La tragedia delle gole del Raganello nel Parco Nazionale del Pollino ha avuto, giustamente, un grande riscontro mediatico. La reazione immediata, è stata di sgomento e di vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime, le quali, immagino non sapranno darsi pace per delle morti così assurde. Successivamente si è acceso un dibattito su chi deve fare cosa, sulle regole, sul ruolo dei parchi e degli altri soggetti pubblici, sulle guide. Di cose ne ho sentite e lette tante, alcune mi sembrano sbagliate e fuori luogo, ma in questa sede desidero esprimere solo il mio punto di vista per quello che riguarda il ruolo dei parchi. Primo aspetto: i parchi possono regolamentare l’accesso in determinate aree? La risposta è “non è che possono, devono”. Un parco deve regolamentare la fruizione così come altre attività, ma per quale finalità? Quella per la quale si istituiscono i parchi: la tutela della biodiversità o della natura, se preferite. Per esempio nel parco nazionale del Gran Paradiso sono state vietate le arrampicate su alcune cascate ghiacciate in Valnontey, non perché attività pericolose, ma perché possono interferire con la nidificazione di una specie importantissima e rara come il Gipeto. Per motivi analoghi numerose altre aree protette vietano le arrampicate in determinati periodi dell’anno e lo stesso Parco del Pollino le ha fatto in zone interessate dalla nidificazione dell’Aquila reale. I parchi, invece, non hanno alcuna competenza nel regolamentare accessi per la sicurezza delle persone. Secondo aspetto: le guide. Se ne sono sentite di tutti i colori: guide abilitate, ufficiali, abusive, improvvisate, del parco e non del parco etc. Quando è necessario l’impiego di attrezzatura specifica (ramponi, corde, piccozza…..etc) la legge prevede che gli unici soggetti abilitati all’accompagnamento siano le guide alpine. Quando tale attrezzatura non è necessaria, praticamente chiunque può fare la guida, ai sensi della […]