Frenare l’uso di pesticidi, controllare meglio la sicurezza di ciò che mangiamo, favorire lo sviluppo del biologico.
Sono i tre punti centrali della mozione unitaria passata alla Camera all’unanimità (453 voti), con il parere favorevole del governo.
Un’alleanza molto larga centrata su tre obiettivi: la protezione della salute dei consumatori, la tutela dell’ambiente, la difesa del made in Italy e della nostra economia minacciata dal dumping ambientale dei Paesi che esportano cibi senza rispettare le regole europee.
I deputati di tutte le forze politiche hanno concordato sulla necessità di “potenziare il sistema dei controlli sull’uso corretto dei pesticidi in agricoltura, incrementando anche i controlli sui prodotti agroalimentari importati dai Paesi terzi per i quali è possibile dimostrare che siano stati trattati con il glifosato oltre la soglia permessa in ambito europeo, al fine di tutelare la filiera produttiva italiana e garantire alti standard di qualità; a vigilare affinché il monitoraggio del livello di contaminazione da pesticidi nelle acque sia omogeneo su tutto il territorio nazionale e che tutte le regioni si dotino di un piano per la tutela delle acque, al fine di assicurare un alto livello di protezione della salute umana, animale e dell’ambiente“.
Fin qui si tratta di misure che mirano a migliorare il quadro di protezione già esistente.
Un atto ritenuto necessario da tutti i deputati visto che nel 2016 l’Ispra ha trovato pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee.
Il salto di qualità nella difesa della nostra salute sta però nel passaggio in cui, recependo le sollecitazioni che vengono dalla comunità scientifica, la Camera impegna il governo a risolvere il problema dei multiresidui.
In pratica vuol dire che su una mela o su un grappolo d’uva troviamo spesso più di un residuo di pesticida.
Alle volte anche 7 o 10 tipi diversi di prodotti di sintesi.
Nella maggior parte dei casi ognuno di questi pesticidi o diserbanti è all’interno dei limiti di legge e questo rende il prodotto legalmente vendibile.
Ma è anche sicuro?
La normativa in vigore non prevede un tetto che misuri l’effetto cocktail cioè il potenziale danno causato dalla somma di tutti i residui indesiderati.
Dunque al momento non si può dare una risposta rassicurante.
E il Parlamento per la prima volta chiede con decisione di colmare questo buco legislativo.
Inoltre si tratta di proteggere non solo chi consuma i prodotti che vengono da campi coltivati in maniera convenzionale, ma anche chi si trova vicino alle aree dove le sostanze di chimica di sintesi vengono utilizzare.
“Il governo dovrà introdurre l’obbligo di avviso ai residenti prima di ogni trattamento chimico e garantire una distanza minima di sicurezza per evitare il rischio di contaminazione chimica di colture bio, abitazioni e spazi pubblici”, afferma la deputata di Leu Rossella Muroni.
“Essendo l’Italia tra i maggiori consumatori di fitofarmaci a livello europeo, lo scorso dicembre ho ritenuto necessario depositare una mozione a mia prima firma, sottoscritta anche dai colleghi Fornaro, Occhionero, Conte e Soverini, per un’agricoltura pesticidi-free.
Un testo ispirato alle proposte della campagna Cambia la terra e alle richieste della petizione online No-pesticidi, a cui si sono poi aggiunte le mozioni degli altri gruppi”.
(Articolo di Antonio Cianciullo, pubblicato con questo titolo il 26 febbario 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)