Uno degli ecosistemi più vitali del mondo sta per compiere un passo in avanti verso un futuro sostenibile.
Potrebbe essere questo il risultato dell’annuncio dell’avvio di un programma da 63 milioni di dollari per «stabilizzare la copertura forestale, le torbiere e le popolazioni di fauna selvatica nel bacino del Congo.»
Infatti, l’amministratore delegato di Global Environment Facility (Gef), Naoko Ishii, ha colto l’occasione dell’United Nations environment assembly e s del Simmit One Planet che si sono tenuti a Nairobi, in Kenya, per annunciare il varo del Congo Basin Sustainable Landscapes Program (CBSL), una partnership che riguarda l’impegno ad affrontare il degrado ambientale del Bacino del Congo da parte di 6 Paesi: Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Gabon e Repubblica del Congo.
Ishii ha sottolineato che «Il bacino del Congo è veramente un bioma globalmente significativo: non possiamo perderlo.
Non c’è alcun dubbio sull’impegno globale e, in particolare, sull’impegno dei leader africani, sulla conservazione di queste foreste. Spero che, con questo programma di impatto, possiamo affrontare i fattori fondamentali del degrado ambientale, che è davvero il nostro sogno».
Il Bacino del Congo si estende dal Golfo di Guinea fino alla Rift Valley ed è il cuore pulsante della biodiversità africana.
Occupa 530 milioni di ettari in 6 Paesi e rappresenta circa il 70% della copertura forestale del continente.
In questa immensa foresta vive una specie su cinque di quelle conosciute nel nostro pianeta.
Si tratta della più grande biodiversità di piante e animali in Africa e le foreste del bacino ospitano la più grande popolazione di elefante di foresta (Loxodonta cyclotis) in via di estinzione, quasi l’intero areale del gorilla di pianura occidentale (Gorilla gorilla), l’intero areale dei bonobo (Pan paniscus) e gran parte dell’areale degli scimpanzé (Pan troglodytes).
Le foreste del Bacno del Congo sono anche essenziali per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Secondo lo studio “Age, extent and carbon storage of the central Congo Basin peatland complex”, pubblicato nel 2017 da Nature, il bacino del Congo sequestra più di 60 miliardi di tonnellate di carbonio, più di tutte le foreste tropicali dell’Amazzonia e dell’Asia messe insieme.
Finora questa immensa regione era stata preservata da un limitato sviluppo delle attività antropiche e da popolazioni che vivevano in simbiosi con la foresta, ma l’incremento demografico, le attività estrattive, le guerre e guerriglie e il bracconaggio, accompagnate da politiche di sviluppo fortemente dipendenti dallo sfruttamento delle risorse naturali minacciano sempre di più la biodiversità e la sostenibilità di 300 milioni di ettari di foresta.
Per questo Onu, International union for conservation of nature (Iucn), Wwf, e Banca Mondiale, con il sostegno dei 6 governi degli Stati del Bacino del Congo e il contributo finanziario del Gef, hanno deciso di avviare un ambizioso programma della durata di 6 anni per lo sviluppo sostenibile della regione, che tenga conto delle cause della perdita e del degrado delle foreste nella regione.
I partner del Congo Basin Sustainable Landscapes Program assicurano che «lavorerà per creare un ambiente migliore per la governance delle foreste, sostenere la pianificazione dell’utilizzo del territorio, rafforzare la gestione e il finanziamento delle aree protette e diminuire l’impatto dell’uso delle risorse naturali da parte delle comunità locali e del settore privato».
Il Congo Basin Sustainable Landscapes Program fa parte del Sustainable Forest Management Impact Program del Gef che punta a «trasformare il corso dello sviluppo e a produrre molteplici benefici per la biodiversità, i cambiamenti climatici e il degrado del suolo affrontando la salute a lungo termine di tre – biomi prioritari: territori delle zone aride, il bacino amazzonico e quello del Congo».
Al Gef spiegano che «il bacino del Congo rappresenta un’opportunità perché le foreste sono ancora in buone condizioni, con bassi livelli di distruzione forestale e di degrado.
Abbiamo tempo per mantenerli in questo modo se impariamo dalle precedenti esperienze nelle altre foreste del mondo, come l’Amazzonia e l’Indonesia, e abbiamo impostato un percorso diverso.
Le foreste, le piante e la fauna selvatica dipendono dalla nostra capacità di anticipare e affrontare le sfide future.
Gli elefanti e le grandi scimmie che vivono nel bacino del Congo non vivono e non possono vivere altrove allo stato selvatico.
Le attività del CBSL includeranno progetti che supportano pratiche di conservazione inclusive e sfruttano l’applicazione della legge e il coinvolgimento della comunità locale per ridurre il bracconaggio.
Il programma del CBSL si concentra anche sull’assicurare che le persone che dipendono dalla foresta per vivere siano coinvolte e responsabilizzate nel processo di pianificazione dell’utilizzo del territorio, così come nelle iniziative di conservazione.
Queste persone vivono in estrema povertà; sono i primi ad essere colpiti quando i territori vengono distrutti.
Le sfide per queste comunità sono molte: proteggere i loro modi di vita, basarsi sulle loro conoscenze tradizionali per proteggere e gestire le foreste, dando loro accesso ad altre risorse come l’istruzione e l’assistenza sanitaria che funzionino con il loro modo di vivere, piuttosto che contro.
Il CBSL è impegnata a coinvolgere queste persone dipendenti dalla foresta insieme ad altre comunità locali per fare cambiamenti nei loro villaggi e paesi.
Durante la recente consultazione regionale del GEF a Libreville nel gennaio 2019, i rappresentanti della società civile, delle comunità locali e delle popolazioni dipendenti dalle foreste hanno condiviso la loro profonda conoscenza delle reti esistenti a livello regionale e nazionale, le loro strategie collaudate per proteggere e gestire le foreste, e come potremmo costruire sulle loro conoscenze ed esperienze.
Il programma CBSL garantirà un dialogo continuo tra tutti questi soggetti coinvolti nel progetto attraverso la pianificazione e l’attuazione».
Il Gef conclude: «Non possiamo agire da soli, ma offriamo un’opportunità unica per unire le risorse dei governi dei donatori internazionali, dei governi nazionali e dei partner per proteggere le persone, le piante e gli animali che vivono nel bacino del Congo.
Insieme possiamo garantire che questa incredibile foresta pluviale tropicale continui a svolgere il suo ruolo fondamentale nella salute del nostro pianeta per le generazioni a venire».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 22 marzo 2019 sul sito online “greenreport.it”)