Dopo Palermo, bomba d’acqua su Milano. In Italia siamo già a +31% rispetto all’anno scorso

 

La crisi climatica in corso è tornata a manifestarsi con violenza a Milano, dove all’allerta arancione per temporali diramata ieri dalla Protezione civile è seguita una bomba d’acqua che ha allagato la città e non solo: «Oltre a piogge molto intense – riporta l’Ansa – si sono verificate questa mattina anche forti grandinate nella zona di Milano, in particolare nei Comuni della cintura a Nord della città.

A Bresso la grandine era talmente grossa da aver causato danni alle auto parcheggiate e a tutto ciò che si trovava all’esterno inclusi armadietti e pattumiere in plastica sui balconi».

Anche il Seveso è tornato a esondare, dopo l’ultimo episodio registrato appena tre mesi fa.

Si tratta dell’ennesimo fenomeno meteo estremo, di quelli che ormai falcidiano costantemente il Paese da nord a sud. 

Appena una settimana fa, a Palermo in due ore è caduta la pioggia attesa in un anno.

Allora il leader leghista Matteo Salvini, sulla scia del suo ormai noto negazionismo climatico, ebbe a commentare: «A furia di pensare solo agli immigrati, il sindaco Orlando dimentica i cittadini di Palermo. Basta un temporale e la città finisce sott’acqua».

Eppure lo stesso è (ri)accaduto nella Lombardia a guida leghista.

Se a seconda del colore politico di appartenenza politica si guarda diversamente alla crisi climatica, la crisi climatica non fa discriminazioni.

«Dall’inizio dell’anno ad oggi – documenta al proposito lungo Coldiretti, elaborando i dati dell’European severe weather database (Eswd) – lungo la Penisola si sono verificati 71 nubifragi con precipitazioni violente e bombe d’acqua, con un aumento del 31% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a conferma dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con il moltiplicarsi degli eventi estremi.

Un fenomeno aggravato dal consumo di suolo con l’abbandono delle campagne e la cementificazione che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire il 28% delle campagne».

Nel corso del 2020 si sono infatti cementificati altri 57 kmq di territorio nazionale, al ritmo di 2 mq al secondo; eppure l’annosa legge contro il consumo di suolo ancora non è stata approvata – sono attese norme nel merito all’interno del Collegato ambientale in fase di elaborazione a livello governativo –, mentre il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è chiuso in un cassetto sotto forma di bozza dal 2017.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 24 luglio 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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