È ARRIVATA l’estate e con essa una nuova ondata di caldo estremo. Si prevedono massime fino a 40 gradi, e non solo al sud. Il caldo rovente rende difficile stare in coda alle poste, spostare scatoloni in un capannone industriale, o semplicemente stare seduti in ufficio. E prepariamoci, perché in un pianeta febbricitante per il clima che si sta scaldando il disagio crescerà. Con il disagio, che si traduce in un impatto sulla salute, aumenterà anche la richiesta di energia per rinfrescare i nostri spazi, dagli ambienti di lavoro ai servizi pubblici. Secondo un nuovo studio presentato sulla rivista Nature Communications, nel caso di un riscaldamento importante del clima nei prossimi trent’anni la domanda di energia legata al clima aumenterà del 25-58% a seconda della regione del pianeta. Se invece ci assestassimo su un riscaldamento moderato, ovvero se attuassimo le politiche proposte per ridurre le emissioni come richiesto negli accordi di Parigi (2015), l’aumento della domanda di energia sarà più contenuto, intorno all’11-27%. Si tratta di un aumento che si somma a quello già previsto per la crescita della popolazione e della economia. Secondo la ricerca, la prima a valutare la domanda energetica in funzione del cambiamento climatico a livello globale, il fabbisogno energetico aumenterà soprattutto nelle regioni tropicali e in quelle meridionali degli Stati Uniti, dell’Europa, e della Cina. I maggiori cambiamenti sono dovuti all’elettricità necessaria per il condizionamento dell’aria, soprattutto nell’industria e nei servizi pubblici. Colpa delle temperature che salgono e dei giorni di caldo che aumentano. “L’aumento dei giorni di caldo è concentrato alle medie latitudini e ai tropici, dove tra l’altro si concentra buna parte della popolazione mondiale“, spiega Enrica De Cian co-autrice dello studio e professoressa di Economia Ambientale presso la Università Ca Foscari Venezia e il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). Alle medie latitudini le […]