Vasto è un appuntamento ormai familiare.
Ogni anno ci ritroviamo nella piazza Barbacani, con Germana Benedetti.
Lei dirige la Nuova Libreria.
Voglio dire così, che dirige la libreria e chiamarla “maestra dei libri” nel modo di una direttrice d’orchestra, perché i libri sono strumenti di voci che risuonano nell’intimità dei propri lettori.
I libri sanno di musica.
Ogni libro è l’interpretazione di una voce interiore che soltanto chi li legge e ne ha cura può far risuonare.
Un insieme di voci del silenzio che è si ascolta come quel suono di fondo dell’universo, che fisici raccolgono con dedizione.
Era lo stesso suono che Cicerone racconta in quel “Sogno di Scipione”.
Diceva che si sentiva dal movimento degli astri.
E lo ricordava per dire del governo armonioso che doveva ispirare la “Res Publica”.
Lo stesso che Platone diceva nel Timeo del governo armonioso dell’universo al quale la città doveva ispirarsi.
E noi che stiamo attraversando questi giorni l’epidemia della peste che colpisce il respiro, dovremmo ancora di più trarne ispirazione.
La sera del 12 di agosto parleremo de “la memoria dell’amore”, ma come strumento che risuona.
Non come archivio di dati.
La memoria si può scordare senza dimenticare, anzi talora si scorda di ciò che rammenta.
Un pianoforte si dice scordato non perché dimentica le sue note.
Stanno tutte là, sono i tasti, come una chitarra si scorda, ma le note sono là sugli spazi fra le sue corde, mancano però a quel “la” dell’accordatura.
Non risuonano.
Così la memoria nostra si scorda quando nelle stragi di agosto, di Bologna e Beirut di ogni volta.
Agosto è un mese strano.
La memoria si scorda spesso d’agosto quando fra il calore estivo si danno appuntamento le stragi della malvagità.
Bisogna avere una memoria robusta per dimenticare senza smettere di ricordare e vivere la memoria come strumento di risonanza della vita.
A scuola imparavamo le poesie a memoria.
Non era per le poesie.
Era per la memoria.
L’abbiamo capito dopo.
La scuola si capisce sempre dopo.
Era per la memoria, perché avesse un suono.
A Beirut, a Bologna e ovunque, l’elenco è tale, chi compie quelle stragi non ha imparato un solo verso di una poesia capace di far risuonare la memoria come l’ascolto del silenzio nelle voci del mondo che cerca di farsi custodia della vita.
“La memoria dell’amore” è allora del sentire.
È la memoria della voce, del corpo proprio, è la memoria dell’istante, dell’attimo, quello che sfugge come la bellezza che non si riesce a trattenere.
L’amore è fragile, come l’attimo è fragile, posto fra un momento e un altro.
La memoria dell’amore è dell’eterno ritorno dell’ineguale.
È la memoria della vita.
Dimenticare non è scordare, come ricordare non è rammentare.
La vita si scorda, quando si perde il “la” del presente vivente schiacciato fra passato e futuro.
Il presente è fragile.
La memoria che ne risuona è fragile, la cura è fragile.
Ci diciamo ogni volta, quando viviamo una catastrofe, una violenza inaudita, una strage disumana, la guerra e la peste, come questa che colpisce il respiro, ce lo diciamo ogni volta che niente sarà come prima, per poi ricontare i numeri e rifare i calcoli, scordando la memoria della vita e tutto ritorno come era prima.
Così in questo libro, pubblicato da Chiare Lettere, ho provato a ragionare su quel detto popolare del “primo amore” che “non si scorda mai”.
Ho voluto metterlo accanto al detto del poeta che diceva che “chi non dimentica il primo amore non conoscerà mai l’ultimo”.
Ho scritto allora di questo “prima” che non c’è mai stato ed è l’attimo eterno di quando chi ama dice di non aver mai amato prima, e non perché non rammenta gli amori passati, ma perché risuona della memoria del non vissuto e che è prima, ma un prima che vicino, presente e impercettibile, si può però sentire.
È la memoria del desiderio o, piuttosto, il desiderio è quella forma di memoria che risuona del ricordo del non vissuto e che è presente in ogni attimo che aspetta di essere sentito come proprio della vita.
E non di quella propria, perché senza proprietà, perché è della vita di cui la propria partecipa per un attimo che a viverlo amando è eterno.
Ringrazio la “maestra dei libri”, Germana Benedetti.
Lei sa della memoria dell’amore, la sua libreria è una postazione etica.
Il 12 agosto saremo perciò a Vasto in quella piazza come in un concerto della memoria perché non si scordi.
(Post della pagina facebook del Prof. Giuseppe Ferraro)