Stoccaggio delle scorie nucleari, dubbi sulla sicurezza dei contenitori

 

LONDRA – Il rischio per ora è teorico, ma non per questo meno inquietante.

Gli attuali metodi di stoccaggio delle scorie nucleari sono meno stabili di quanto si pensi e potrebbero rilasciare materiale radioattivo dannoso.

Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature Materials dagli scienziati dell’Università dell’Ohio, che hanno condotto una ricerca sullo smaltimento dei rifiuti nucleari, scoprendo che il vetro e i materiali ceramici utilizzati attualmente per isolare le scorie radioattive, potrebbero interagire con l’acciaio inossidabile utilizzato per fabbricare i contenitori, accelerando la corrosione e inasprendo la contaminazione nucleare dell’ambiente, inquinando potenzialmente fonti idriche e compromettendo la salute delle forme di vita nelle zone limitrofe. 

Nello scenario reale, i rifiuti di vetro o di ceramica sarebbero a stretto contatto con i contenitori di acciaio inossidabile, e in alcune condizioni specifiche l’acciaio potrebbe corrodersi in fretta, creando un ambiente super aggressivo capace di contaminare i materiali circostanti“, spiega Xiaolei Guo, autore dello studio e vicedirettore del Center for Performance and Design of Nuclear Waste Forms and Containers dell’Ohio.

I rifiuti radioattivi possono rimanere pericolosi per l’uomo e l’ambiente per centinaia di migliaia di anni.

E’ per questo che esistono piani per immagazzinare tali rifiuti a circa un chilometro di profondità, in quelli che vengono chiamati ‘giacimenti geologici profondi’, lo scopo è quello di prevenire la possibilità di esposizione alle radiazioni“, prosegue il ricercatore.

Il team di ricerca, guidato da Gerald Frankel della Ohio State University, ha studiato il tasso di corrosione dell’acciaio in simulazioni di laboratorio volte a ricreare l’ambiente del deposito.

Il nostro studio ha dimostrato che il tasso di rilascio potrebbe essere aumentato a causa delle interazioni corrosive tra i diversi materiali utilizzati per isolare questi rifiuti“, spiega Guo.

La corrosione accelerata potrebbe essere attribuita ai cambiamenti chimici che si verificano all’interno di uno spazio limitato nel tempo.

Il nostro studio dovrebbe essere preso in considerazione nella valutazione dello smaltimento di rifiuti nucleari.

E’ necessario selezionare barriere compatibili per ottimizzare ulteriormente le prestazioni del sistema di deposito geologico“, concludono i ricercatori.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 28 gennaio 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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