Può sembrare una questione di poco conto, una bega locale che poco interessa i cittadini italiani. Eppure quello che si è consumato due giorni fa a Roma nell’aula del Comune racconta moltissimo della crisi del Movimento 5Stelle. Una crisi di identità politica, perduta negli anni e che oggi risulta opaca e contraddittoria. Non a caso il provvedimento di cui parlo in questo post è stato votato anche dalla Lega e da Forza Italia. Qual è dunque la misura? Il punto di partenza era quello – in teoria nobile – di aiutare i ristoratori messi in ginocchio dalla crisi. Ristoratori che comunque – ovviamente non tutti, ma molti – hanno in questi anni guadagnato tantissimo molto spesso nel disprezzo delle regole; a partire, appunto, dall’occupazione indiscriminata di suolo pubblico per finire con l’utilizzo dei cassonetti dei residenti per rovesciare avanzi e resti a piacere, spesso di notte, mandando immigrati e lavoratori tenuti magari in nero. Si era partiti con l’idea dell’assessore allo Sviluppo economico, Carlo Cafarotti, di aumentare lo spazio per i tavolini, ma con delle regole, quindi, anche, per un tempo limitato, per evitare appunto una deregulation che avrebbe portato Roma a una situazione di totale anarchia da cui sarebbe stato ben difficile tornare indietro. E invece. Invece l’aula ha votato la proposta del presidente della commissione commercio Andrea Coia, personaggio che politicamente coi Cinque Stelle non dovrebbe entrarci per nulla e che invece a Roma domina su temi cruciali come appunto la ristorazione, nell’assoluto silenzio e impotenza della sindaca. Grazie alla delibera i ristoratori, e non solo, potranno aumentare i tavolini del 50% in aree storiche e del 70% fuori dal centro. I tavolini potranno essere messi a 25, sì 25 metri di distanza dal locale se il locale non ha posto fuori e potranno occupare anche le strisce blu riservate alle macchine. Il tutto fino al […]