Summit dell’Onu sul clima: iniziative importanti ma non sufficienti. Cercasi leadership climatica Ue

 

L’UN Climate Action Summit si è concluso con l’impegno di 66 Paesi a rafforzare l’ambizione dei loro piani climatici entro il 2020, mentre un’altra settantina di Paesi hanno detto che lavoreranno per raggiungere  la carbon neutrality a lungo termine. 

Inoltre, governi, imprese, investitori, banche e organizzazioni della società civile hanno preso decine di nuovi impegni per incrementare l’azione climatica.

Ma Andrew Steer, presidente e CEO del World resources institute non è soddisfatto per quanto successo a New York: «Mentre i Paesi dovevano venire al vertice per annunciare che avrebbero migliorato le loro ambizioni climatiche, la maggior parte delle principali economie non è stata all’altezza. 

La loro mancanza di ambizione è in netto contrasto con la crescente domanda di azione in tutto il mondo. 

Molti investitori e imprese stanno intensificando i loro sforzi, il che dovrebbe aumentare lo slancio.

8 Paesi hanno impegnato un totale di 1,5 miliardi  di dollari per il finanziamento del Green Climate Fund, portando il totale raccolto finora è di 7,4 miliardi di dollari. 

Allo stesso modo, le nazioni più piccole, in particolare i Paesi più vulnerabili, stanno andando avanti. 

Ma sull’azione per il clima abbiamo bisogno di una leadership nazionale molto più forte e ne abbiamo bisogno ora. 

Il summit deve essere un trampolino di lancio per l’azione, non la fine della strada».

Secondo Steer «il summit  ha prodotto stimolanti segni di progresso, in particolare con l’emergere di partnership e coalizioni dinamiche. 

In molti casi, il settore privato e gli attori subnazionali si stanno muovendo più velocemente dei governi nazionali. 

Ad esempio, 87 aziende hanno sottoscritto obiettivi ambiziosi 1,5° C in tutte le loro attività e catene del valore. 

Più di 100 città si sono impegnate ad arrivare alle emissioni net-zero entro il 2050. 

La Gates Foundation, la Banca mondiale e diversi governi hanno annunciato 790 milioni di dollari per migliorare la resilienza di oltre 300 milioni di piccoli agricoltori. 

Più di 130 banche, con 47 trilioni di dollari di assets, hanno sottoscritto i new climate principles

15 governi e 10 companies si sono impegnati ad accelerare l’efficienza energetica del 3% all’anno e altri hanno aderito a una nuova iniziativa a sostegno degli edifici zero-carbon. 

Altri impegni vanno dall’espansione delle soluzioni basate sulla natura, alla protezione dell’oceano, agli investitori che incorporavano i rischi climatici nei loro portafogli».

Ma per Steer dall’UN Climate Action Summit non sono arrivate le risposte radicali delle quali il mondo ha davvero bisogno: «La scorsa settimana abbiamo assistito alle più grandi manifestazioni climatiche della storia, con i giovani all’avanguardia. 

Questa è la generazione che dovrà affrontare il peso maggiore del cambiamento climatico. 

Tutti i leader devono intensificare le loro ambizioni. 

Possiamo ancora anticipare la crisi climatica, ma abbiamo bisogno che i leader mondiali agiscano ora».

La pensa più o meno così anche il Wwf: «Anche se i Paesi che si sono guadagnati un posto sul palco del vertice hanno dato contributi positivi, nei prossimi mesi si dovrà fare molto di più per garantire che venga abbassata la curva delle emissioni climatiche e per salvaguardare il miliardo di persone sempre più a rischio e le specie e gli ecosistemi più colpiti dagli impatti climatici».

Manuel Pulgar-Vidal, leader globale clima ed energia del Wwf ha aggiunto: «Il segretario generale Guterres è stato coraggioso nel mantenere alto il livello del vertice.

E alcuni importanti annunci di trasformazione sono stati fatti sulla decarbonizzazione a lungo termine, sulla trasformazione nei settori finanziario, alimentare e del raffreddamento.

Ma è deludente che i Paesi che più di tutti sono responsabili delle emissioni non abbiano fatto di più».

Secondo Marco Lambertini, direttore generale del Wwf International,  «saremo in grado di affrontare le nostre crisi interconnesse di clima e natura solo attraverso un’azione concertata di governi, imprese e società civile.

Questa riunione dei Capi di stato presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite per sostenere pubblicamente la necessità di una Dichiarazione di emergenza per la natura e le persone è un progresso estremamente importante.

L’ambizione che la leadership politica del globo sta mostrando oggi invia un segnale a Paesi e mercati che una trasformazione radicale, che pone la sostenibilità al centro delle nostre società ed economie, è il bisogno dell’ora.

Il 2020 rappresenta un’opportunità imperdibile di porre la natura al centro dei principali trattati internazionali e garantire un futuro sostenibile per le persone e la natura.

La lotta alla perdita di natura è inoltre essenziale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Ci aspettiamo che questi paesi promuovano questi sforzi e pongono il loro peso politico dietro la necessità per le Nazioni Unite di fare una Dichiarazione di emergenza per la natura e le persone all’Assemblea Generale del prossimo anno.

Questa Assemblea Generale delle Nazioni Unite arriva in un momento cruciale per il nostro pianeta.

La scienza è chiara: se vogliamo salvaguardare il nostro futuro, il “business as usual” non è più un’opzione.

Il nostro pianeta vivente è in rosso e la minaccia di danni irreversibili non è mai stata così vicina o così severa.

Ora abbiamo un’opportunità unica per intraprendere azioni decisive e urgenti per ripristinare la natura, fermare il disastroso degrado climatico e promuovere il benessere umano.

Nel 2020, il mondo deve vedere l’impegno politico unito dei leader mondiali per affrontare l’emergenza planetaria e garantire risultati ambiziosi per il clima, la natura e le persone».

Jake Schmidt, direttore esecutivo dell’International program del Natural Resources Defense Council, non è per niente soddisfatto: «Nonostante l’aumento dei danni climatici e le temperature globali, i leader mondiali non sono riusciti a dimostrare di comprendere appieno la crisi e di levarsi in piedi con i giovani di tutto il mondo che chiedono un’azione climatica più forte proprio ora. 

Le loro parole devono essere seguite da azioni. 

Questo terribile momento richiede un’ambizione molto più grande nella lotta per evitare una vera e propria catastrofe climatica».

Per quanto riguarda il ruolo svolto dall’Unione europea all’UN Climate Action, il climate policy adviser  di Greenpeace EU, Sebastian Mang  ha fatto notare che «il mondo sta cercando la leadership climatica dell’Europa, ma l’Ue punta i piedi. 

Milioni di persone sono scese in strada, gli scienziati hanno lanciato avvertimenti sempre più terribili e gli impatti di un clima in evoluzione si sono intensificati. 

Nonostante questa crescente emergenza, gli impegni a livello di Ue per ridurre le emissioni a net-zero devono ancora concretizzarsi, mentre è stata rinviata la decisione molto più urgente di accelerare gli obiettivi a breve termine in linea con la scienza. 

Ma la situazione sta iniziando a cambiare: un numero crescente di governi e politici dell’Ue stanno rispondendo agli inviti all’azione. 

Chi non coglie l’occasione per un’Europa giusta e climate-friendly dovrebbe aspettarsi di essere denunciato nelle strade, nei tribunali e nelle urne».

A giugno i leader europei non sono riusciti ad approvare l’obiettivo dell’Ue di arrivare ad emissioni di gas serra net-zero entro il 2050 per l’opposizione di Polonia, Ungheria, Repubblica ceca ed Estonia e tutto è stato rinviato a un vertice Ue che si terrà a dicembre.

Eppure Guterres, il Parlamento europeo, la neo-presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e diversi governi dell’Ue – tra cui Germania, Francia, Spagna, Olanda, Portogallo, Slovenia, Svezia, Finlandia e Danimarca – dicono che l’Ue dovrebbe aumentare significativamente il suo obiettivo climatico  2030.

Attualmente l’Ue afferma che taglierà i gas serra del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Greenpeace chiede all’Ue «di ridurre le emissioni di gas serra del 65% entro il 2030 e di raggiungere emissioni net-zero entro il 2040, in linea con i pareri scientifici per prevenire una crisi climatica in piena regola. 

Un obiettivo net-zero richiederebbe l’eliminazione quasi completa delle emissioni di gas serra, con le eventuali emissioni rimanenti compensate da misure come piantare alberi».

Per quel che riguarda l’Italia, il Wwf, «pur considerando positivo l’impegno a procedere sulla strada dell’azzeramento del carbonio entro la metà del secolo e attuare una vera transizione ecologica», ritiene urgente «intraprendere questo percorso con più decisione e concretezza».

Il Panda italiano manda a dire al governo Conte bis che «oggi si stanno aprendo opportunità di futura prosperità economica in un’economia radicalmente diversa.

Per coglierle bisogna attrezzarsi, con competenze e capacità di programmazione.

A partire dal Piano Energia Clima, che deve tener conto dei probabili nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni a livello europeo.

Molto oltre il Piano, il Governo dovrebbe accettare questa sfida con nuova energia, in tutti i sensi, mettendo su anche una task force per la transizione che si confronti anche con tutti gli stakeholders non per accettarne i veti e i minimi comuni denominatori, ma per trovare le soluzioni e il massimo accordo per cambiare e dare al Paese un futuro».

La prossima tappa sarà la COP25 Unfccc che si terrà a dicembre nella capitale cilena Santiago del Cile, a dicembre, dove si svolgeranno i negoziati per assicurare gli obiettivi concreti di riduzione delle emissioni in linea con la sfida di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 25 settembre 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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