Un cerbiatto si è spinto fino in riva al mare e gioca stupito fra le onde salate. Una cicogna è stata vista volare nel cielo di Milano. Mamme anatre con disciplinati figlioletti attraversano le strade delle città italiane, mentre un rinoceronte attraversa la via in Nepal. Tartarughe (che erano) in via di estinzione nidificano in gran numero sulle spiagge del Golfo del Bengala, disertate dai bracconieri. Squadre di leprotti saltano nei giardini urbani in Sicilia come in Lombardia. I delfini fanno capolino nei porti di Trieste e Cagliari. E poi merli dovunque. In questa quarantena di massa, «gli animali selvatici provano a riprendersi spazi che gli umani avevano sottratto», osserva Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu-Birdlife Italia. Siamo entrati in una primavera silenziosa, ma diversa da quella denunciata da Rachel Carson nel suo libro del 1962, pietra miliare della coscienza ecologica. Adesso non sono i suoni della natura a mancare… Il dramma sanitario e sociale in atto ha un rovescio della medaglia sotto il profilo naturalistico: gli uccelli – i piccoli migratori che vengono dall’Africa, ma anche le cince, i passeri, i merli – sono meno disturbati, osano di più in spazi di cui solitamente sono privati. E possono riprodursi con meno disturbo. Sono tante le specie migratrici in arrivo in primavera: le rondini, l’upupa, il torcicollo, il verzellino, il cuculo, il balestruccio, il codirosso comune, i rondoni. Il silenzio delle strade ha fatto risuonare il canto degli uccelli come forse non lo abbiamo mai sentito. E’ una situazione singolare e tecnicamente straordinaria. Il punto vero è far sì che ora che le cose torneranno normali, l’assedio alla natura non riprenda. I vostri centri di recupero della fauna selvatica come affrontano questo periodo? Sono aperti nove centri su dieci, dal Piemonte alla Sicilia. Abbiamo assunto le più attente misure […]