Lo studio “High pollutant exposure level of the largest European community of bottlenose dolphins in the English Channel” pubblicato su Scientific Reports da un team del Groupe d’Etude des Cétacés du Cotentin (GECC) e della Faculté des Sciences – Université de Liège ha rilevato alcuni dei più alti livelli mai registrati di inquinanti organici persistenti e mercurio nei corpi dei delfini tursiopi (Tursiops truncatus) che vivono nel golfo normanno-bretone (Canale della Manica) al largo della costa francese.
I ricercatori belgi e francesi sottolineano che «i livelli di concentrazione rilevati sono allarmanti e potrebbero avere delle ripercussioni importanti sull’ultima più grande comunità di grandi delfini d’Europa».
Mentre in Italia si sta guardando con preoccupazione ai tursiopi trovati spiaggiati nel Tirreno, lungo le coste europee vivono numerose comunità di delfini, ma resta solo una grande comunità di tursiopi (che i francesi chiamano grands dauphins), che vive nel golfo normanno-bretone, in Normandia, e che conta 400 individui minacciai dalle attività antropiche e in particolare da quelle industriali.
Una delle autrici dello studio, Krishna Das dell’Unité de recherches FOCUS dell’Université de Liège, spiega: «Abbiamo analizzato numerosi campioni prelevati da 82 dei delfini che vivono nel Golfo e abbiamo constatato dei livelli molto elevati di concentrazioni di inquinanti organici persistenti (POP) e di mercurio».
Nel grasso dei tursiopi sono stati trovati anche altri prodotti chimici industriali, come le diossine e i pesticidi, che insieme a PCB e mercurio formano «un cocktail di inquinanti».
Il problema è anche che le sostanze chimiche vengono trasferite dalle mamme ai cuccioli: «I nostri risultati hanno indicato un importante trasferimento di PCB dalle femmine ai loro piccoli, il che potrebbe destare preoccupazione per la popolazione», dice preoccupata la Das.
Per quanto riguarda i POP, i ricercatori francesi e belgi hanno rilevato soprattutto dei bifenili policlorurati (PCB), inquinanti altamente tossici prodotti dalle attività industriali che in Europa sono proibiti da diversi decenni.
I PCB venivano utilizzati, tra le altre cose, per produrre dielettrici e fluidi di raffreddamento nei dispositivi elettrici e nei fluidi trasportatori di calore, però, malgrado il loro divieto, i PCB persistono ancora nell’ambiente marino.
I ricercatori fanno notare che «i livelli di mercurio rilevati nei campioni erano simili ai livelli rilevati nel Mar Mediterraneo e nelle Everglades (Florida, USA), due siti tristemente noti per il loro livello elevato di contaminazione da mercurio».
Risultati che sembrano molto simili a quelli emersi dalle analisi realizzate ad agosto dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) che ha riscontrato, oltre alla principale causa di morte dovuta al morbillivirus, livelli notevolmente elevati di PCB e DDT nei tursiopi.
La Das ricorda che «gli inquinanti organici persistenti, in particolare i PCB contenenti cloro, sono stati vietati nella maggior parte dei Paesi sviluppati tra gli anni ’70 e ’90.
Però, vengono sempre ritrovati in numerose specie di organismi marini, anche quelle che vivono negli abissi oceanici.
Sono molto persistenti, si degradano male e si accumulano efficacemente nelle reti trofiche marine, arrivando fino ai delfini.
Questi inquinanti potrebbero persistere per diversi decenni e alcuni scienziati avvisano che potrebbero anche persistere per secoli».
Un’orca trovata morta in Scozia nel 2016 conteneva tra i più alti livelli di PCB mai registrati e Rob Deaville, dell’UK Cetacean strandings investigation programme della Zoological Society of London, ha detto a BBC News che «il nuovo studio si basa su dati provenienti da indagini sugli spiaggiamenti. In quanto predatori all’apice, i delfini tursiopi hanno un rischio maggiore di esposizione ad alcune delle sostanze chimiche menzionate in questo studio e, poiché molte popolazioni costiere europee di delfini tursiopi hanno dimensioni relativamente ridotte, possono quindi essere sottoposte a una maggiore minaccia per la loro conservazione».
PCB e mercurio hanno effetti devastanti sul sistema immunitario e sulle capacità riproduttive dei cetacei e per cercare di limitare questo rischio il team di ricercatori chiede che il golfo normanno-bretone diventi una Zona speciale di conservazione (Zsc) «al fine di proteggere una delle ultime grandi popolazioni di tursiopi costieri in Europa».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 16 settembre 2019 sul sito online “greenreport.it”)