A marzo scorso, con un certo sconforto, avevamo parlato del rinnovato servizio di bike sharing di Parigi confrontandolo con l’asfittico panorama romano, reso al tempo non totalmente disastroso solo grazie alla presenza di oBike come operatore di bike sharing a flusso libero. Purtroppo passano i mesi ma la situazione a Roma anziché migliorare peggiora ulteriormente. Da una parte si stanno perdendo le speranze per il servizio di bike sharing tradizionale già previsto dalla riforma degli impianti pubblicitari. Con una decisione che sembra comunque presa, sebbene non già formalizzata, il nuovo assessore al Commercio Cafarotti ha fatto capire l’intenzione di espungere il bike sharing pagato dai cartelloni, con la motivazione che il servizio viene già fornito tramite il sistema a flusso libero. A noi tale decisione appare ancora lunare, sia perché tante città paragonabili a Roma, ma con ben altra esperienza nel bike sharing, continuano ad affidarsi a sistemi tradizionali come colonna portante del servizio, sia perché l’unico sistema a flusso libero presente a Roma, oBike, mostra sempre più difficoltà nella realtà romana, difficoltà dovute anche allo scarso controllo applicabile ai mezzi. Potendo infatti le bici essere lasciate ovunque, anziché assicurate a qualche rastrelliera come coi sistemi tradizionali, esse vengono vandalizzate e trasportate un po’ ovunque, gettate nel Tevere, nelle fontane o addirittura issate sulla statua di S. Francesco d’Assisi a S. Giovanni. Con una realtà del genere, che peraltro peggiora ogni giorno di più, come non si arrivi a capire che a Roma non possiamo ancora permetterci qualcosa che funziona bene a Singapore è cosa che sfugge alla nostra comprensione. Quanto ci vuole a capire infatti che postazioni fisse per le biciclette eviterebbero la gran parte dei casi di vandalismo? Una cosa è rubare il sellino di una bici nascosta dietro una siepe o un angolo, altro è farlo quando […]