Un accordo «molto importante, cruciale», per il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. Un accordo che «non cambia il calendario del Green Deal», secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. È l’apporto della Ue, terzo emettitore mondiale di Co2, alle conclusioni della Cop25 a Madrid. Nella notte tra giovedì e venerdì, il Consiglio europeo, dopo nove ore di negoziati tra i 27 (Boris Johnson era rappresentato da Charles Michel), ha approvato il Patto Verde presentato la vigilia dalla Commissione e «l’obiettivo comune di neutralità carbone nel 2050». Con una riserva: la Polonia, che alla fine ha accettato di non mettere il veto, ottiene un allungamento dei tempi. «Uno stato, a questo stadio, non ha potuto impegnarsi sulla realizzazione di questo obiettivo», dice il comunicato finale. Ora le tappe previste sono: a marzo, ci sarà la Legge clima sulla neutralità carbone nel 2050, che non avrà difficoltà a passare (il voto è a maggioranza qualificata, 55% degli stati che rappresentino almeno il 65% della popolazione), a giugno ci saranno gli emendamenti per le tappe intermediarie, cioè la riduzione – tra il 50 e il 55% – delle emissioni di Co2 entro il 2030 (rispetto al 1990). Già da gennaio si sapranno dei dettagli del Meccanismo per la Giusta transizione e sui 100 miliardi destinati a facilitare il passaggio. L’approvazione del Green Deal è un passo avanti notevole che propone la Ue come modello, tanto più se si ricorda che dopo un primo gruppo che nel marzo scorso si era impegnato per la neutralità climatica nel 2050 (Francia in testa), la Germania si era unita solo a giugno (sull’onda del buon risultato dei Grünen alle elezioni europee). Angela Merkel si è detta ieri «abbastanza soddisfatta» del risultato, «non c’è stata divisione degli europei, c’era solo uno Stato che aveva […]