La montagna di nuovo al centro dell’interesse di molti. Una montagna percepita come luogo pulito (aria, acqua), dove esistono relazioni umane, di prossimità. Mai come in questo momento, in cui il pericolo sanitario e l’isolamento sociale ci hanno toccato così da vicino, questi aspetti, spesso dimenticati o relegati alle «fughe» dei fine settimana, sono diventati importanti nel quotidiano, tanto da entrare a far parte dei «bisogni» e dei sogni a cui tendere, tanto che molte richieste che stanno giungendo alle aziende di soggiorno dei paesi di montagna non sono più solo per il fine settimana ma sono per «case da affittare tutto l’anno», nelle Alpi come negli Appennini. DI CONTRO, PROPRIO IN QUESTO PERIODO è emerso anche quanto la montagna sia stata, negli anni, abbandonata dalla politica, dalle politiche, sia regionali che nazionali, le quali hanno quasi sempre ragionato, più che per territori da presidiare, per tutti, in base al parametro dato dal numero di persone presenti: poche, quindi servizi da tagliare o, nella migliore delle ipotesi, da ridurre. Col Covid-19 la carenza di medici e di servizi sanitari nei territori montani (ospedali chiusi o fortemente ridimensionati) è apparsa in tutta la sua drammaticità. IN QUESTO QUADRO NON VA CERTO dimenticato ciò che ha portato, oggi come in passato, alla diffusione di pandemie molto pericolose per il genere umano e cioè l’alterazione degli habitat naturali, la deforestazione selvaggia, il commercio di animali selvatici vivi e morti, gli interventi fatti sulla natura per fare spazio agli allevamenti intensivi… Le montagne, in questo quadro, da luoghi dimenticati, bistrattati, possono e devono, nell’interesse di tutti, ritornare al centro delle scelte della politica non per essere una appendice delle città ma per essere quello che sono: luoghi ricchi di specie e valenze, anche culturali e simboliche, preziosissime. Prima tra tutte il fatto che la montagna […]