HONOLULU. La nave cargo Kwai dell’Istituto Ocean Voyages è arrivata oggi a Honolulu cantando vittoria.
Missione compiuta.
L’obiettivo primario degli ambientalisti californiani era la raccolta delle cosìddette ghost net, reti fantasma, che ogni anno, per colpa dei loro materiali a base di nylon e polipropilene, uccidono, secondo una stima delle Nazioni Unite, 380mila mammiferi marini.
E ogni anno se ne versano in mare almeno 600mila tonnellate.
L’obiettivo è stato raggiunto e superato: in 25 giorni la Ocean Voyages ha liberato l’Oceano pacifico di 40 tonnellate tra reti fantasma e oggetti di qualsiasi tipo fatti con la plastica.
“La tecnologia satellitare ha svolto un ruolo chiave nel nostro lavoro – ha spiegato Mary Crowley, fondatrice e direttrice esecutiva dell’Istituto – Ci ha dato la possibilità di usare una soluzione innovativa per la ricerca in aree come questa ad alto inquinamento da plastica.
Le reti e gli altri detriti sono i segni di un inquinamento da plastica in aumento, che minaccia vita marina, ambienti costieri, navigazione, pesca, fauna selvatica e la nostra salute“.
“Liberare l’oceano dalle mostruose reti fantasma è molto importante. Anche se spesso sono quelle piccole che uccidono balene e delfini strozzandoli“, ha detto Crowley alla Cnn.
Circa 1,5 tonnellate della plastica raccolta sono state assegnate al programma di arte dell’Università delle Hawaii e a degli artisti dell’arcipelago che trasformeranno la plastica in sculture e altre opere.
Quello che rimane sarà processato dalle industrie Schnitzer e inviato all’impianto H-Power delle Hawaii per essere trasformato in energia.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 1 luglio 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)