Mentre dall’altra parte del confine Donald Trump cerca di blindare e militarizzare la frontiera, il nuovo governo di sinistra del Messico ha presentato il Programma de la Zona Libre de la Frontera Norte, con il quale punta ad attrarre investimenti e a dare impulso allo sviluppo dei 43 municipios dei 6 Stati messicani che condividono la frontiera con gli Usa. Mentre Trump chiude il nuovo presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador (Amlo per tutti) apre attraverso incentivi fiscali e l’aumento del salario minimo nella zona norte. Il governo messicano ha sottolineato che la collocazione geografica degli Stati frontalieri rappresenta un vantaggio per la produzione industriale, per il commercio e per creare posti di lavoro. Mentre Trump vuole creare un muro di acciaio, Amlo ha chiesto di erigere alla frontiera nord «una cortina economica che elevi la qualità della vita dei suoi abitanti e di quelli che migrano in cerca di opportunità per migliorare il benessere delle loro famiglie». Il 17 dicembre López Obrador aveva annunciato un aumento al salario minimo che è entrato puntualmente in vigore il primo gennaio e che comporta un aumento differenziato; negli Stati della frontera norte si è passati da 88,66 pesos messicani al giorno (5,29 dollari) a 176,72 pesos (circa 9,10 dollari) nel resto del Paese il salario minimo giornaliero è salito a 102,68 pesos al giorno, era di 88.36 pesos. La ministro del lavoro e della previdenza sociale, Luisa María Alcalde, ha spiegato che «il raddoppio del salario minimo ha il potenziale per innescare molti benefici: rafforzare il potere di acquisto e, quindi, il mercato interno, beneficiando così sia al commercio che ai lavoratori, rafforzare i consumi, il mercato interno e incrementare la produttività delle imprese». Il Plan de la frontera norte prevede anche la riduzione dell’Imposta sul valore aggiunto (Iva) dal 16% all’8%; dell’Impuesto […]