Il mondo salvato dalle donne: sono loro le più ecologiste

 

ROMA – Gli uomini parlano, discutono, progettano di cambiare il mondo o di salvarlo.

Le donne forse ne parlano meno ma lo fanno, quotidianamente, praticamente con piccoli e grandi gesti che difendono l’ambiente e il futuro.

Eppure continuano a sentirsi insicure, si dicono poco adatte o poco interessate alla politica e alla finanza come se i loro intenti, pensieri e gesti non fossero un’azione per il bene comune e non avessero un impatto economico. 

A dirlo, con statistiche che fotografano l’attegggiamento degli italiani rispetto all’ambiente e altro ancora, è una ricerca del Conference board global consumer confidence della Nielsen.

L’ecologia come pratica quotidiana

Dall’indagine fatta sul Nielsen Consumer Panel emerge infatti che le donne hanno comportamenti ecologici, preferiscono i mezzi pubblici alla macchina (il 30% rispetto al 22% degli uomini), usano prodotti senza sostanze chimiche (il 37% contro il 27% degli uomini), portano le borse della spesa da casa per non sprecare plastica (il 69% delle donne e il 54% degli uomini), sono disposte a pagare qualcosa in più per avere prodotti che rispettino l’ambiente e che siano eticamente prodotti (il 14% delle donne contro il 12% degli uomini).

Non solo.

Le donne usano tempo e pazienza per fare la raccolta differenziata o comunque prestano attenzione allo smaltimento dei rifiuti (il 78% rispetto al 72% degli uomini), gettano le batterie esaurite negli appositi contenitori (il 68% contro il 64% degli uomini), leggono (libri, riviste e giornali) su supporti elettronici (ad esempio il Kindle) per ridurre il proprio consumo di carta (il 20% vs il 17% degli uomini).

La finanza è ancora al maschile

Insomma: a scorrere le cifre le ragazze e le donne italiane hanno molto più dei maschi i comportamenti virtuosi in materia di ambiente.

Eppure solo il 12% delle donne, contro il 27% degli uomini, si dichiara interessato alla politica e per la finanza c’è una certa diffidenza: 4% di interesse contro il 14 degli uomini.

Dati che stridono con la situazione media europea, nella quale sono le donne a sentire le maggiori pressioni finanziarie” (il 52% dichiara infatti di avere appena i soldi per coprire i bisogni primari, contro il 42% degli uomini, dicono i ricercatori).

Il sospetto è che le donne si interessino meno a temi “alti” per una insicurezza latente, dovuta al fatto che politica ed economia, ancora nel 2019, sono temi declinati perlopiù al maschile.

Invece le donne dichiarano di interessarsi di salute (il 41% contro il 24% degli uomini) e di lettura di libri (29% contro 17%).

Certo è che, a fronte del 26% di uomini che si definiscono di sé, solo il 19% delle donne dice lo stesso.

Il 16% però crede che il proprio aspetto dica agli altri qualcosa sulla propria persona, contro il 10% degli uomini.

Inoltre, ben il 44% delle donne si lascia influenzare da amici e conoscenti nelle decisioni d’acquisto, contro il 38% degli uomini.

Arrivando allo shopping, anche se è solo il 12% delle donne italiane a interessarsi di tecnologia contro il 42% degli uomini, dal 2018 al 2019 diminuiscono le donne che non si fidano di fare acquisti online (dal 65% a 61%), mentre aumentano molto gli uomini (dal 56% al 65%). Al contempo, le donne sono anche più social.

L’Italia e il gender gap in cucina

Infine una nota positiva: in Italia, ben il 57% degli uomini dedica almeno parte del proprio tempo alla preparazione dei pasti, contro il 38% della media europea.

In fatto di prodezze ai fornelli, quindi, l’italianità batte le questioni di genere. (Le donne che dichiarano di occuparsene sono invece l’89%, dato allineato alla media europea di 90%).

E parlando di gap di genere, Pat Dodd,  chief commercial officer di Nielsen global connect, che ha curato la ricerca, commenta: “Quando si tratta di gender gap, la domanda è: come raggiungere una reale equità?

La nostra risposta non è né un confronto, né una richiesta di quote rosa. Il nostro lavoro è plasmare mercati  in cui tutti siano ascoltati e considerati, non a dispetto del genere, ma nemmeno a causa di esso“.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 2’0 gennaio 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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