PROPRIO mentre attivisti di Greenpeace con una spettacolare azionescalavano l’altissima ciminiera della centrale a carbone più grande e inquinante d’Europa, quella polacca di Belchatow, il governo nazional-conservatore ha annunciato per la prima volta un piano teoricamente molto ambizioso di riduzione delle emissioni di CO2, in modo da uniformarsi alle sempre più severe norme dell’Unione europea.
L’esecutivo della capitale Varsavia prevede col piano di ridurre la dipendenza energetica dal carbone, la quale ammonta attualmente all’80% del fabbisogno energetico di un’economia in robusta crescita, al 30% entro il 2030.
Sempre secondo i piani governativi, il taglio della produzione di carbone – e quindi la chiusura di miniere, con prevedibili contraccolpi sociali e proteste dei minatori, base della maggioranza sovranista – dovrà essere compensato sia dalla produzione su vasta scala di energia nucleare, sia su enormi investimenti in campi eolici.
Il nuovo piano prevede che la produzione di energia derivata dalle rinnovabili, attualmente in percentuale la più bassa nell’Unione europea, passi sempre entro il 2030 al 21% del totale.
Una percentuale che comunque resterebbe ben inferiore a quella di paesi all’avanguardia, come Stati scandinavi o Germania: basti pensare che nelle due economie-locomotiva più moderne ed export-oriented del Vecchio continente, Svezia e Germania, le rinnovabili hanno sorpassato per percentuale dell’offerta totale di energia quella fornita dalle centrali atomiche di cui Berlino e Stoccolma dispongono da decenni, ma che hanno deciso di chiudere passo dopo passo.
Su questo sfondo, si è svolta a Belchatow la clamorosa protesta di Greenpeace.
Un gruppo di attivisti, cogliendo di sorpresa le guardie della miniera, è riuscito nell’impresa di scalare la ciminiera alta ben 180 metri del gigantesco giacimento di carbone appendendovi i loro striscioni a favore della difesa del clima e contro l’inquinamento causato appunto dalla storicamente altissima produzione di carbone polacca, che nel paese ha causato e causa gravissimi danni alla salute della popolazione.
Agli attivisti di Greenpeace si sono uniti gruppi di manifestanti di altri paesi, anche lontani come Filippine e Indonesia, particolarmente colpiti dall’inquinamento con gravi conseguenze per la salute pubblica.
La miniera di Belchatow è responsabile dell’emissione di 38 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno e di oltre tre tonnellate di mercurio.
Proprio nell’inquinatissima Polonia inizierà nei prossimi giorni la conferenza internazionale per la difesa dell’ambiente Cop24, prevista dagli accordi sulla difesa del clima di Parigi, e il governo di Varsavia vuole mostrarsi deciso a non ignorare più il problema.
Almeno a parole, poi si vedrà nei fatti. Il tempo stringe, hanno ricordato i manifestanti di Greenpeace, ed esponenti ufficiali hanno dato loro in parte ragione: tagliare le emissioni di qui al 2030 vuol dire avere appena 12 anni di tempo e le lobbies economiche e del carbone schierate contro.
(Articolo di Andrea Tarquini, pubblicato con questo titolo il 27 novembre 2018 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)