VENEZIA E’ diventata lo sfondo preferito per appiccicarci figurine e adesivi.
Ferma ormai da quattro anni (la sua ultima corsa l’ha fatta nel maggio 2015), è il monumento allo spreco di Venezia, sotto gli occhi di tutti, dei pendolari e dei turisti che attraversano il ponte in vetro di Santiago Calatrava o che ci passano sotto con il vaporetto.
Basta alzare la testa per vedere l’ovovia, aggiunta per far diventare il quarto ponte sul Canal Grande accessibile a tutti, abbattendo la barriera dei gradini.
Peccato non abbia mai funzionato bene: dalle batterie che non garantivano il funzionamento, alle vibrazioni causate dall’eccessiva velocità (si fa per dire visto che quelle poche volte che è stata usata ci impiegava quasi diciassette minuti per passare da una riva all’altra).
Adesso è pronta per andare in deposito, perché anche l’ultimo ostacolo sembra essere stato abbattuto.
Nei giorni scorsi infatti la Corte dei Conti ha scritto al Comune notificando al sindaco il decreto di archiviazione del procedimento dando indicazioni anche su come procedere.
Il sindaco
Era quello che aspettava il sindaco Luigi Brugnaro, da sempre pronto a toglierla, ma intimorito da un possibile danno erariale considerando che la giunta Costa, ex sindaco compreso, e ai tecnici di allora era arrivata una preliminare contestazione per l’aumento della spesa.
Doveva costare meno di un milione di euro, alla fine si è arrivati a due.
«Il danno si qualifica come danno da opera inutile oppure, in via subordinata, da indebita lievitazione dei costi», si era espressa allora la magistratura per il ponte.
Ma nulla può fare questa volta perché, i consulenti incaricati per far luce sui problemi dell’ovetto, hanno evidenziato che la responsabilità è del progettista (su cui i giudici contabili non hanno competenza) e non del direttore dei lavori o dell’amministrazione.
A quanto sembra la magistratura è pronta anche a offrire a Ca’ Farsetti la documentazione raccolta e le indagini dei professionisti esterni per poter agire, eventualmente, in sede civile nei confronti dei responsabili.
I costi
Intanto il costo per smontarla è già stato stimato: 40 mila euro, un’inezia, rispetto ai due milioni per realizzarla.
D’accordo, forse sarebbe stato meglio non farla, lo diceva anche Santiago Calatrava («Non era parte del progetto esecutivo originale, ma fu aggiunta da altri», disse il progettista nel pieno delle polemiche), lasciare che i disabili continuassero a passare da una riva all’altra del Canal Grande in vaporetto, anche perché l’ovovia del ponte della Costituzione praticamente non l’ha mai usata nessuno.
Non la volevano nemmeno le associazioni che rivendicavano l’accessibilità e che l’hanno sempre giudicata utile solo per traghettare dall’altra parte della riva le persone senza permettere loro di sostare sul ponte e godere della nuova visione di Venezia.
Era l’11 settembre 2008 quando è stato aperto il ponte della Costituzione, sono dovuti passare altri cinque anni per vederla in funzione.
Si fa per dire.
Nel giorno della prevista inaugurazione, è stata anche oggetto di una pittoresca protesta da parte degli attivisti di Venessia.com presentatisi sul ponte con tanto di sci, scarponi, skipass facendo un metaforico «slalom» tra i gradini.
Il caldo estivo (chi ci è salito tra giugno ad agosto immaginava di essere a Dubai con quasi 50 gradi all’interno), le vibrazioni, i problemi di aggancio tra carrello ed elevatore, i sensori delle porte che hanno fatto scattare più volte l’allarme che ha portato i vigili del fuoco ad intervenire.
C’è perfino chi è rimasto bloccato all’interno per ore.
I disabili?
Il Comune, in accordo con Actv , ha deciso che potranno usare gratuitamente il vaporetto per attraversare il Canal Grande prendendo il mezzo a piazzale Roma e scendere alla stazione.
(Articolo di Francesco Bottazzo, pubblicato con questo titolo il 6 aprile 2019 sul sito online del quotidiano “Corriere della Sera”)