L’oceano sta assorbendo gran parte dell’inquinamento da carbonio che viene rilasciato dalla combustione di gas, petrolio e carbone. Quel carbonio extra sta rendendo il nostro oceano più acido. Lo studio “Attributing ocean acidification to major carbon producers”, pubblicato su Environmental Research Letters da un team di ricrrcatori di Union of Concerned Scientists (UCS), università della Virginia – Charlottesville, Woods Hole Oceanographic Institution, Ocean Conservancy, Climate Accountability Institute, esamina l’impatto delle emissioni di CO2 prodotte dai principali produttori di carbonio – le multinazionali petrolifere e del cemento – e ha scoperto che, «tra il 1880 e il 2015, oltre la metà dell’aumento dell’acidità degli oceani è legata alle emissioni di soli 88 produttori di carburanti fossili e produttori di cemento, guidati da Chevron, ExxonMobil, BP, Royal Dutch Shell e ConocoPhillips». Lo studio, che esamina anche il periodo 1965-2015, si basa su precedenti lavori dell’UCS che collegano le emissioni delle multinazionali e delle grandi imprese statali petrolifere all’aumento della temperatura media globale e all’innalzamento del livello del mare delle compagnie petrolifere «dimostrano che l’industria dei combustibili fossili era a conoscenza dei rischi dei loro prodotti legati al clima già dalla metà degli anni ’60». Insomma, solo poche multinazionali sono responsabili consapevolmente di oltre la metà dell’acidificazione degli oceani sin dai tempi pre-industriali e Rachel Licker dell’UCS, conferma: «Sappiamo da molto tempo che la combustione di combustibili fossili è il principale motore dell’acidificazione degli oceani. Ma finora, non eravamo stati in grado di capire quanto un’impresa possa o come contribuire al problema. Gli scienziati possono ora quantificare quanto acido è diventato l’oceano per colpa dei prodotti di ogni impresa dei combustibili fossili». Oltre un quinto dell’acidificazione degli oceani è stato causato da sole 20 multinazionali e grandi imprese statali del petrolio, a cominciare da BP, Exxon, Chevron, Shell o Saudi Aramco. Lo studio ha anche permesso di […]