Secondo una recente relazione della Corte dei Conti Europea, l’azione della UE ha portato a progressi limitati nella riduzione dei rischi derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari.
E questo è confermato dai dati anche per l’Italia.
Uno dei due indicatori di rischio armonizzati per la valutazione delle azioni per l’uso sostenibile dei fitofarmaci previsti dalla Direttiva 2019/782 (HRI-1), basato sul pericolo che stima i rischi potenziali connessi all’utilizzo dei pesticidi, si ottiene moltiplicando la quantità di sostanze attive immesse sul mercato ogni anno per un fattore di ponderazione che è diversificato secondo le tipologie di appartenenza delle sostanze attive previste dal Regolamento (CE) 1107/2009.
Hanno un fattore di ponderazione “64” quelle sostanze attive che non sono approvate a livello europeo e sono immesse sul mercato nel nostro paese in deroga.
Hanno un fattore “16” le sostanze attive “candidate alla sostituzione”, una ottantina di sostanze attive di cui circa la metà hanno un peso commerciale in Italia.
Hanno un fattore di ponderazione “1” le sostanze attive a “basso rischio” approvate ai sensi dell’articolo 22 del Regolamento (CE) 1107/2009, che si contano sulle dita di due mani.
Hanno infine un fattore di ponderazione pari ad “8” tutte le altre sostanze attive non appartenenti alle precedenti categorie.
Appartengono a questa ultima categoria oltre il 70% delle sostanze attive utilizzate in Italia.
L’indicatore HRI-1 servirà anche per la definizione delle risorse finanziare che verranno assegnate agli stati membri nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC).
Occorre quindi valutare scrupolosamente gli effetti diretti e indiretti di questa valutazione che non rappresenta un mero esercizio didattico sulla azione di riduzione dell’impatto legato all’utilizzo dei fitofarmaci, ma da essa dipenderanno i fondi a disposizione dell’Italia e degli altri paesi UE.
La prima applicazione di HRI-1 comprende il periodo 2011-2017 e il risultato complessivo a livello globale UE mostra una riduzione del 20% del rischio per la salute umana e l’ambiente dei pesticidi nell’Unione Europea.
L’Italia presenta una riduzione del rischio più contenuta pari al 4%, mentre altri paesi raggiungono valori di riduzione a due cifre (Danimarca ≈50%, Romania 49%, Svezia 36 %, Spagna 32% e altri). Altri paesi evidenziano un aumento di HRI-1 (Estonia 55%, Cipro ≈35%, Finlandia ≈30 %, Austria 16 %).
Come detto in precedenza, il periodo valutato parte dal 2011 fino al 2017 considerando 100 la media degli anni 2011-2013.
Sulla quantità e la qualità delle vendite di fitofarmaci 2018 e 2019 nulla si può fare ma in relazione al 2020 è possibile orientare le scelte strategiche in relazione alla lotta fitosanitaria.
La Tabella seguente evidenzia come, nonostante una diminuzione complessiva dei quantitativi di vendite in Italia, aumenta il dato relativo alle sostanze con peso 64, determinando solo una leggera diminuzione dell’indicatore HRI-1.
Una simulazione matematica ci permette di calcolare che una diminuzione di 5 punti del valore di HRI-1, può essere raggiunta con la riduzione delle vendite delle sostanze di peso 64 pari a circa 0,7 milioni di kg, valore che rappresenta circa l’11% del quantitativo delle vendite anno 2017 delle sostanze di peso 64.
Se, ad esempio, vogliamo ottenere l’obiettivo fissato dalla media dell’Unione Europea (HRI-1 = 80%), occorrerebbe triplicare la riduzione fino a circa 2 milioni di kg delle sostanze di peso 64.
Se invece vogliamo ottenere lo stesso risultato puntando alla riduzione delle sostanze candidate alla sostituzione (peso 16), dovremmo tenere presente che i quantitativi sopra indicati, vanno moltiplicati per quattro.
Le regioni contribuiscono in maniera diversificata al valore complessivo italiano ed il contributo positivo e negativo rispetto alla riduzione di HRI-1, deve tener presente la percentuale delle vendite regionali.
I contributi regionali all’indicatore di rischio armonizzato HRI-1 nazionale, viene mostrato nella seguente figura, con la comparazione delle percentuali di vendite regionali rispetto al totale nazionale.
Le scelte strategiche di lotta fitosanitaria devono considerare che per raggiungere una significativa riduzione dell’indicatore, e contribuire alla riduzione dei rischi per l’ambiente e la salute connessi all’utilizzo dei pesticidi è indispensabile diminuire sensibilmente l’utilizzo delle sostanze revocate o non approvate utilizzate in deroga e quelle candidate alla sostituzione.
Un elemento che limita molto la verifica dei risultati e la programmazione delle politiche di riduzione dei rischi, lo rileva anche la Corte dei Conti Europea nel documento citato, è quello della disponibilità dei dati statistici sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari.
ISTAT rende disponibili annualmente (con sfasamento di 18 mesi) i quantitativi di vendita dei prodotti fitosanitari solamente in forma aggregata e non separati per sostanza attiva.
Questa forma di restituzione dei dati è quasi del tutto inutile per gli obiettivi della Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi, perché non è possibile verificare quali utilizzi influenzino l’indicatore e di conseguenza non è possibile una programmazione sulla riduzione dei rischi vietando o disincentivando l’uso di certe sostanze a favore di prodotti sostitutivi a minore impatto.
In conclusione si riafferma l’importanza di conoscere i dati di vendita delle singole sostanze attive in modo trasparente e senza ritardi.
(Articolo di Michele Lorenzin e Alessandro Franchi , pubblicato con questo titolo il 28 febbraio 2020 sul sito online “greenreport.it”)