Fino al 2019, l’Unione europea ha destinato 703 milioni di euro di fondi d’emergenza alla Grecia e 122 milioni di euro all’Italia provenienti dal Fondo asilo, migrazione e integrazione (fondi di assistenza di emergenza dell’AMIF), oltre ai 328 milioni destinati alla Grecia e ai 394 milioni di euro destinati all’Italia nell’ambito dei programmi nazionali dell’AMIF per il 2014‑2020. La Corte dei conti europea, che oggi ha presentato la relazione speciale “Asilo, ricollocazione e rimpatrio dei migranti: è ora di intensificare gli sforzi per ovviare alle disparità tra obiettivi e risultati”, ricorda che «i regimi temporanei obbligatori di ricollocazione sono stati introdotti nel settembre 2015 con due decisioni del Consiglio europeo e sono stati applicabili tra il 24 marzo 2015 e il 26 settembre 2017. I migranti ricollocati durante questo periodo di ammissibilità hanno rappresentato il 4 % circa di tutti i richiedenti asilo in Italia e il 22 % circa di quelli in Grecia. Il Regno Unito e la Danimarca hanno esercitato il proprio diritto di non partecipazione e l’Ungheria e la Polonia non hanno ricollocato alcun migrante. Finora non è stato raggiunto alcun consenso su un sistema permanente di ricollocazione. La percentuale di rimpatrio di cittadini di paesi terzi ai quali era stato intimato di lasciare l’Ue è stata di circa il 40 % nel 2018 e di circa il 20 % in Grecia ed in Italia. I tassi di rimpatrio verso Paesi al di fuori dell’Europa sono stati persino più bassi». Negli ultimi anni l’Unione europea ha registrato livelli di migrazione senza precedenti, che hanno raggiunto il picco nel 2015, portando a un aumento delle domande di asilo, in particolare in Grecia e in Italia. Per fronteggiare la crisi, l’Ue ha creato hotspot, ha introdotto regimi temporanei di ricollocazione ed ha aumentato i relativi finanziamenti. La Corte dei conti europea […]