“L’epidemia da coronavirus non si sarebbe mai diffusa se 17 anni fa, dopo la Sars, i cinesi avessero chiuso i mercati di animali selvatici vivi.
Le soluzioni migliori sono quelle sociali“.
Così tuona il noto biologo Jared Diamond, membro dell’Accademia delle Scienze Usa e vincitore del Premio Pulitzer con “Armi acciaio e malattie” in un colloquio a distanza con Isabella Pratesi, direttore di Conservazione del Wwf.
Una voce forte, anche se pacata, a sostegno della campagna internazionale che il World Wide Fund for Nature ha lanciato una petizione per chiedere di vietare i wet market, da sempre luoghi che hanno favorito il commercio illegale di specie animali a rischio e oggi sotto accusa per la diffusione della pandemia con i primi focolai a Wuhan, in Cina.
La pandemia e i nostri errori
“Il primo errore” – sostiene Diamond – “è stato quello di non bloccare subito gli incontri tra le persone.
Trump ha pensato all’inizio che l’epidemia non fosse così grave, e noi americani non abbiamo da subito attuato un distanziamento fisico.
Il secondo errore è continuare a mettere in atto comportamenti che favoriscono la diffusione delle malattie trasmesse dagli animali selvatici all’uomo.
Sono stati i mercati aperti in Cina a spianare la strada al virus Covid 19.
Questi poi sono stati chiusi, ma resta ancora aperta la strada di trasmissione rappresentata dal commercio di animali per la medicina tradizionale. e questo traffico rimarrà aperto continuerà la diffusione di malattie dagli animali all’uomo“.
Nei suoi libri Diamond, geografo e ornitologo che parla tredici lingue, ci racconta come le malattie possano generare le crisi delle società umane: “Due esempi famosi sono la peste, che in Europa medioevale ha ucciso dal 30 al 40% della popolazione, ma anche l’arrivo degli spagnoli in Messico: gli Aztechi e gli Inca furono sterminati grazie alla diffusione di malattie come il vaiolo e il morbillo portati dai conquistadores spagnoli.
Anche negli Stati Uniti vaiolo e morbillo hanno ucciso il 90% dei pellerossa.
Per fortuna non sarà questo il caso di Covid 19, che ha un’incidenza di mortalità molto bassa“.
E conclude: “Sarebbe importante uscire da questa tragedia con una coscienza più consapevole del nostro rapporto con il Pianeta, noi esseri umani, gli animali e le piante siamo tutti sulla stessa barca, la barca del Pianeta.
Se la barca non sarà sostenibile per le piante e gli animali, non sarà sostenibile per noi umani.
O noi tutti sopravviviamo insieme o noi tutti cadiamo nell’abisso insieme.
Sta a noi la scelta“.
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(Articolo pubblicato con questo titolo il 20 aprile 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)