Una giuria di Oakland, in California, ha deciso che Bayer dovrà sborsare 2,05 miliardi di dollari a favore di una coppia di agricoltori, Alva e Alberta Pilliod, che avrebbero contratto il cancro a seguito dell’uso trentennale del controverso erbicida Roundup prodotto dalla Monsanto, a sua volta acquisita da Bayer lo scorso giugno per 63 miliardi di dollari.
Si tratta della terza sconfitta consecutiva in un tribunale Usa per il colosso tedesco: «Dopo la terza sentenza – dice la portavoce della Coalizione stop glifosato, Maria Grazia Mammuccini – servono provvedimenti immediati per eliminare il glifosato da tutti i disciplinari finanziati con i Piani di sviluppo rurale.
Stiamo assistendo ad un assurdo paradosso: mentre negli Stati Uniti i tribunali impongono a Monsanto di pagare i danni, da noi li si finanzia».
Dove non arrivano le norme, al momento ci pensa il mercato.
In Italia, ricorda Mammuccini, le cose stanno già cambiando: protagonisti del sistema economico nazionale come Barilla e Coop hanno già iniziato a bandire il glifosato dalla loro linea di produzione.
«Se hanno iniziato a farlo imprese come Coop e Barilla perché non dovrebbero farlo le istituzioni pubbliche?
Occorre riaprire subito la discussione a livello europeo per rivedere le decisioni assunte due anni fa e bloccare l’uso di questa sostanza pericolosa prima che trascorrano i 5 anni di proroga all’uso del diserbante».
Nel mentre anche la società civile continua a farsi sentire: una Marcia Stop Pesticidi è in programma il 19 maggio a Treviso (Cison-Follina), Verona, Trento, Bolzano (Caldaro), Udine (Codroipo), promossa da un coordinamento di associazioni per dare uno stop al forte impiego di pesticidi in campi destinati alla coltivazione intensiva di vigneti e che si estende dalle aree rurali fino ai centri abitati.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 14 maggio 2019 sul sito online “greenreport.it”)