“Addio al ghiacciaio Pizol”, il funerale degli ambientalisti

 

UNA cerimonia funebre a 2600 metri e più.

E’ l’addio al ghiacciaio Pizol, nel cantone di San Gallo (sul confine tra l’Austria e il Lichtenstein), vittima del cambiamento climatico.

Di questo passo, secondo gli esperti, la riserva di ghiaccio svizzera sparirà del tutto entro il 2030.

Nell’ultima decade ha già perso l’80-90% della sua superficie, ridotta ora a poco più di cinque campi di calcio o una ventina di piste di ghiaccio.

Vogliamo attirare l’attenzione sui cambiamenti climatici e sulle conseguenze che possono avere, anche in Svizzera“, spiega Stefan Salzmann, tra gli organizzatori dell’evento di commemorazione, “e abbiamo scelto un simbolo, il ghiacciaio del Pizol, dove i mutamenti del clima sono visibili qui come in tanti altri luoghi“.

Ho scalato il ghiacciaio una quantità infinita di volte” – racconta Matthias Huss, glaciologo dell’ETH (il Politecnico federale di Zurigo) che ha partecipato al “funerale” – “è come perdere un amico“.

In tanti, circa 200 persone vestite a lutto, hanno camminato fino ai lembi ormai ristretti del ghiacciaio per recitare un’ultima preghiera in memoria delle acque scomparse.

Il Pizol “ha perso così tanto ghiaccio che, da un punto di vista scientifico, non è più un ghiacciaio“, ha spiegato a France 24 Alessandra Digiacomi, attivista dell’Associazione svizzera per la tutela del clima, che ha organizzato la marcia e la ‘veglia’ in concomitanza del forum sul Clima all’Onu.

Il raduno organizzato in Svizzera, sulle Alpi Glaronesi, ricorda la commemorazione islandese per il ghiacciaio Okjokull, dove ad agosto è stata posta una targa per ricordare i danni del riscaldamento globale.

Come in quel caso la preghiera è rivolta soprattutto a noi stessi, invitati a riconsiderare l’impatto sull’ambiente in un momento così delicato per la conservazione.

Non possiamo più salvare il ghiacciaio Pizol“, commenta Huss.

Ma se le persone agissero ora, molti degli effetti negativi dei cambiamenti climatici potrebbero essere limitati.

Stiamo facendo tutto il possibile perché tra cent’anni i nostri figli e nipoti possano ancora vedere i ghiacciai in Svizzera“.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 22 settembre 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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