Ogni anno le emissioni marittime causano 50mila morti premature in Europa, costando 60 miliardi di euro solo in spese sanitarie. Dopo il governo francese, anche il quello spagnolo ha annunciato il suo supporto al progetto di adozione di un’Area a controllo delle emissioni nel Mediterraneo (ECA). E mentre l’Italia resta a guardare, è stato pubblicato un nuovo studio condotto dallo IIasa (International Institute for Applied System Analysis) per conto della Commissione Europea per valutare costi e benefici dell’adozione di nuove aree di controllo delle emissioni per gli ossidi di zolfo e di azoto. Il risultato? Fino a 15mila vite salvate ogni anno tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo entro il 2050, una riduzione delle concentrazioni di biossido di zolfo e ossidi di azoto da trasporto marittimo rispettivamente dell’80 e del 20% nel 2030 rispetto alla legislazione corrente, con un miglioramento considerevole della qualità dell’aria per i cittadini europei. “È ora che il governo italiano si schieri apertamente per proteggere la salute dei suoi cittadini – ha commentato Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria – e dedichi il massimo impegno a supportare a livello internazionale l’adozione di un’area a basse emissioni nel Mediterraneo”. L’ADOZIONE DI UN’AREA ECA – A febbraio 2016, infatti, i Paesi del Mediterraneo hanno adottato una strategia contro l’inquinamento marino prodotto dalle navi, prevedendo la possibilità di far riconoscere il Mediterraneo come zona ECA, come è accaduto in altre aree nella Manica o nel Mare del Nord, soggetta quindi a limiti più severi in materia di emissioni delle navi, abbassando quelle di zolfo, ad esempio, fino allo 0,1% (attualmente è al 3,5%). È stata la Francia a realizzare per prima uno studio di impatto di queste emissioni nel Mediterraneo. Per il Paese si tratta di una priorità nella lotta all’inquinamento. Basti pensare che a Marsiglia, le emissioni di inquinanti dovuti ai trasporti marittimi rappresentano il 20% di quelle di ossidi […]