grande occasione per attivare finalmente interventi strutturali volti non solo a mettere in sicurezza il nostro Paese, ma anche a disegnare un nuovo modello di sviluppo basato sul rispetto dell’ambiente».

Il sottosegretario Morassut conclude: «Non c’è spazio, su questa materia, per astratti proclami.

Le risorse che sono disponibili vanno spese ed utilizzate con la piena responsabilità di tutti senza distinzione di colore politico.

Una frana, un’alluvione, una valanga non riconosce partiti o colori politici ma si contrasta e si mitiga con il lavoro fatto di azioni operative.

Attualmente il livello medio di capacità di spesa delle regioni, relativamente ai fondi annualmente assegnati dal Ministero, si aggira sul 60 per cento.

Occorre migliorare, pur consapevoli del fatto che le opere per la difesa del suolo ed il contrasto al rischio idraulico hanno la più alta complessità attuativa di tutto il vasto universo delle opere pubbliche.

Questo è uno dei banchi di prova del regionalismo italiano e della modernizzazione della pubblica amministrazione italiana».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 5 ottobre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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