TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI (13ª)
GIOVEDÌ 5 LUGLIO 2018
2ª Seduta
Presidenza della Presidente
Interviene il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Costa.
La seduta inizia alle ore 14,05.
Caro Presidente, Cari Senatori,
vi ringrazio per l’opportunità che mi date nel presentare le linee programmatiche del mio Ministero.
Gli impegni e gli obiettivi del lavoro che ho iniziato subito dopo il giuramento seguiranno, nel massimo rispetto, il contratto di governo e le indicazioni che il Parlamento vorrà darmi, nel corso del mio mandato, mediante gli strumenti di indirizzo politico previsti dai regolamenti.
I temi ambientali, è evidente, rappresentano la maggiore sfida che si pone all’uomo che guarda al futuro.
Dalle scelte e dai comportamenti di ogni singola persona, di ciascuno di noi cittadini, guidati dalle regole istituzionalizzate nell’ordinamento, dipende il sottile equilibrio tra uomo e ambiente, necessario a salvaguardare la vita di tutti e la sopravvivenza delle prossime generazioni.
Nel mio mandato voglio dare mola rilevanza proprio a questo:
- a sensibilizzare i cittadini sull’importanza di collaborare tra di loro e con le istituzioni affinché il loro presente e il futuro dei loro figli si aprano alle tematiche verdi, non solo come sfida culturale ma anche come opportunità sociale ed economica.
Affrontare le grandi sfide poste dalla comunità globale è un dovere che ritengo dobbiamo tutti insieme assumerci nei confronti dei più giovani, affinché possano ereditare un mondo più sostenibile e culturalmente più ricettivo alle necessità dell’ambiente.
Dobbiamo avere il coraggio di agire ora, di scegliere oggi per evitare di scaricare sui nostri figli i costi del non-intervento.
La nostra deve essere una scelta ultima e non procrastinabile, dai cui effetti dipende il futuro del pianeta: un dovere intergenerazionale ci impone oggi di scegliere, di collaborare con tutti gli attori della comunità internazionale e di farlo senza alcuna esitazione su tematiche complesse, come:
- l’inquinamento e i cambiamenti climatici.
Il clima è un bene comune la cui necessità di preservazione ha importanti implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, su cui è necessario sensibilizzare tutti i cittadini.
I Paesi sottoscrittori della Convenzione Quadro sulla Lotta ai Cambiamenti Climatici con l’Accordo di Parigi hanno concordato limitazioni volontarie alle emissioni globali di gas per limitare al di sotto dei 2° l’aumento della temperatura, un contributo fattuale per la riduzione degli inquinanti nell’atmosfera che avrà bisogno di essere rafforzato con obiettivi più ambiziosi e vincolanti;
- la questione della desertificazione e dell’esaurimento delle risorse naturali, soprattutto dell’acqua.
Le stime per il futuro elaborate dal segretariato della Convenzione per la Lotta alla Desertificazione ci dicono che più di un quarto delle terre del pianeta è minacciato da degrado, desertificazione e siccità.
Secondo i dati pubblicati ieri dall’ISPRA, sulla base del monitoraggio operato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, in relazione alle variazioni climatiche in Italia degli ultimi decenni, il 2017 è stato il secondo anno più secco dal 1961.
In questo contesto, l’accesso all’acqua, sia per uso domestico sia per fini produttivi, rappresenta un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani ed è nostro dovere garantirlo a tutti i livelli di governo e decisione;
- la perdita di biodiversità, rispetto alla quale operano gli strumenti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica, è un fenomeno che ci impone uno sforzo collettivo per impedire l’impoverimento degli ecosistemi terrestri e marini a causa dell’intervento umano, troppo spesso indiscriminato.
L’IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura, ha stimato per il nostro Paese una perdita di specie pari allo 0,5% annuo, con il 20% a rischio estinzione.
Le specie animali e vegetali vanno difese e protette in quanto rappresentano risorse inestimabili non solo per l’alimentazione, l’agricoltura o la cura di malattie, ma, soprattutto, in termini culturali;
- lo sviluppo sostenibile, obiettivo complesso, articolato a livello internazionale dalle Nazioni Unite nei 17 Obiettivi per lo sviluppo dell’Agenda 2030, ha come fine ultimo quello di sostenere la lotta alle ineguaglianze verso uno sviluppo sociale ed economico più duraturo e capace di assicurare a tutti un mondo più vivibile, sensibile alle problematiche ambientali, funzionale a costruire società pacifiche e inclusive.
Il dialogo e l’accordo di tutti gli attori in campo a livello mondiale è una necessità per contribuire nel migliore dei modi ad affrontare queste sfide, promuovendo politiche di efficienza delle risorse e che si basano su una prospettiva virtuosa di promozione dei principi ambientali e di moltiplicazione delle occasioni di crescita per il sistema Paese.
D’altronde, come ha affermato Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, “l’umanità è un popolo che abita una casa comune.
Un mondo interdipendente non significa unicamente capire che le conseguenze dannose degli stili di vita, di produzione e di consumo colpiscono tutti, bensì, principalmente, fare in modo che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni Paesi.
L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune”.
Si tratta di sfide che l’Italia non può affrontare da sola ma deve saper porre e negoziare in primo luogo in ambito di Unione Europea.
Solo se saremo forti e chiari in Europa nel porre le questioni ambientali, potremmo pensare di esserlo a livello mondiale.
Ed è per questo che già durante l’ultimo Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea, tenutosi lo scorso 25 giugno a Lussemburgo, ho voluto porre l’attenzione di tutti i colleghi e dei Commissari europei competenti sulla necessità di essere più ambiziosi su tali sfide guardando al futuro.
Pensare verde, ragionare sulle questioni quotidiane in termini di impatto e rilevanza ambientale vuol dire:
- proteggere i diritti e la dignità delle persone, come ho sottolineato nel dibattito sulla direttiva sull’acqua pubblica, per difendere l’inviolabile necessità di accesso all’acqua, la cui natura di bene comune è già stata sancita in Italia dal referendum del 2011;
- offrire nuove opportunità di sviluppo sociale ed economico alle comunità e soprattutto ai giovani, e riguardo a questo ho ribadito la necessità di accelerare la transizione verso industrie verdi e sostenibili, come nel caso del dibattito sulle emissioni legate al trasporto leggero su cui la proposta italiana è stata quella di incrementare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto al 40% al 2030, imponendone l’abbattimento del 15% al 2025 e fissando un termine ulteriore al 2035.
Sarà nostro dovere lavorare per migliorare nel prossimo futuro i risultati finora raggiunti, continuare a innescare e favorire processi virtuosi di sviluppo economico sostenibile, basati soprattutto su innovazione, start up e impresa giovanile, anche nelle isole minori, nei piccoli comuni e nelle aree di montagna e collina alta, ricche di risorse naturali e culturali che, nonostante ciò, rimangono gravate da ritardo di sviluppo, spopolamento e invecchiamento della popolazione, con conseguente degrado ambientale e fenomeni di dissesto.
Per questo chiederemo anche in sede europea, come previsto dal contratto di governo, che siano rispettati i limiti indicati dal principio di sostenibilità:
- per una risorsa rinnovabile (suoli, acqua, foreste), la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella di rigenerazione;
- per una risorsa non rinnovabile la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella con la quale è possibile rimpiazzarla con una risorsa rinnovabile (ad esempio: investire parte dei profitti per l’adozione di tecnologie produttive con risorse rinnovabili).
L’attenzione sulle sfide internazionali del millennio accompagnerà le scelte della mia azione di governo a livello nazionale per il cui raggiungimento sarà fondamentale sensibilizzare e responsabilizzare ogni singolo cittadino oltre a tutte le istituzioni centrali e periferiche.
Da queste considerazioni sul nostro paese Mondo che nascono le politiche nazionali.
Sono 6 le sfide principali, di certo non esclusive, che la comunità globale pone a livello nazionale:
- Proseguire e rendere più ambiziosa la lotta ai cambiamenti climatici, attraverso la leva di uno sviluppo diverso, basato su una riduzione – fino alla eliminazione – dei fattori inquinanti, specialmente nel settore della mobilità;
- Salvaguardare la natura, contrastare la perdita di biodiversità, valorizzare l’acqua come bene comune;
- Impedire il consumo del suolo e prevenire il rischio idrogeologico;
- Assicurare la sicurezza del territorio attraverso la prevenzione e il contrasto dei danni ambientali e la lotta alle tante terre dei fuochi presenti nel nostro Paese;
- Governare la transizione verso l’economia circolare e rifiuti zero;
- Diminuire, fino ad azzerarle, le infrazioni inflitte al nostro Paese dall’Unione Europea.
Il primo obiettivo concerne la lotta ai cambiamenti climatici attraverso la leva di uno sviluppo diverso basato sulla riduzione fino alla eliminazione dei fattori inquinanti, specialmente nel settore della mobilità.
Nelle strategie nazionali di sviluppo economico deve considerarsi prioritaria l’adozione di strumenti normativi efficaci a promuovere una sempre maggior diffusione di modelli di sviluppo sostenibile, la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico, opportunità per le giovani generazione di ripensare il loro futuro.
- La lotta ai cambiamenti climatici dovrà passare dall’implementazione di politiche verdi, come ad esempio:
– lo sviluppo del lavoro ecologico e rinascita della competitività del nostro sistema industriale, con l’obiettivo di “e fossilizzare” e “e fossilizzare” produzione e finanza;
– attuare norme di sburocratizzazione ambientale;
– il coinvolgimento delle Pubbliche Amministrazioni a tutti i livelli nella promozione del cambiamento “verde” e diventare un riferimento per l’adozione di buone pratiche, migliori tecniche e standard;
– l’utilizzo di fondi rotativi per il supporto delle politiche pubbliche e degli investimenti, come ad esempio per l’elettrico pubblico;
– implementare misure per incentivare l’efficientamento energetico degli edifici. Gli immobili capaci di autoprodurre energia rappresentano la sfida del futuro. In questo senso deve essere orientata anche l’edilizia residenziale pubblica;
– rendere operativo il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica;
– adottare e sostenere presso tutte le sedi, anche internazionali, obiettivi più ambiziosi e vincolanti per la riduzione delle emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi: entro il 2030 taglio delle emissioni del 40% in UE.
- Puntare sulla mobilità sostenibile:
– avviare un percorso finalizzato alla progressiva riduzione dell’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina, al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti e contribuire concretamente al conseguimento e miglioramento degli obiettivi contenuti nell’accordo di Parigi;
– supportare in tal senso l’individuazione di incentivi all’acquisto di veicoli ibridi ed elettrici e alla mobilità sostenibile, nonché interventi per accelerare la transizione alla produzione energetica rinnovabile e spingere sul risparmio e l’efficienza energetica in tutti i settori;
– introdurre o sperimentare ulteriori azioni di accompagnamento, quali ad esempio meccanismi premiali per l’incentivazione dei mezzi a bassissime emissioni, applicando la regola comunitaria del “chi inquina paga” (con appositi meccanismi di incentivazione e disincentivazione);
– infrastrutture più adeguate e rafforzamento della presenza sul territorio del sistema di infrastrutture di ricarica dei mezzi elettrici e ibridi;
– incentivare lo sviluppo delle reti ciclabili urbane ed extra urbane e di un sistema di bike-sharing capace di integrare differenti sistemi di mobilità su ferro e su gomma:
– promuovere l’ammodernamento delle linee ferroviarie locali, in quanto la ferrovia dovrà essere in grado di rivestire nuovamente il ruolo di principale sistema di trasporto ad alta densità in quanto, attualmente, rappresenta l’unica soluzione di mobilità sostenibile per le medie e lunghe percorrenze, contribuendo ad alleviare i problemi di congestione dei pendolari, di sicurezza e di pressione ambientale.
- Contrastare l’inquinamento, con particolare attenzione alla qualità dell’aria:
– Saranno perseguite tutte le azioni opportune a porre rimedio al mancato rispetto dei limiti imposti dalle norme comunitarie in materia di qualità dell’aria, relativamente al materiale particolato PM10 e al biossido di azoto NO2;
– saranno predisposti ulteriori accordi sia con le Regioni più attive sul tema qualità dell’aria (Umbria e Toscana), sia con quelle maggiormente problematiche (Lazio, Sicilia e Campania), al fine di individuare ulteriori misure di risanamento e garantire un percorso omogeneo e condiviso di riduzione delle emissioni;
– sarà rafforzata la collaborazione con gli altri Ministeri responsabili di settori che producono emissioni (trasporti, agricoltura e sviluppo economico), al fine di coordinare le politiche rispettivamente intraprese con un’ottica più integrata con le esigenze della tutela della qualità dell’aria;
– predisposizione del programma di controllo delle emissioni nazionali per gli inquinanti biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (COVNM), ammoniaca (NH3) e polveri PM2,5 da raggiungere entro il 2020 e il 2030 secondo quanto previsto dalla direttiva 2016/2284/UE, cosiddetta direttiva NEC (National Emission Ceilings);
- Migliorare il coordinamento delle azioni di sostegno a tutti i livelli di governo:
– armonizzando i rapporti tra lo Stato e le Pubbliche Amministrazioni e rafforzando le autonomie e i presidi territoriali più efficienti e i modelli più avanzati e rispettosi dell’ambiente, valorizzandone le professionalità e le risorse migliori
– sperimentazione di diverse azioni di accompagnamento, quali ad esempio meccanismi premiali per l’incentivazione dei mezzi a bassissime emissioni, applicando la regola comunitaria del “chi inquina paga”;
– avvio di un nuovo programma di mobilità sostenibile rivolto agli enti locali, con utilizzo dei fondi provenienti dalle Aste CO2.
- Rafforzare il lavoro sulle valutazioni e autorizzazioni ambientali:
– concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini dei comprensori ad alto rischio;
– proteggere i livelli occupazionali e promuovere lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica che preveda le necessarie bonifiche, lo sviluppo della green economy e delle energie rinnovabili e dell’economia circolare;
– operare una revisione complessiva delle opere infrastrutturali di interesse nazionale in prospettiva di sostenibilità ambientale, che deve rappresentare un faro illuminante;
– individuazioni di esperti tecnici per la gestione delle valutazioni e delle autorizzazioni ambientali;
– implementazione di strumenti per la trasparenza e la partecipazione dei cittadini alle procedure di valutazione ambientale;
– realizzazione dell’inventario degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante ex D.Lgs. 105/2015 e dell’inventario delle principali sorgenti e trasferimenti di inquinanti.
Il secondo obiettivo riguarda la salvaguardia della natura, il contrasto alla perdita dalla biodiversità, alla valorizzazione dell’acqua come bene comune.
I parchi nazionali e tutte le aree protette rappresentano un capitale ambientale su cui investire, sia in termini sociali sia in termini di ricerca sia, per quanto possibile, in termini economici legati alla sostenibilità.
Devono rappresentare una risorsa per i giovani e per tutti i cittadini e non devono essere percepiti come un ostacolo scomodo alla propria quotidianità.
Al fine di raggiungere lo scopo di attivare un rapporto virtuoso tra uomo e ambiente, gli interventi relativi a questa priorità tematica agiranno su diverse linee d’azione.
– Salvaguardare la biodiversità assicurando una migliore e più coordinata gestione delle aree protette, ponendo rimedio alle lacune dell’attuale organizzazione, operando per:
– attivare percorsi di educazione ambientale per sensibilizzare i cittadini sull’importanza di un rapporto virtuoso con la natura, rendendo più e meglio accessibili le aree protette (anche ai diversamente abili);
– riformare la legge 394/1991, cd. Legge quadro sulle aree protette, per rafforzare il concetto centrale della “conservazione della natura” nell’ambito di un modello innovativo che valorizzi anche le realtà territoriali per un forte sviluppo ecosostenibile;
– stabilire piante organiche per gli Enti parco e una nuova governance, introducendo i parametri di contabilità ambientale ed ecologica nel bilancio;
– attuare la rete Natura 2000, completando la designazione delle Zone Speciali di Conservazione e rafforzandone l’integrazione, anche sotto il profilo giuridico, con i parchi nazionali e le altre aree protette;
– favorire attraverso progetti speciali la deframmentazione degli habitat e la nascita di corridoi ecologici;
– attivare azioni di videosorveglianza per la prevenzione e il contrasto degli incendi nelle aree protette;
– provvedere ad una forte collaborazione istituzionale con gli altri ministeri ed enti coinvolti per la revisione del Testo Unico Forestale secondo una visione ambientale e non solo economica;
– rinforzare la pianta organica dei Carabinieri forestali con un piano di assunzioni straordinarie;
– maggiore contrasto al bracconaggio e introdurre espressamente gli atti di bracconaggio nella fattispecie dei “delitti a danno della fauna” all’interno del codice penale, con particolare riguardo alle aree protette;
– monitorare l’andamento delle specie selvatiche a rischio, sulla base degli studi realizzati da Ispra e dal mondo scientifico e ambientalista, al fine di intervenire con azioni dirette volte a tutelare il patrimonio faunistico e floristico a rischio e ridurre gli impatti causati dall’uomo;
– attuare il Piano Lupo per tutelare l’ecosistema, i cittadini e gli allevatori;
– tutelare gli animali da compagnia e favorire il benessere degli animali, anche attraverso nuove agevolazioni fiscali;
– favorire la promozione delle aree protette italiane nei sistemi internazionali di patrimonalizzazione dell’UNESCO, attraverso un aumento della loro capacità di fruibilità e un adeguato miglioramento dei servizi offerti ai visitatori, anche attraverso la valorizzazione delle tradizioni e delle conoscenze tradizionali delle comunità dei parchi nazionali.
– Proteggere il mare attraverso:
– promozione di misure per limitare il marine litter e per il recupero dei rifiuti in mare, anche con il coinvolgimento dei pescatori, e per una sensibilizzazione attiva sul tema dei cittadini;
– attuazione della rete Natura 2000, completando la designazione della rete dei siti a mare;
– potenziamento delle Aree marine protette;
– introduzione di nuove norme sulla tutela del mare e nuove procedure per l’autorizzazione alla raccolta della plastica in mare. Penso in questo caso alla disponibilità dei pescatori e alle isole ecologiche portuali, modificando opportunamente il Codice dell’Ambiente;
– aggiornamento delle procedure per il controllo e la prevenzione degli impatti sugli ambienti marini mediante il rilascio di autorizzazioni, pareri e nulla osta previsti dalla normativa vigente;
– emanazione di indirizzi generali e criteri per la difesa della costa a livello nazionale per adeguare la pianificazione di bacino sulla difesa della costa;
– proseguimento del servizio finalizzato alla prevenzione e alla lotta agli inquinamenti marini da idrocarburi lungo le coste italiane;
– rinforzare la pianta organica del Corpo delle Capitanerie di Porto con un piano straordinario di assunzioni.
– Garantire l’accesso all’acqua quale bene comune e diritto umano universale, anche attraverso gli strumenti normativi europei:
– appoggiando la proposta di direttiva sulla qualità delle acque per il consumo umano, che nasce da una mobilitazione popolare senza precedenti, con quasi 2 milioni di cittadini europei intervenuti per chiedere all’Unione di garantire un accesso sufficiente all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari per tutti”;
– promozione del governo pubblico e partecipativo dell’intero ciclo integrato dell’acqua. I privati coinvolti nella fornitura, gestione e distribuzione dell’acqua dovrebbero essere adeguatamente monitorati dalle autorità competenti e il pubblico dovrebbe avere accesso a tutte le informazioni e i dati ambientali;
– incentivare l’uso di sistemi per ridurre sprechi e dispersioni attraverso l’introduzione di nuove tecnologie già in uso in alcune parti del Paese e sensibilizzando l’opinione pubblica sulle problematiche relative all’inquinamento e alla dispersione delle acque;
– diminuire le categorie di persone prive di accesso all’acqua, specificando che l’erogazione di un quantitativo minimo vitale non può essere sospesa;
– investimenti sul servizio idrico integrato di natura pubblica, applicando la volontà popolare espressa nel referendum del 2011, con particolare riferimento alla ristrutturazione della rete idrica, garantendo la qualità dell’acqua, le esigenze e la salute di ogni cittadino.
In relazione al terzo obiettivo, quello del contrasto allo spreco del suolo e al dissesto idrogeologico, è mia intenzione avviare una serie di interventi diffusi in chiave preventiva di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo, anche come volano di spesa virtuosa e di creazione di lavoro nelle aree a forte rischio, oltre che azioni per responsabilizzare il cittadino sui rischi connessi alla tutela del territorio.
Al riguardo sono felice di notare che per iniziativa di parlamentari di diverso colore politico è ripresa la discussione, interrottasi con la fine della scorsa legislatura, di un provvedimento che insista su tale tematica.
Penso che il contrasto del consumo del suolo e la prevenzione del rischio idrogeologico potranno essere realizzati attraverso diverse azioni, tra cui:
– Introdurre nel nostro ordinamento una serie di regole certe e durature finalizzate a prevenire il consumo e lo spreco del suolo:
– fermare il consumo di suolo attraverso un’adeguata politica di sostegno che promuova la rigenerazione urbana;
– promuovere azioni di sostegno alle iniziative per rilanciare il patrimonio edilizio esistente, favorendo il retrofit degli edifici;
– introdurre il bilancio ecologico comunale.
– Dare nuovo impulso alle misure di contrasto del dissesto idrogeologico attraverso azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre ad una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico:
– riportando in capo al Ministero dell’Ambiente la diretta competenza sul tema che nell’ultima legislatura era stata ceduta a una struttura di missione dislocata presso la Presidenza del Consiglio. Abbiamo già posto rimedio a questa asincronia attraverso le norme contenute nel decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 2 luglio 2018, che permetteranno al Ministero dell’Ambiente di recuperare tale funzione, evitando gli ulteriori costi per la finanza pubblica richiesti dalle strutture create ad hoc dai precedenti governi presso la Presidenza del Consiglio;
– sbloccando i fondi rotativi per la tutela idrologica del territorio e garantendo il necessario supporto nella progettazione degli interventi prioritari per la mitigazione del rischio tramite accordi di programma attuati dai Presidenti di regione in qualità di Commissari di Governo;
– ammodernando l’infrastruttura hardware e software del Geoportale Nazionale per la prevenzione dei rischi, da inserire nel più ampio sistema europeo presso la Presidenza del Consiglio;
– prestando particolare attenzione allo stato di salute dei boschi come strumenti di prevenzione dei rischi idrologici, anche di concerto con il MIPAAF (vedi TUF);
– attivando processi di tutela sperimentale dei corsi d’acqua e dei fiumi;
– coordinando l’attività delle Autorità Distrettuali nella valutazione preliminare del rischio di alluvioni e nell’individuazione delle aree a potenziale rischio significativo per garantire elaborati omogenei a livello nazionale, nonché l’aggiornamento delle mappe di pericolosità e rischio di alluvioni entro dicembre 2019.
Il quarto obiettivo concerne la sicurezza del territorio e della prevenzione e contrasto dei danni ambientali e lotta alle tante terre dei fuochi presenti nel nostro Paese.
Garantire a ogni singolo cittadino una vita migliore in un ambiente salubre che gli permetta di non ammalarsi per cause dovute alla gestione criminale dei rifiuti è un dovere che non può passare in secondo piano.
Per raggiungere tale obiettivo ho in programma l’attuazione di diverse iniziative: penso anzitutto a due questioni:
– Rafforzamento delle misure già previste nell’ordinamento per prevenire e reprimere i reati ambientali, attraverso una parziale riforma della legge 68/2015, finalizzata a:
– inasprire la risposta sanzionatoria per i reati ambientali contravvenzionali già previsti dalla legge. Penso in particolare agli articoli 256 e 259 del Codice dell’Ambiente;
– prevedere il sequestro e la confisca dei beni frutto di reati ambientali, come già previsto dall’ordinamento per i beni acquisiti dalla criminalità organizzata tramite attività illecite – una sorta di confisca allargata;
– applicare il Daspo, ovvero un ordine di allontanamento, fino a 2 anni, nei confronti di chi si rende responsabile di trasporto abusivo, abbandono, sversamento e combustione illecita di rifiuti nei pressi di istituti scolastici, luoghi di cultura, parchi pubblici, mercati, siti turistici, ferrovie, aeroporti e stabilimenti balneari o nelle campagne;
– introdurre la possibilità di arresto in flagranza differita per gli illeciti ambientali più gravi;
– inasprire le previsioni relative al delitto di combustione illecita di rifiuti e roghi tossici;
– riorganizzare il sistema e le competenze di polizia ambientale, al fine di rafforzare le attività di indagine riguardanti la protezione boschiva, la protezione del paesaggio, il settore riguardante i rifiuti, la protezione degli animali di affezione, selvatici o esotici e la repressione e la prevenzione dei reati ambientali;
– prevedere il sequestro dei beni per chi inquina e ritiene di non pagare.
– Implementare l’attività di contrasto alle ecomafie e alle terre dei fuochi che esistono non solo al sud ma su tutto il territorio nazionale, operando a livello normativo, con la logica e il meccanismo del chi inquina paga”, in maniera tale da:
– riformare la governance sulla Terra dei fuochi prevista dal decreto-legge 136 del 2013, portando la competenza in capo al Ministero dell’Ambiente, tematica su cui stiamo già intervenendo con le previsioni del decreto-legge varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 2 luglio;
– rivedere i meccanismi di governo e gli strumenti di messa in sicurezza e bonifica ambientale, soprattutto per le discariche cd. “orfane”, sbloccando i fondi fermi al Ministero e a Palazzo Chigi secondo criteri di rigorosa trasparenza;
– introdurre nuove procedure per il riconoscimento dei suoli su cui poter attivare interventi di monitoraggio e analisi;
– allargare il modello campano alle altre situazioni allarmanti per altri interventi in altre zone d’Italia.
Il quinto obiettivo prende in considerazione l’implementazione di azioni che si collochino in una strategia di economia circolare, anziché lineare, con l’obiettivo di medio-lungo periodo di rifiuti zero e di una revisione del ciclo dei rifiuti e delle misure anti-inquinamento.
La sfida culturale con cui i cittadini sono chiamati a misurarsi mette in discussione i parametri sociali ed economici della contemporaneità: per questo deve essere sostenuta e accompagnata da scelte di politiche pubbliche misurate, capaci di guidarli e sensibilizzarli in maniera non coercitiva.
Tra le prime azioni del mio mandato ho lanciato da subito la campagna “plastic free”: ritengo doveroso che in tutte le amministrazioni pubbliche sia bandito l’uso di plastica, specialmente monouso. Le pubbliche amministrazioni devono essere da esempio di sostenibilità e di cultura ambientale per fornire ai cittadini una guida e un modello di riferimento.
Sarei felice che anche questa Assemblea accetti la medesima sfida e si proponga quale modello.
Per i medesimi obiettivi, si procederà a:
– Favorire l’economia circolare, intesa quale sistema ambientale ed economico in cui un bene è utilizzato, diventa rifiuto, e poi, a valle di un procedimento di recupero, cessa di essere tale per essere riutilizzato quale materia seconda per la produzione di un nuovo bene, attraverso:
– progettazione di beni e fiscalità premianti per chi produce beni riciclabili e riutilizzabili;
– ricorso alla raccolta domiciliare;
– azioni contro lo spreco alimentare;
– realizzazione di centri di riparazione e riuso dei beni utilizzati;
– introduzione della banca dell’Usato.
– Rivedere il ciclo dei rifiuti e il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, anche nel senso della circolarità economica, prevedendo:
– incentivazione alla filiera corta di gestione, con il recupero di materia del compost per ridurre i fertilizzanti chimici e l’irrigazione;
– forte riduzione del rifiuto prodotto, con una crescente percentuale di prodotto riciclato e contestualmente una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti, adottando metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi;
– introdurre norme per ridurre drasticamente l’utilizzo della plastica monouso, anche per legge, soprattutto presso le pubbliche amministrazioni;
– riduzione del sistema degli imballaggi alla fonte con aiuti al produttore e al consumatore (IVA e crediti di imposta);
– revisione delle norme sulla tracciabilità dei rifiuti speciali, ad esempio per gli pneumatici;
– aggiornamento delle linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi e rafforzamento attività di vigilanza e monitoraggio sulla gestione dei rifiuti su base regionale, con coinvolgimento diretto delle prefetture;
– interscambio informativo tra ISPRAA e il Sistema Nazionale a rete per la protezione dell’ambiente con il Sistema delle Polizie Ambientali Nazionali;
– definizione di un modello di governance complessiva sulla gestione dei dati della tracciabilità dei rifiuti a livello nazionale in accordo con tutti gli attori coinvolti, anche in vista della realizzazione di una banca dati per la gestione, elaborazione e fruibilità delle informazioni contenute nei documenti digitali indicati, funzionale all’adozione di politiche di sviluppo;
– confronto e riorganizzazione dei Consorzi nazionali per il riciclaggio dei rifiuti mirato ad un’attenta verifica degli obiettivi di riciclaggio raggiunti nonché al coordinamento di azioni volte al contrasto dei fenomeni illeciti legati al traffico nazionale e internazionale dei rifiuti;
– potenziamento dei controlli sulle importazioni ed esportazioni di rifiuti anche attraverso la revisione del Piano nazionale delle Ispezioni.
– Riformare la normativa sull’amianto:
– creazione di una cabina di regia unica presso il Ministero dell’Ambiente;
– implementazione delle attività di rilevazione e bonifica;
– previsione di specifiche agevolazioni per le attività di bonifica e individuazione dei siti di trattamento in accordo con le Regioni;
– rafforzamento delle azioni a supporto di soggetti pubblici e privati per incentivare gli interventi di Bonifica Amianto – Fondo Progettazione e Credito d’Imposta;
– avvio di “INFO AMIANTO”, sistema web-based per la gestione dei procedimenti amministrativi relativi ad aree contaminate da amianto;
– avvio di “ASBESTO 2.0 (Amianto in Superficie e Bonifica degli Edifici Scolastici mediante uso di tecnologie di Telerilevamento Ottico).
Il sesto e ultimo obiettivo riguarda la riduzione, fino all’azzeramento, delle infrazioni inflitte al nostro Paese dall’Unione Europea.
– L’attività di monitoraggio, controllo e risoluzione delle procedure di infrazione avrà carattere rilevante: l’obiettivo è quello di proseguire e migliorare il percorso virtuoso di contrazione delle procedure di infrazione a carico del nostro Paese, passate complessivamente dalle 117 del 2014 alle 59 di oggi.
13 di queste, ovvero circa il 22%, sono di natura ambientale, afferenti in particolare alle tematiche dell’inquinamento dell’aria, dei rifiuti e del trattamento delle acque reflue urbane.
Sulla questione delle infrazioni e sulla loro natura potremo soffermarci in una successiva audizione per fare insieme il punto complessivo.
– Al fine di incidere maggiormente sulle politiche dell’Unione, vi anticipo che è mia intenzione, secondo quanto previsto dalla legge 234 del 2012, istituire una specifica task force, coordinata dall’Ufficio di Gabinetto con il contributo dell’ufficio legislativo e di un referente per ciascuna direzione generale e, ove opportuno, un rappresentante delle Regioni coinvolti dalla procedura di infrazione, per seguire ogni procedura e stabilire una road map con tempi certi per la sua soluzione, anche attraverso l’esercizio del potere sostitutivo.
Le priorità individuate come linee programmatiche per il mio mandato spero possano diventare oggetto di un dialogo proficuo e virtuoso con tutti voi, a prescindere dal colore politico, al fine di migliorare il nostro ordinamento e di conseguenza la vita dei cittadini e dare l’opportunità ai giovani di ereditare un mondo più sicuro e verde, fini ultimi del mio mandato.
A tal proposito seguirò con vivo e costante interesse le attività di questa Commissione, le cui priorità recentemente da voi individuate trovano riscontro anche nei temi da me sviluppati in precedenza.
Ad esempio, le proposte di legge sul contenimento del consumo del suolo e del riuso del suolo edificato, come anche quella finalizzata a vietare la plastica monouso destinata alla ristorazione, o ancora quella relativa all’economica circolare o alle innovazioni in materia di auto-recupero del patrimonio immobiliare sono argomenti su cui potrà esserci un confronto produttivo e uno scambio reciproco di idee per approvare norme condivise e durature per il futuro.
Seguirò con attenzione anche il dibattito sulle misure urgenti per il completamento della cartografia geologica d’Italia e della micro-zonazione sismica, che trova piena corrispondenza nelle politiche di prevenzione del rischio idrologico ritenute da me prioritarie per prevenire i disastri naturali, come anche la proposta di legge quadro sulle isole minori, ecosistemi fragili che necessitano di alti livelli di salvaguardia ambientale e presso cui si concentrano molte delle aree marine protette del nostro Paese.
So che gli obiettivi che vi ho illustrato sono molto ambiziosi e su questi vi chiedo, e spero, di avere il vostro massimo supporto e la vostra massima condivisione.
Sono, però, consapevole che per realizzare tutto ciò è necessario prima di tutto ripensare il Ministero dell’Ambiente come amministrazione pubblica prima ancora che come strumento di governo politico.
Si deve infatti affrontare con la massima urgenza la questione del personale in servizio presso il Ministero.
Ho trovato personale di eccellente qualità ma ampiamente sottovalutato, i cui compensi sono nettamente inferiori ai colleghi che negli altri Ministeri svolgono le medesime funzioni.
In questi ultimi vent’anni c’è stato un accanimento verso il Ministero dell’Ambiente che ha portato a svuotare sempre di più i compiti e le dotazioni del Ministero, demotivando ancora di più il personale in servizio e spingendo molti a lasciare l’Amministrazione.
Proprio su questo punto, mi propongo di lavorare per realizzare quanto previsto dal Patto per l’ecologia proposto dalle associazioni ambientaliste in campagna elettorale, firmato non solo dalle forze di maggioranza che sostengono questo Governo ma da tutte le forze politiche presenti oggi in Parlamento.
È per questo che vi chiedo, a prescindere dalla vostra appartenenza politica, di supportare le battaglie che farò per quanti lavorano e vorranno lavorare al Ministero e che saranno individuati, per la prima volta, mediante concorsi pubblici.
Sottolineo per la prima volta perché, in 32 anni di vita, al Ministero dell’Ambiente non sono mai stati banditi concorsi.
Non esiste un ruolo tecnico.
Non vi sono state modalità di ingresso volte a selezionare il personale.
Come prima cosa dobbiamo, quindi, consentire un grande concorso pubblico per potenziare il Ministero.
Al tempo stesso dobbiamo ripensare gli stipendi del personale in servizio, penso soprattutto ai funzionari, per consentire loro di essere al medesimo livello dei loro colleghi.
È solo attraverso il lavoro, la fatica, l’impegno e la passione delle donne e degli uomini che lavorano e lavoreranno al Ministero dell’Ambiente che potranno essere raggiunti quegli obiettivi ambiziosi che vi ho esposto precedentemente.
Le buone idee camminano sempre sulle gambe delle persone: se le persone non sono motivate o sono troppo poche, quelle idee non vedranno mai la luce.
C’è, infine, una seconda sfida che mi aspetta e che, ancora una volta, coinvolge voi direttamente.
È la sfida della legalità e della trasparenza.
Occorre che il Ministero dell’Ambiente sia una casa di vetro in cui tutto sia visibile e comprensibile.
Occorre che qualsiasi cittadino possa conoscere gli interessi che interloquiscono con il Ministero e capire, di conseguenza, come si è formata la decisione pubblica.
La spirale negativa va interrotta ed è necessario un cambio di passo che capovolga il paradigma e renda il Ministero il luogo in cui si forma l’interesse generale.
Questo è il modo, a mio avviso, in cui la politica potrà recuperare credibilità e mostrare a tutti di essere davvero al servizio della collettività.
Per parte mia ho già iniziato a seguire queste regole e nei prossimi giorni vi informerò circa una serie di obblighi di trasparenza che mi sono imposto e che ho imposto a tutti i miei collaboratori.
È per questi obiettivi, con queste consapevolezza e per queste sfide che ho accettato l’incarico di Ministro.
Ed è per gli stessi motivi che vi chiedo di assicurarmi il massimo supporto.
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La PRESIDENTE ringrazia il Ministro per l’esauriente esposizione che costituirà un importante contributo per i lavori della Commissione, le cui linee di programmazione saranno presto comunicate agli uffici del Ministro.
Si sofferma poi sul tema delle infrazioni inflitte all’Italia dall’Unione europea, peraltro già oggetto di attenzione da parte della Commissione, per richiedere uno specifico approfondimento che consenta di conoscere nel dettaglio le procedure di infrazione tuttora aperte specificandone l’iter, la tempistica, gli oneri connessi e tutte le altre informazioni ritenute necessarie.
Ricorda infine che nella precedente legislatura, sul tema delle bonifiche, sono state approvate all’unanimità due risoluzioni riguardanti, rispettivamente, la vasca per la raccolta dei liquami nel villaggio Pilone di Ostuni e la discarica di Maddaloni, a cui non è stato dato purtroppo alcun seguito da parte del Governo.
Chiede pertanto al Ministro di farsi carico di tali questioni che coinvolgono in maniera significativa le popolazioni interessate.
Il senatore NASTRI (FdI) ringrazia il ministro Costa per l’esauriente esposizione e segnala che il territorio Novarese è recentemente diventato un territorio appetibile per la ricerca petrolifera: cita il caso della Shell che ha richiesto al Ministero dell’ambiente di poter avviare le procedure per l’autorizzazione a sondaggi esplorativi in un’area caratterizzata, tra l’altro, da vigneti e altre coltivazioni di pregio.
Ricorda che nel territorio la gran parte della popolazione è contraria a tali progetti, così come la Lega e il Movimento 5 Stelle che si sono già espresse negativamente: chiede pertanto di conoscere quale sia la posizione del Ministero sulla questione.
Ricorda poi il numero crescente dei siti da bonificare, a cui si accompagna una sempre maggiore difficoltà nell’individuazione dei soggetti responsabili dell’inquinamento; sul tema pesa inoltre l’eccessivo carico burocratico nonché la difficoltà nel reperimento delle risorse necessarie per l’attuazione delle bonifiche: richiede quindi quali siano gli interventi concreti che il Governo intende realizzare per far uscire i siti inquinati dallo stato in cui versano.
Affronta poi il problema dello spreco di acqua potabile, dai bacini di captazione sino all’utenza finale, citando il caso di Roma; ricorda l’enorme risparmio idrico realizzabile qualora venisse aumentata la quota di impianti di depurazione capaci di assicurare il trattamento delle acque reflue.
Considerando lo stato in cui versano gli acquedotti e le reti fognarie italiane, che necessitano di investimenti sostanziali, chiede al Ministro in che modo intenda affrontare tale problema, soprattutto sotto l’aspetto finanziario.
Ricorda infine come in Italia siano purtroppo frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico che richiederebbero interventi strutturali sul territorio; il precedente Governo aveva al riguardo promesso interventi sostanziali per la prevenzione ed il dissesto che, purtroppo, risultano non realizzati.
Chiede pertanto se sia possibile programmare, d’intesa con le Regioni, un piano strutturale di intervento che individui chiaramente tempi e priorità di azione.
La senatrice LA MURA (M5S), dopo aver ringraziato il Ministro per l’ampia esposizione, segnala alcune criticità ambientali che caratterizzano il territorio campano, soffermandosi, in particolare, sul bacino idrografico del fiume Sarno.
In un contesto fluviale tra i più inquinati d’Europa è in fase di realizzazione un progetto europeo di mitigazione del rischio idraulico, fortemente contestato dalla popolazione, che appare notevolmente sovradimensionato ed andrebbe completamente riformulato, tenendo conto, peraltro, che incide significativamente in un’area di particolare pregio da un punto di vista tanto paesaggistico che storico-archeologico.
Il senatore FERRAZZI (PD), dopo aver ringraziato il Ministro, sottolinea con piacere i numerosi apprezzamenti espressi dal Ministro medesimo nei confronti dell’attività svolta nel corso della precedente legislatura e manifesta la condivisione della propria parte politica per quelle linee di indirizzo enunciate su cui sarà possibile avviare spazi di collaborazione.
Si sofferma poi sul tema dell’adattamento, che deve essere sviluppato in modo particolare nei contesti urbani, dove sussiste una notevole distanza dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei, e che va comunque affrontato parallelamente a quello della riduzione delle emissioni.
Sul tema dell’Accordo di Parigi, che andrebbe rafforzato, esprime particolare apprezzamento per il riferimento fatto dal Ministro alla problematica dei migranti; segnala quindi la necessità di un impegno europeo più forte in questa direzione.
Contemporaneamente chiede quale sia l’orientamento del Ministro nei confronti dell’Amministrazione Trump, alla luce degli atteggiamenti negativi da questa assunti nei confronti dell’Accordo.
Quanto alla necessità di rafforzare la collaborazione con gli altri Ministeri segnalata dal Ministro, pone particolare attenzione al tema dell’alta velocità chiedendo quali siano gli intendimenti in proposito.
Affronta poi la problematica concernente l’ILVA di Taranto, ricordando come il Ministro si sia recentemente espresso pubblicamente sul piano di riconversione dell’Azienda: chiede quindi quale sia la posizione del Ministro su un tema così importante anche per le sue ricadute sul piano nazionale.
Il senatore BRUZZONE (L-SP) ringrazia il Ministro per l’ampia e articolata esposizione e, dopo aver ricordato cha la revisione della legge n. 394 del 1991 (legge-quadro sulle aree protette) non è prevista nel contratto di Governo, chiede di conoscere quale siano le proposte che il Ministro intende avanzare sul tema dei parchi.
In materia di biodiversità, condivide l’obiettivo di monitorare il rischio per quanto concerne la fauna selvatica: ricorda tuttavia che il problema viene affrontato non soltanto dall’ISPRA ma anche da altri soggetti tra cui cita, in particolare, gli agricoltori, cui spetta un ruolo particolarmente significativo.
Ricorda come siano in arrivo dei piani europei per la gestione della fauna selvatica, sui quali sarebbe opportuno un forte coordinamento tra l’ISPRA ed il Ministero dell’ambiente.
Auspica infine un maggior coordinamento nell’attività svolta dall’ISPRA tanto nei confronti delle Regioni quanto nei confronti degli altri organismi che si occupano delle stesse materie in ambito europeo.
La senatrice DE PETRIS (Misto-LeU) esprime particolare apprezzamento per il contenuto della relazione svolta dal Ministro, promettendo collaborazione su molte delle tematiche evidenziate.
Per quanto concerne la modifica della legge n. 394 del 1991 sui parchi, chiede quali siano gli intendimenti del Governo sull’argomento, così come sulla revisione del Testo Unico Forestale, per il quale ricorda l’esigenza di realizzare una gestione sostenibile.
Fa presente l’importanza del tema del consumo del suolo che dovrà essere opportunamente ripreso nel corso della legislatura; quanto, infine, al tema delle città e delle aree fortemente urbanizzate chiede quali siano gli intendimenti del Governo al riguardo e, in particolare, se sia intenzione del Ministro predisporre un’agenda con un coinvolgimento forte dei vari soggetti interessati.
Il senatore ORTOLANI (M5S), dopo aver ringraziato il Ministro, si sofferma sul tema della cartografia geologica, ricordando l’importanza di poter disporre di cartografie di dettaglio soprattutto a fronte di fenomeni, purtroppo assai frequenti nel Paese, di dissesto idrogeologico.
Segnala la mancanza a livello regionale di un servizio geologico in grado di svolgere tale lavoro cartografico, che andrebbe invece impostato con un’attività di filiera proprio a partire dalle Regioni.
Passando ad analizzare il tema delle attività petrolifere, evidenzia come vadano attentamente valutate le concessioni di autorizzazioni da parte dei vari soggetti interessati, soprattutto in vista del loro impatto sulle altre risorse, in particolar modo su quelle idriche.
La senatrice GALLONE (FI-BP) ringrazia il ministro Costa e ricorda preliminarmente l’importanza di connettere le tematiche ambientali con quelle dell’istruzione al fine di ottenere risultati più significativi per la salvaguardia dell’ecosistema.
Sul tema dell’economia circolare ricorda che la recente sentenza del Consiglio di Stato n. 1229 del 2018 ha stabilito che spetta allo Stato (e non anche alle Regioni) la decisione riguardo ai criteri relativi alla cessazione della qualifica di rifiuto (cosiddetto end of waste): poiché tale decisione impatta in modo significativo sull’economia circolare, chiede se il Ministro intenda sanare in qualche modo tale situazione e, in particolare, se sia previsto un intervento al riguardo in un prossimo provvedimento legislativo.
Il senatore BRIZIARELLI (L-SP), dopo aver ringraziato il Ministro Costa per l’articolata esposizione delle linee programmatiche del suo Dicastero, sottolinea come il “contratto di Governo” definisca l’ambito materiale sul quale si è raggiunto un accordo tra le forze che compongono la maggioranza di Governo, ambito materiale nel quale rientrano coerentemente le sei linee direttrici di fondo esposte dal Ministro nel suo intervento, l’attuazione delle quali poi dovrà essere oggetto di specifica condivisione ed ulteriore definizione.
Soffermandosi poi su alcuni aspetti più specifici, il senatore, nel condividere la cosiddetta strategia plastic free, rileva peraltro come in questa prospettiva sia necessario porre l’attenzione anche su aspetti ulteriori come, ad esempio, il rispetto degli obblighi normativamente previsti per le procedure d’appalto in materia di obbligo di “acquisti verdi”.
In tema di rifiuti l’oratore pone altresì l’accento sulla necessità di una adeguata ed ulteriore valutazione delle implicazioni che, sul piano normativo ed amministrativo comporta l’estensione, in questo ambito, delle competenze dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA).
Sempre con riferimento al tema dei rifiuti ritiene utile che il Governo chiarisca quale sia la sua posizione specifica in ordine alle problematiche attuative del decreto-legge “Sblocca Italia” e, in particolare, a quelle connesse con l’articolo 35, comma 1, di tale provvedimento, poste in evidenza dall’ordinanza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, n. 04574 del 2018, con la quale è stata sollevata questione pregiudiziale, ai sensi dell’articolo 267 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, della predetta disposizione davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Da ultimo il senatore chiede al Ministro chiarimenti sullo stato di attuazione dei più recenti interventi normativi in materia di centri di compostaggio.
Il senatore PAZZAGLINI (L-SP) si sofferma innanzitutto sulle problematiche concernenti la riduzione degli elementi inquinanti rispetto alle quali ritiene senz’altro condivisibile l’impostazione di fondo del Governo, pur giudicando necessario sottolineare l’esigenza che si proceda sulla strada dell’attuazione della stessa tenendo anche in adeguata considerazione la situazione di soggetti che possono essere in condizione di maggiore difficoltà economica.
Per quanto riguarda le problematiche concernenti la normativa in materia di aree protette di cui alla legge n. 394 del 1991, evidenzia come tali problematiche non siano ricomprese nel “contratto di Governo” e come questo, quindi, imponga una particolare cautela ed attenzione nel procedere all’esame delle stesse, soffermandosi poi, in particolare, sulla necessità di trovare un più soddisfacente punto di equilibrio fra le esigenze di tutela, sottese alla predetta normativa, e quelle di prevenzione del rischio idrogeologico.
La senatrice Assuntela MESSINA (PD) ringrazia il Ministro per il suo intervento e, nel rifarsi alle considerazioni già svolte dal senatore Ferrazzi, richiama l’attenzione, in particolare, sulla questione dell’Ilva di Taranto, rispetto alla quale ritiene di particolare importanza che risulti confermata l’impostazione alla quale il Ministro ha fatto riferimento, in termini generali, circa l’esigenza che, in materia ambientale, il Governo proceda in un’ottica di affiancamento e cooperazione con le Regioni e gli Enti locali.
La senatrice TIRABOSCHI (FI-BP) considera centrali nell’intervento del Ministro i profili concernenti l’esigenza di un più adeguato ed efficace coordinamento tra l’azione del Ministero dell’ambiente e quella degli altri Ministeri aventi competenze incidenti o comunque rilevanti in materia ambientale e, al riguardo, riterrebbe opportuno avere dal Ministro stesso ulteriori indicazioni su come, in pratica, ci si ripromette di ottenere un risultato che fino ad oggi è mancato.
Sotto un diverso profilo considera necessario che ulteriori elementi siano forniti alla Commissione in modo da rendere più chiaro in che modo il Governo ritenga di poter reperire le risorse necessarie per l’attuazione di tutti quegli interventi, indicati nell’esposizione del Ministro, che necessitano chiaramente di stanziamenti finanziari per la loro implementazione.
Il senatore QUARTO (M5S) si dichiara d’accordo in modo integrale con l’esposizione delle linee programmatiche svolta dal Ministro, ritenendo l’impostazione, sottesa alla medesima, coerente con l’esigenza di assicurare un’effettiva centralità delle problematiche ambientali rispetto alle altre connesse problematiche di governo.
Coglie poi, più in particolare, l’occasione per soffermarsi sulle problematiche concernenti la ricerca e l’estrazione petrolifera richiamando gli elementi sia scientifici, sia tratti dalla concreta esperienza, che rendono evidente come la ricerca petrolifera in Italia sia insostenibile, e comunque pericolosissima, viste le condizioni di “mare chiuso” del Mediterraneo in generale, e del mare Adriatico in particolare.
Un ultimo aspetto specifico su cui riterrebbe auspicabile che il Governo fornisse ulteriori indicazioni è quello relativo alla situazione delle scuole italiane sotto il profilo del rischio sismico.
La senatrice BELLANOVA (PD), dopo aver ringraziato il Ministro per la sua esposizione, si sofferma su alcuni punti specifici.
Con riferimento alle ricerche petrolifere nel mare Adriatico al di là del limite delle 12 miglia, ricorda che le relative procedure di autorizzazione non si sono ancora concluse avendo il Ministero per lo sviluppo economico chiesto una valutazione da parte di esperti circa le problematiche connesse all’utilizzo della tecnica dell’air gun.
Chiede di sapere quale sia al riguardo la posizione del nuovo Ministro dell’ambiente.
Ugualmente chiede di conoscere quale sia la posizione del nuovo Ministro dell’ambiente relativamente alle problematiche concernenti il gasdotto Trans-Adriatico (TAP).
Infine chiede di conoscere quale sia la posizione del nuovo Esecutivo rispetto agli impegni specificamente assunti nell’ambito della Strategia energetica nazionale.
La senatrice SUDANO (PD), nel ringraziare anch’essa il Ministro per la sua esposizione, ritiene necessario rilevare come però, nella medesima, manchi, a suo avviso, un’adeguata considerazione di come le specificità legate ai contesti regionali, spesso significativamente diversi, possano rendere di fatto inattuabile, in determinati ambiti territoriali, l’attuazione di decisioni adottate a livello nazionale.
In questo senso l’esperienza della Regione da cui proviene, la Sicilia, è significativa su versanti quali la mobilità, ovvero l’attuazione delle politiche di economia circolare, essendo in tale contesto spesso mancanti le condizioni minime per procedere nel senso stabilito a livello nazionale.
A tale proposito auspica che le politiche stabilite a livello centrale, nella loro attuazione, tengano adeguatamente conto di tali circostanze di fatto.
La senatrice NUGNES (M5S) sottolinea innanzitutto, in via generale, l’importanza di un efficace raccordo tra il Ministero dell’ambiente e il Ministero dello sviluppo economico.
Passando poi ad alcune problematiche specifiche, pone in particolare l’accento sulla nozione di “economia ecologica” ritenendo come in questa prospettiva – anche a voler tener conto dei vincoli che derivano dalla necessità di attuare cambiamenti su una scala che trascende la dimensione nazionale, se si vogliono evitare danni competitivi per le imprese italiane – sarebbe già un importante risultato far sì, che, su piani diversi, il consumatore sia informato sui costi ambientali indiretti di determinati prodotti derivanti, in ipotesi, dal modo in cui sono realizzati gli imballaggi, ovvero, su un altro piano, che le procedure di gara di appalto siano realizzate in modo da favorire la fornitura di prodotti che non presentino tali costi indiretti.
Per quanto riguarda invece la diversa problematica della rigenerazione urbana, la senatrice evidenzia come attualmente l’esperienza abbia dimostrato che, nella concretezza dell’attività edilizia, il consumo del suolo risulta di fatto più conveniente della sua rigenerazione.
A questo proposito si chiede quindi se non sia opportuno che il Governo adotti misure volte ad incentivare tale rigenerazione in modo da invertire tale stato di fatto.
Da ultimo la senatrice chiede al Ministro Costa quale sia la posizione del Governo circa l’effettiva funzionalità delle competenze attribuite alla Procura nazionale antimafia in materia ambientale, con riferimento alla fattispecie da ultimo confluita nell’attuale articolo 452-quaterdecies del Codice penale.
Dopo che la presidente MORONESE ha ulteriormente ringraziato il Ministro, il MINISTRO ringrazia a sua volta la Commissione per il confronto che è stato avviato con la seduta odierna e che si ripromette potrà proficuamente continuare in futuro.
Assicura che il Governo darà risposta a tutti i quesiti posti, e che, se questo non sarà possibile nell’immediatezza della prossima seduta, avverrà certamente nell’ulteriore interlocuzione che ci sarà con i componenti della Commissione.
La presidente MORONESE avverte che il seguito della procedura informativa, avrà luogo nella seduta di martedì prossimo alle ore 14.
La seduta termina alle ore 16,35.
TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI (13ª)
MARTEDÌ 10 LUGLIO 2018
3ª Seduta
Presidenza della Presidente
Interviene il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Costa.
La seduta inizia alle ore 14,05.
PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito delle comunicazioni del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare sulle linee programmatiche del suo Dicastero
La presidente MORONESE ricorda preliminarmente che, con le comunicazioni odierne, prosegue la procedura informativa avviata nella seduta del 5 luglio scorso, in occasione della quale il ministro Costa aveva svolto una relazione illustrativa sulle linee programmatiche della politica del suo Dicastero, alla quale erano seguiti interventi di componenti della Commissione che avevano posto diversi quesiti.
Dichiara quindi aperto il dibattito.
Interviene il ministro COSTA in replica ai quesiti posti dai membri della Commissione nella precedente seduta.
Con riferimento alle questioni poste dal senatore Nastri, sul tema delle ricerche petrolifere sul territorio novarese fa presente che è in corso la procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) per la realizzazione di una campagna di indagini geofisiche nell’ambito del permesso di ricerca “Cascina Alberto” (Shell Italia E&P S.p.A.).
La procedura è stata avviata a dicembre 2017 ed è in fase di istruttoria tecnica presso la Commissione Tecnica per la Verifica dell’Impatto Ambientale VIA e valutazione ambientale strategica (VAS).
Nel corso della fase di consultazione pubblica sono pervenute 31 osservazioni da parte del pubblico (principalmente Comuni) che, ai sensi della normativa vigente, saranno tenute in debita considerazione ai fini dell’espressione del provvedimento di VIA.
Sul tema dei siti da bonificare, il Ministro segnala che il Ministero sta valutando alcuni interventi normativi specifici in materia di bonifica per i Siti contaminati di interesse nazionale (SIN) nell’ottica di una maggiore semplificazione e speditezza del procedimento amministrativo, che in questa sede si possono elencare per punti.
In primis, si ritiene opportuno procedere all’individuazione del responsabile della contaminazione nei siti di interesse nazionale.
La proposta in esame sarebbe volta ad affrontare un nodo cruciale nei procedimenti in corso nei siti di interesse nazionale, che come noto sono caratterizzati da contaminazioni storiche.
Ad oggi la maggior parte dei procedimenti in corso sono stati avviati ad istanza di soggetti interessati non responsabili della contaminazione determinando condizionamenti dell’azione amministrativa in ragione del principio, ormai consolidato in giurisprudenza, secondo cui al soggetto non responsabile della contaminazione non possono essere imposti obblighi di facere.
Ciò determina un vulnus soprattutto in ordine alla contaminazione della falda la cui bonifica, in ragione di quanto sopra, non può essere richiesta al proprietario dei suoli soprastanti.
La proposta normativa, pertanto, sarebbe volta a: chiarire la competenza provinciale nei SIN in tutte le fasi procedimentali, su richiesta del Ministero; stabilire un temine certo per la conclusione del procedimento; prevedere l’esercizio dei poteri sostitutivi, prima della Regione, e poi, in caso di perdurante inerzia anche di quest’ultima, del Presidente del Consiglio dei ministri; introdurre una previsione sulla responsabilità erariale in caso di inadempimento degli Enti.
Inoltre, si intende rafforzare l’attività di controllo nei siti di interesse nazionale; al riguardo, la modifica normativa potrebbe intervenire sulle seguenti direttrici: attrarre alla competenza del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare la fase di controllo dell’efficienza/efficacia degli interventi di messa in sicurezza d’emergenza, misure di prevenzione e progetti di bonifica; potere prescrizionale del Ministero in fase di controllo; definizione di uno specifico regime sanzionatorio in relazione alla mancata ottemperanza alle prescrizioni imposte dal Ministero.
Sotto l’aspetto finanziario, con delibera n. 55 del 2016, il CIPE ha approvato il Piano operativo “Ambiente” FSC 2014-2020, nell’ambito del quale, tra gli altri, è previsto il sotto-piano “Interventi per la tutela del territorio e delle acque”, con un investimento complessivo di circa 750 milioni di euro.
Gli investimenti programmati con il citato Piano operativo, seppur considerevoli, si sono peraltro rivelati sufficienti a garantire solo parzialmente la copertura delle numerose criticità ambientali presenti sul territorio nazionale.
Pertanto, con la delibera CIPE n. 11 del 28 febbraio 2018 (in corso di perfezionamento) è stato approvato un addendum al suddetto Piano.
Nell’ambito del citato addendum, per il settore “Bonifiche” è prevista l’attuazione di un Piano nazionale di interventi di bonifica da amianto negli edifici pubblici finalizzato, in particolare, alla rimozione e smaltimento dello stesso negli edifici scolastici ed ospedalieri.
Sulla base delle interlocuzioni avute con le Regioni e gli Enti locali, si è ravvisata l’esigenza prioritaria di rendere disponibili ulteriori fondi per la realizzazione degli interventi di rimozione e smaltimento, anche al fine di non rendere vani gli sforzi fino ad oggi intrapresi, finalizzati al censimento dei siti e alla progettazione di interventi, che altrimenti non arrecherebbero i benefici auspicati.
Detto Piano nazionale di bonifica da amianto negli edifici pubblici, prevede un investimento complessivo di oltre 385 milioni di euro, che in affiancamento alle iniziative già programmate e attuate sui territori, si concentrerà sul finanziamento di interventi di rimozione e smaltimento dello stesso negli edifici scolastici ed ospedalieri.
Con riferimento alle misure strutturali per far fronte alle perdite di rete, in ragione della necessità di incentivare la manutenzione e l’ammodernamento delle reti acquedottistiche a fronte della scarsità della risorsa che caratterizza il Paese e della necessità di garantire una fornitura costante a tutti i cittadini, nell’ambito delle risorse finanziarie assegnate al Ministero dell’ambiente con decreto Presidente del Consiglio dei ministri del 21 luglio 2017, a valere sul fondo istituito dalla legge di bilancio 2017, sono stati destinati 50 milioni di euro a un piano di recupero perdite in corso di definizione.
Per quanto riguarda gli investimenti, nel quadro dell’utilizzo delle risorse del Piano nazionale invasi, istituito dalla legge di bilancio 2018, il Ministero dell’ambiente ha proceduto alla definizione degli interventi relativi al settore idrico, sezione invasi, e alla determinazione del primo stralcio a elevata priorità di tale sezione.
A tal fine, si è provveduto ad espletare l’istruttoria sulle proposte presentate dalle Autorità di bacino distrettuali, al fine di verificare il quadro delle esigenze e la coerenza con le pianificazioni di bacino, con particolare riguardo alle finalità strategiche di contrasto alla siccità e razionalizzazione dell’uso delle risorse idriche.
La valutazione è stata effettuata sulla base di criteri proposti dal Ministero dell’ambiente per la determinazione della priorità ambientale degli interventi, verificando che l’assegnazione del valore massimale “strategico” proposta dal Ministero delle infrastrutture e trasporti nella scheda di rilevazione fosse sostanzialmente congruente e collimante con l’assegnazione del livello massimale di priorità ambientale, secondo la metodologia proposta dal Ministero dell’ambiente.
Sul tema della programmazione delle azioni di prevenzione del dissesto idrogeologico, il Ministro evidenzia che gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico sono raccolti nel Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo (ReNDiS-web), gestito per il Ministero dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), a cui si affianca la banca dati derivante dalle Mappe di pericolosità e rischio redatta dalle Autorità di bacino distrettuali di cui alla direttiva 2007/60 (direttiva alluvioni).
Ciò al fine di rendere sempre maggiormente interdipendente dalla mappatura redatta dalle Autorità di bacino distrettuali, e quindi dalla pianificazione di bacino/distretto, l’individuazione delle priorità di intervento strutturali e non.
Le procedure per l’inserimento degli interventi nel Repertorio nazionale (ReNDiS) e i criteri per stabilire le priorità di assegnazione delle risorse destinate alla mitigazione del rischio idrogeologico sono definite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 maggio 2015, che alla prova dei fatti si è dimostrato di pesante attuazione e di scarsa efficacia, rendendo lunga, intricata e incerta tanto la fase di inserimento che quella istruttoria.
Quest’ultima, di fatto, deve rimediare alle carenze degli inserimenti ed è complicata dal fatto di essere condivisa tra più soggetti, tra i quali ISPRA e la cessata Struttura di Missione.
Tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è pertanto in corso di revisione, al fine di eliminare le complessità legate alla sua applicazione e rendere più efficace e rigoroso il processo di individuazione degli interventi da finanziare. In sintesi la proposta: affida alle Autorità di bacino distrettuale la verifica degli interventi fin dal momento dell’inserimento in ReNDiS; valorizza il ruolo e la responsabilità delle Regioni; riconduce al Ministero tanto l’attività di programmazione che quella istruttoria, rendendola più snella; fornisce pressoché in tempo reale gli elenchi su base regionale degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico in ordine di priorità.
Nel 2015 è stato inoltre istituito il Fondo rotativo di 100 milioni di euro finalizzato al finanziamento della progettazione di interventi contro il dissesto idrogeologico e la cui assegnazione è in corso.
Sulla base di elaborazioni e proiezioni fatte internamente, il citato Fondo produrrà, già nella fase di prima attribuzione, un “parco” progetti per 3 miliardi di interventi.
A tal proposito sarà necessario avviare una riflessione per evitare che tempi troppo lunghi di finanziamento delle opere possano rendere superati i progetti, con dispendio di risorse e vanificando così gli obiettivi dello stesso.
In risposta al quesito posto dalla senatrice La Mura, il Ministro ricorda che il Progetto Sarno, previsto nella programmazione regionale del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) Campania 2007-2013 e 2014-2020, ha variato la sua estensione comprendendo l’intero bacino e non l’asta fluviale principale come nel precedente Grande Progetto; degli 11 interventi iniziali previsti, 7 sono stati riconfermati e 4 in fase di rivalutazione tecnica.
Pur non rientrando nella diretta competenza del Ministero dell’ambiente, il Dicastero sta supportando i competenti Uffici della regione Campania al fine di rivalutare il Progetto Sarno sotto il profilo della modellazione idraulica, tenendo conto delle modifiche apportate negli anni.
Il ministro replica quindi ai quesiti posti dal senatore Ferrazzi, in parte sovrapponibili con alcune questioni poste dal senatore Arrigoni.
Ricorda che con l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi è globalmente riconosciuta la necessità di passare ad una concreta fase di implementazione, che impegni i Governi nella mitigazione, ma anche nell’adattamento; a tale proposito il Paese si è dotato di una propria strategia per l’adattamento.
E’ comunque necessario che tale impegno vada oltre le sole misure e politiche dei governi nazionali e coinvolga tutta la società civile; in questo contesto, un’attenzione crescente è rivolta verso il contributo che settore privato e municipalità possono assicurare per contenere le emissioni e contrastare l’aumento delle temperature affinché rimanga entro la soglia dei due gradi.
Consapevole dell’importanza del ruolo dei contesti urbani nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici e nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, il Ministero dell’ambiente si sta impegnando per diffondere consapevolezza ed attivare meccanismi virtuosi a sostegno di municipalità, governi locali e imprese su tutto il territorio nazionale.
Al riguardo il 3 ottobre 2018 si terrà a La Spezia un convegno “Raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi; una sfida globale che passa attraverso un impegno locale”, organizzato dal Segretariato delle Nazioni Unite per la lotta ai cambiamenti climatici in collaborazione con il Ministero dell’ambiente, durante il quale verrà presentata una relazione a cura del CDP (Carbon Disclosure Project), con il quale il Ministero dell’ambiente ha avviato una collaborazione, per ragionare di quanto il Paese stia facendo in termini di azione per il clima con particolare riferimento alle azioni volontarie degli attori non statali ed al loro essenziale contributo per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Per quanto riguarda l’Accordo di Parigi va segnalato che l’introduzione di nuovi e più ambiziosi target in sede europea, 32 per cento di rinnovabili e 32,5 per cento di efficienza energetica, rispetto il precedente 27 per cento, aprono di fatto ad un innalzamento degli impegni europei in occasione della COP 24 di Katowice in Polonia.
Il Governo ha già avuto modo di affermare in occasione del Petersburg Dialogue, a Berlino, un paio di settimane fa, la conferma dell’impegno italiano per l’attuazione dell’Accordo di Parigi e per l’innalzamento dell’ambizione europea. In occasione dell’ultimo Consiglio ambiente l’Italia, insieme alla Francia e ad altri Paesi ha posto l’accento sull’esigenza di target di riduzione della CO2 da veicoli e Van rafforzati rispetto alla proposta della Commissione europea.
Sulla connessione fra i temi del cambiamento climatico e i migranti, appare evidente come la pressione data dal degrado ambientale sia un fattore scatenante di tale fenomeno; in particolare l’Africa sub-sahariana vede una situazione politica instabile, esacerbata da condizioni ambientali sempre più difficili per le popolazioni locali.
Per tale ragione, l’Italia è molto attiva in materia di cooperazione ambientale con i paesi africani, con una triplice finalità: favorire sviluppo locale e migliori condizioni ambientali forieri di ridurre i fenomeni migratori, creare opportunità di crescita economica per le imprese italiane, nonché contribuire all’Obiettivo globale dell’Accordo di Parigi e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Tra le Regioni africane a cui si sta ponendo particolare attenzione, anche per prevenire immigrazione e fenomeni di terrorismo, vi è il Sahel, da anni caratterizzata da forte instabilità politico-istituzionale e zona di maggior esodo di popolazione verso altri Stati e Regioni.
A fronte di un imponente spiegamento di forze militari e di peacekeepingnella Regione (basti pensare all’operazione “Barkhane”, all’operazione “Minusma” e all’operazione G5, cui si aggiungono tre progetti europei volti a sostenere le forze armate dei singoli Paesi dell’area, manca un adeguato piano di sostegno allo sviluppo sostenibile della zona.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Gutierrez, insieme con l’Amministratore di United Nations Development Programme (UNDP) Steiner, ha quindi deciso di impegnare un gruppo di esperti capeggiato da Ibrahim Thiaw per cercare di sviluppare un “piano Marshall” per il Sahel da sottoporre all’attenzione dei paesi donatori.
L’Italia è il primo paese che ha deciso di sostenere l’operato di Thiaw, ricevuto a Roma nelle scorse settimane, affinché il Sahel sia non solo terreno di scontro militare, ma soprattutto di impegno economico ed ambientale.
Ad esempio nel settore delle energie rinnovabili, del tutto sottosviluppato nella Regione, che rappresenta invece il miglior luogo per tali tecnologie.
Vento e sole della regione del Sahel sono più che sufficienti ad alimentare la produzione energia anche per l’esportazione in altre zone africane e consentirebbero un immediato sviluppo economico dell’area, senza la necessità di lunghe e costose reti di trasmissione dell’energia.
È quindi intenzione del Governo continuare in queste iniziative che, con investimenti limitati, consentono grandi benefici anche in termini di relazioni diplomatiche con i paesi coinvolti.
Il ministro affronta quindi il tema della posizione dell’Amministrazione USA rispetto all’Accordo di Parigi ricordando come a seguito delle dichiarazioni del Presidente Trump in merito ad una possibile uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, l’Italia insieme ai partner europei abbia fermamente ribadito il proprio impegno a perseguire gli obiettivi dell’Accordo siglato nel 2015, sia come governo nazionale, sia nel dare sostegno e supporto al ruolo di città, imprese, regioni e degli altri attori non statali che proprio a partire dal 2015, e con maggior vigore dopo la presa di posizione del Governo federale statunitense, è stato sempre più riconosciuto e istituzionalizzato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
La risposta della società civile americana alla posizione dell’amministrazione Trump nei confronti dell’Accordo di Parigi di recente è sfociata, tra l’altro, nell’invito da parte del Governatore della California, Jerry Brown, a riunire società civile, settore privato e governi locali in un evento internazionale che si terrà a settembre 2018 per dare risalto alle iniziative ed alle transizioni in corso e incoraggiare un impegno più profondo di tutte le parti, compresi i governi nazionali. L’evento prende il nome di Global Climate Action Summit ed il Ministero dell’Ambiente vi prenderà parte supportando l’organizzazione di un evento dal titolo “Laudato Sì, dalla teoria alla pratica, città per un futuro sostenibile” in collaborazione con il comune di Assisi, ed una Tavola rotonda sul reporting di sostenibilità aziendale e implementazione delle raccomandazioni della task force sulle informazioni finanziarie relative al clima.
Con riguardo alle valutazioni di competenza per la tratta ferroviaria alta velocità Brescia – Padova, rientranti nell’ambito delle opere strategiche di legge obiettivo, fa presente che sono stati oggetto di VIA Speciale i progetti relativi alla tratta Brescia-Verona e alla tratta Verona-Padova, il cui iter si è concluso con parere positivo con prescrizioni della Commissione VIA del Ministero dell’ambiente, ad eccezione del Lotto 2 della Verona-Padova il cui procedimento è in corso.
Con riferimento alle problematiche concernenti l’ILVA di Taranto, segnala che con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 229 del 30 settembre 2017, recante “Approvazione delle modifiche al Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 marzo 2014, a norma dell’articolo 1, comma 8.1, del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º febbraio 2016, n. 13”, è stato approvato, su proposta del Ministro dell’ambiente pro tempore, il nuovo Piano ambientale, che vale AIA e VIA, contenente le modifiche ed integrazioni al primo Piano ambientale approvato il 14 marzo 2014 ritenute necessarie in base alla proposta presentata, come previsto dalla legge, dall’aggiudicatario della procedura di cessione del complesso industriale Ilva, AM InvestCo Italy S.r.l..
Tale nuovo Piano ambientale è particolarmente severo rispetto alle autorizzazioni integrate ambientali degli omologhi impianti europei e impone scadenze per l’attuazione dei principali interventi di ambientalizzazione per gli impianti siderurgici attualmente in esercizio non oltre il 2021, nonostante la norma consentisse la scadenza del 2023.
Sul punto il Governo è peraltro intenzionato a rafforzare ulteriormente il suo impegno e, al riguardo, segnala che sono in corso approfondimenti sulle tematiche della bonifica del terreno e del corpo acquifero, per le questioni attinenti la competenza del Ministero.
In risposta ai quesiti posti dal senatore Bruzzone e, in alcune parti, anche dalla senatrice De Petris, il Ministro ricorda preliminarmente che la riforma dei parchi non rientra espressamente nel “contratto di governo”.
Ritiene comunque di evidenziare i seguenti temi su cui potrà essere avviata una riflessione in futuro: la migliore professionalità per la figura istituzionale del Presidente dell’Ente parco nazionale e la specificazione delle competenze a lui assegnate, unitamente alla razionalizzazione del procedimento di nomina; l’opportunità di procedere all’abolizione dell’Albo dei direttori di Parco nazionale; la razionalizzazione delle procedure di predisposizione e approvazione del Piano e del Regolamento del Parco per snellire le procedure amministrative; la procedura di individuazione e disciplina delle aree contigue, oggi demandate alle singole Regioni, che potrebbe essere prevista direttamente negli strumenti di gestione dell’Ente parco.
Sarebbe poi utile valutare la possibilità di avviare un processo di trasformazione delle aree marine protette in Parchi marini, la cui natura di Ente andrebbe individuata nell’alveo del diritto positivo tenendo conto delle piante organiche a regime, degli oneri finanziari complessivi ivi compresi i costi di funzionamento e della nomina di una governance adeguata.
Sulle attività svolte dall’ISPRA fa presente che l’Istituto, nella stesura dei piani di gestione e conservazione che è chiamato a elaborare, tiene conto in maniera attenta dei piani realizzati dalla Commissione europea.
Elemento essenziale in molti piani di gestione è quello dei danni che la fauna selvatica arreca alle attività dell’uomo e all’agricoltura.
In ogni caso, ferma restando la competenza istituzionale dell’ISPRA sui monitoraggi della biodiversità, ritiene auspicabile il forte coinvolgimento di altri soggetti ed istituzioni, con particolare attenzione al confronto con le Regioni e con i portatori d’interesse, compresi anche gli agricoltori.
Questo vale, per esempio, per l’approvazione del Piano d’azione del Lupo che tutt’ora deve essere approvato in Conferenza Stato-Regioni, e per il quale si sta appunto cercando di tenere conto di tutte le diverse esigenze e sensibilità, comunque nel pieno rispetto della normativa vigente, italiana ed europea.
Con riferimento alle questioni poste dalla senatrice De Petris fa presente, con riferimento al tema del consumo del suolo, come quest’ultimo argomento rivesta priorità anche nell’ambito della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata in sede CIPE nel dicembre 2017.
A tale Strategia si intende dare nuovo slancio con l’approvazione entro l’anno di un piano di azione che specifichi indicatori e obiettivi quantificati per ciascuna scelta strategica e ciascun obiettivo della Strategia nazionale.
Nell’ambito dell’area Pianeta, un obiettivo strategico fondamentale è dedicato ad “Arrestare il consumo del suolo e combattere la desertificazione”.
È evidente come la definizione di target dedicati e l’individuazione di meccanismi di integrazione degli stessi nell’ambito delle politiche di settore sarà fondamentale per l’effettivo contenimento del consumo di suolo.
Nella medesima area, la scelta strategica “Creare comunità e territori resilienti, custodire i paesaggi e i beni culturali” articola obiettivi sulla dimensione urbana (rigenerazione urbana, riqualificazione sostenibile di edifici e spazi aperti, continuità della rete ecologica urbana, mobilità sostenibile) e sulle comunità locali. Il Forum per lo sviluppo sostenibile, che il Ministero ha il compito di organizzare per il coinvolgimento continuo della società civile nell’attuazione della Strategia e dell’Agenda 2030, potrà costituire un luogo importante in cui focalizzare anche il tema dell’agenda urbana e territoriale.
Al fine di raggiungere l’obiettivo dell’UE del consumo del suolo pari a zero al 2050, nella scorsa legislatura è stato proposto un disegno di legge in materia, approvato dalla Camera il 12 maggio 2016 e passato poi in questa Commissione al Senato, senza essere esaminato per lo scioglimento del Parlamento.
Da tale disegno di legge si può ripartire anche in questa Legislatura per provare a dare soluzione al problema.
In replica alla questione sollevata dal senatore Ortolani, il Ministro fa presente che il Geoportale nazionale rappresenta il punto di accesso nazionale all’informazione ambientale e territoriale, nonché il sistema nazionale di riferimento per l’Europa (National Contact Point INSPIRE): la sua centralità è quindi indiscussa e prevede la distribuzione di servizi di rete con dati propri e provenienti da pubbliche amministrazioni diverse.
Da qui la necessità di considerare il Geoportale nazionale quale riferimento unico nell’archiviazione e distribuzione dei dati geografici ambientali per la prevenzione dei rischi anche e soprattutto per le nascenti iniziative di utilizzazione massiva dei dati satellitari Sentinel del Progetto Europeo Copernicus, fino ad oggi gestita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri tramite la ex Cabina di regia spazio, ora Comitato interministeriale spazio (il Ministero dell’ambiente non è tra i componenti del Comitato di sorveglianza space economy).
Ricorda che il tema era stato oggetto di uno specifico disegno di legge esaminato dal Senato nella scorsa legislatura, concernente “Misure urgenti per il completamento della cartografia geologica d’Italia e della microzonazione sismica su tutto il territorio nazionale”, che non ha potuto ultimare l’iter di approvazione per lo scioglimento del Parlamento e che potrebbe costituire un punto di partenza per affrontare l’argomento in questa legislatura.
Sulla questione evidenziata dalla senatrice Gallone concernente l’economia circolare ed il cosiddetto End of Waste, il Ministro fa presente che l’attività del Ministero dell’ambiente sul tema della cessazione della qualifica di rifiuto è incentrata sull’individuazione dei flussi di rifiuti che hanno un rilevante peso a livello nazionale per i quali predisporre i decreti ministeriali che dettano i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto. Sono coinvolti nel processo in parola gli operatori economici e gli altri soggetti interessati nelle attività di gestione del rifiuto e valorizzazione di prodotti di riciclo; interlocutori fondamentali per la costruzione della disciplina EoW sono gli istituti scientifici ISPRA e ISS che supportano il Ministero dell’ambiente negli aspetti ambientali e sanitari dei redigendi decreti.
Ricorda altresì che per effetto della sentenza del Consiglio di Stato 28 febbraio 2018, n. 1229, possono essere recuperati solo quei rifiuti oggetto dei decreti di recupero semplificato, nonché quelli di cui a specifici regolamenti UE (rottami di metalli, rame e vetro) e ai decreti nazionali “Combustibile solido secondario-CSS” e l’appena pubblicato “conglomerato bituminoso”.
Tale sentenza potrà determinare un impatto negativo sull’economia circolare, qualora la mancanza di autorizzazioni “caso per caso” non venga opportunamente compensata da una snella e efficiente attività di predisposizione di decreti End of Waste.
Nelle more del recepimento delle nuove direttive inerenti ai rifiuti e per superare le criticità in essere, è in corso di elaborazione una proposta di revisione dell’articolo 184-terdel decreto legislativo n. 152 del 2006 da inserire nel primo veicolo normativo utile.
Replica quindi ai quesiti posti dal senatore Briziarelli, ricordando anzitutto che il decreto legislativo n. 56 del 2017 ha introdotto una rilevante modifica al “codice appalti”, prevedendo l’obbligatorietà dell’adozione dei criteri ambientali minimi (CAM) nelle procedure di acquisizione di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione. Precedentemente, l’adozione dei CAM era volontaria.
Allo stato, inoltre, in aggiunta ai molteplici CAM vigenti, sono in preparazione i CAM relativi alla costruzione e manutenzione delle strade e del “lavanolo”, nonché la revisione dei CAM concernenti la ristorazione collettiva, stampanti e cartucce, il servizio gestione verde pubblico, servizio gestione rifiuti urbani, i servizi pulizia e i mezzi di trasporto.
Volendo dare uno sguardo ai Criteri Ambientali Minimi (CAM) per gli acquisti pubblici, sin qui adottati dal Ministero dell’ambiente, si può cogliere pienamente come l’utilizzo sinergico delle indicazioni contenute nei vari CAM possa consentireconcretamente e in tempi ridotti il perseguimento degli obiettivi posti nel piano sull’economia circolare.
Ciò grazie al peso che la spesa pubblica (e, conseguentemente, gli appalti pubblici) ha sull’economia nazionale ed europea e all’obbligo, introdotto dal nuovo codice appalti, di applicazione dei CAM, testé richiamato.
In sostanza si può affermare che l’acquisto di prodotti, lavori e servizi innovativi svolge un ruolo fondamentale per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici e nello stesso tempo affrontare le principali sfide a valenza sociale. Ciò contribuisce a ottenere un rapporto più vantaggioso qualità/prezzo nonché maggiori benefici economici, ambientali e per la società, attraverso la generazione di nuove idee e la loro traduzione in prodotti e servizi innovativi, promuovendo in tal modo una crescita economica sostenibile. Assicura conclusivamente che terrà informata la Commissione sugli aggiornamenti che interverranno su tale materia.
Sul tema del riciclo, ricorda che sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea sono state pubblicate le direttive del cosiddetto “pacchetto economia circolare”, contenente le modifiche alle più importanti direttive europee sulla gestione dei rifiuti, quali la direttiva quadro rifiuti, la direttiva imballaggi e la direttiva discariche; modifiche marginali sono anche state apportate alla direttiva apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), pile, e veicoli a fine vita (ELV). Le modifiche sono in vigore dal 4 luglio 2018 e gli Stati membri dovranno recepirle entro il 5 luglio 2020.
Le nuove norme non indicano obiettivi di raccolta differenziata, ma obiettivi di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio di almeno il 55 per cento in peso dei rifiuti urbani entro il 2025, del 60 per cento al 2030 e del 65 per cento al 2035.
Viene stabilito che il ricorso alla discarica per i rifiuti urbani dovrà essere portato al di sotto del 10 per cento entro il 2035.
Di pari passo sono introdotti obiettivi più ambiziosi per il riciclaggio degli imballaggi pari al 65 per cento in peso al 2025 e del 70 per cento al 2030, con sotto-targetdistinti per singole frazioni.
Giova ricordare che tra le modifiche introdotte dalla citata direttiva vi è l’obbligo della raccolta differenziata dell’organico entro il 31 dicembre 2023 e dei rifiuti pericolosi domestici entro il 2025.
L’efficientamento del sistema di raccolta differenziata sul territorio nazionale, unitamente al coinvolgimento attivo di cittadini e imprese, rappresenta uno strumento concreto e strategico per conseguire una gestione pienamente sostenibile o meglio pienamente circolare; la necessaria valorizzazione della fase del riciclo passerà pertanto per il recepimento nel quadro normativo nazionale delle nuove direttive europee in materia.
Sulle competenze spettanti all’Autorità di Regolazione per l’Energia, Reti e Ambiente (ARERA), ricorda che le specifiche funzioni di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani e assimilati attribuite all’ARERA tendono a sovrapporsi alle attività di vigilanza e regolazione demandate dal decreto legislativo n. 152 del 2006 al Ministero dell’ambiente.
Pertanto, al fine di definire in maniera puntuale e univoca le rispettive competenze in materia di regolazione del ciclo dei rifiuti urbani si è convenuto, successivamente ad un incontro tenutosi lo scorso 13 marzo, di predisporre un protocollo d’intesa tra le parti per lo sviluppo di un programma organico di collaborazione.
Proprio per quanto rilevato, è in corso di predisposizione la bozza di Protocollo di intesa da sottoscrivere con l’ARERA al fine di procedere ad una migliore definizione delle competenze in materia di gestione dei rifiuti urbani.
Per quanto concerne le problematiche attuative del decreto-legge “Sblocca Italia” e, in particolare, quelle connesse con l’articolo 35, comma 1, di tale provvedimento, poste in evidenza dall’ordinanza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, n. 04574 del 2018, fa presente che al momento sono in corso le attività istruttorie per fornire nei termini previsti le opportune osservazioni del Governo Italiano nell’ambito della questione pregiudiziale sollevata dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio.
Ad ogni modo, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2016 attuativo del comma 1, dell’articolo 35 del decreto-legge n. 133 del 2014, disciplina un segmento del ciclo dei rifiuti che, insieme al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2016 attuativo invece del comma 2 del medesimo articolo, ed a diversi altri provvedimenti normativi già emanati o di futura emanazione, concorrono a definire la complessiva strategia dello Stato italiano.
Tale strategia è rivolta a ridurre la dipendenza delle pianificazioni del sistema di gestione dei rifiuti dalla logica delle discariche, in primo luogo attraverso la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio, ed il recupero di materia, ed in secondo luogo anche attraverso il recupero energetico laddove le prime azioni non siano economicamente e tecnicamente sostenibili, in particolare proprio sui rifiuti di scarto che residuano dalle operazioni di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati.
L’articolo 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2016 prevede un meccanismo annuale di aggiornamento dei fabbisogni di incenerimento da parte delle regioni, laddove vengano messe in campo dalle stesse reali e concrete misure alternative per migliorare e favorire il riciclaggio dei rifiuti, che rendano evidente la cessata utilità del ricorso al recupero energetico ai fini comunque del raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dello smaltimento in discarica.
Assicura in conclusione che terrà informata la Commissione sugli aggiornamenti dell’attività istruttoria che il Governo porrà in essere.
Sul tema dei centri di compostaggio, fa presente che secondo il Rapporto rifiuti urbani 2017 di ISPRA, nel 2016 la frazione organica rappresenta il 41,2 per cento, pari a 6.516.880 tonnellate, della raccolta differenziata pari al 52,5 per cento (15.821,93 tonnellate). Dal 2016 alle procedure autorizzative vigenti per il trattamento della frazione organica, ordinaria (articolo 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006) e semplificata (articolo 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006), e al compostaggio domestico o autocompostaggio, il legislatore ha affiancato il compostaggio locale e il compostaggio di comunità.
I criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate sono definiti nel decreto ministeriale n. 266 del 29 dicembre 2016. Dal 2016 ISPRA censisce nel citato Rapporto il contributo dell’autocompostaggio, secondo il quale tale pratica ha contributo per il 3,75 per cento (222.762 ton) al trattamento delle circa 5,7 milioni di tonnellate di frazione organica gestite.
Nel prossimo futuro, con la modifica del modello unico di dichiarazione ambientale (MUD) potrà essere censito il contributo del compostaggio locale e di comunità.
In relazione alle problematiche evidenziate dal senatore Pazzaglini in materia di aree protette e sulla necessità di trovare un più soddisfacente punto di equilibrio fra le esigenze di tutela, e quelle di prevenzione del rischio idrogeologico, sottolinea che, se è giustamente indicata la prevenzione come il miglior modo possibile d’intervento, negli allegati Natura 2000 di alcuni piani del parco, appunto in ottemperanza a quanto previsto dalla legge n. 394 del 1991, addirittura è previsto che non si possa intervenire, ad esempio, sugli alvei e sugli argini se non dopo un evento.
La prevenzione, quindi, che è il primo elemento, viene del tutto impedita dagli strumenti urbanistici di attuazione della legge n. 394.
Si arriva addirittura al paradosso per cui quello che viene tolto dall’alveo deve essere rimesso in alveo.
Ciò è particolarmente rilevante in riferimento alla particolare configurazione orografica dell’Italia, che vede poca presenza nelle zone montane, che però sono comunque tutte antropizzate: se non è possibile nemmeno togliere dall’alveo quel materiale che anticamente veniva utilizzato per costruire i borghi, si rischia comunque inevitabilmente di spostare sempre di un po’ il problema, che poi inevitabilmente si ripresenterà con tutte le conseguenze che comporta.
Sulla questione posta dalla senatrice Messina concernente l’Ilva di Taranto, a cui in gran parte è già stata data risposta, ricorda inoltre come la competenza in materia sia attribuita anche ad altri Ministeri.
Rassicura comunque che esiste un impegno condiviso di tutto il Governo per fornire soluzioni ai cittadini tanto sotto l’aspetto ambientale quanto sotto l’aspetto sanitario ed occupazionale.
In replica alle questioni poste dalla senatrice Tiraboschi sul coordinamento tra l’azione del Ministero dell’ambiente e quella degli altri Ministeri, rassicura anzitutto sul ruolo centrale che nell’agenda di Governo è occupato dalla tematica ambientale.
Ritiene fondamentale avviare procedure di economia circolare utilizzando diversi strumenti di tipo imprenditoriale quali l’attivazione di start-up giovanili, l’utilizzo della leva fiscale ed il ricorso a fondi rotativi.
Ricorda infine lo strumento del bilancio ambientale, che quando è stato utilizzato ha dato riscontri positivi, anche sotto l’aspetto finanziario.
Ritiene pertanto che si tratti di una strada che possa essere proficuamente proseguita.
In replica alle questioni poste dal senatore Quarto ritiene fondamentale rafforzare la generale governance del mare, per assicurare che l’utilizzo degli spazi e delle risorse marine siano compatibili con la sostenibilità ambientale.
Tale obiettivo sarà perseguito principalmente tramite l’applicazione coordinata e congiunta della direttiva quadro per la Strategia marina (Direttiva 2008/56/CE, recepita dal decreto legislativo n. 190 del 2010 – Autorità competente MATTM), che fissa gli obiettivi ambientali da conseguire e di cui si sta avviando in questi mesi il secondo ciclo di attuazione, e della direttiva sulla Pianificazione spaziale marittima (Direttiva 2014/89/UE recepita dal decreto legislativo n. 201 del 2016 – Autorità competente MIT), che costituisce lo strumento fondamentale per la pianificazione complessiva degli usi del mare. Ricorda peraltro che, presso il Ministero è in fase di predisposizione una proposta sull’argomento.
Fa presente poi che, fermo restando che la problematica della sicurezza sismica delle scuole italiane è competenza delle Regioni e del Dipartimento di Protezione civile nazionale, il Geoportale nazionale ha recentemente evidenziato, tramite la realizzazione del Progetto ASBESTO 2.0, le problematiche esistenti nella corretta localizzazione delle strutture scolastiche (errori di geolocalizzazione, omissione e/o commissione).
Si attende che il Dipartimento di Protezione civile nazionale diffonda informazioni cartografiche aggiornate ed affidabili relative agli edifici sensibili sul territorio nazionale.
Il Ministro replica quindi ai quesiti posti dalla senatrice Bellanova, ricordando anzitutto che le problematiche connesse all’utilizzo della tecnica dell’air-gun sono oggetto di un rapporto al Parlamento in attuazione dell’articolo 25, comma 3, del decreto legislativo n. 145 del 2015, mediante una relazione sugli effetti per l’ecosistema marino dell’utilizzo di tale tecnica, cui si aggiunge l’informativa sui più recenti studi effettuati a livello nazionale ed internazionale sugli effetti di questa tecnica sull’ecosistema marino.
La recente modifica normativa introdotta dal decreto legislativo n. 104 del 2017, che ha esteso la VIA anche ai progetti realizzati da enti di ricerca che utilizzano l’air-gun (oltre che a quelli realizzati dalle compagnie petrolifere), consente al Ministero dell’ambiente di valutare l’impatto ambientale di tutti i progetti che ricorrono a tale tecnica e il rispetto delle vigenti normative in materia.
Il terzo Rapporto in fase di predisposizione terrà anche conto delle indicazioni fornite dal documento predisposto dal gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dello sviluppo economico (MISE) “T.E.S.E.O. (Tecniche Eco-Sostenibili per la sismica esplorativa offshore) e pubblicato nell’aprile di questo anno. In generale, la protezione della fauna marina dagli impatti provocati dal rumore sottomarino costituisce uno dei principali obiettivi perseguiti dalla Direttiva per la strategia marina.
In relazione, al gasdotto trans-adriatico (TAP), evidenzia che il progetto è stato oggetto di procedura di VIA conclusasi con decreto ministeriale positivo di compatibilità ambientale n. 223 dell’11 settembre 2014, modificato con decreto ministeriale n. 72 del 16 aprile 2015; l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio è stata data dal MISE con propri autonomi provvedimenti, tenuto conto che il Ministero dell’ambiente non ha competenza rispetto alle valutazioni in ordine alla opportunità della realizzazione dell’opera.
Il decreto positivo è stato condizionato al rispetto di 58 prescrizioni riferite a diverse tematiche ambientali da attuarsi in relazione a differenti fasi di realizzazione dell’opera (progettazione esecutiva, avvio dei lavori, cantiere).
Ricorda, in particolare, che è stata chiesta una verifica specifica sulla Posidonia spp, per la quale si è in attesa di conoscerne l’esito tecnico.
Sottolinea poi che le recenti modifiche ai target europei su energia rinnovabile ed efficienza energetica, così come le prospettive di maggiore ambizione sulle riduzioni di CO2, per quanto riguarda le autovetture ed i Van, di fatto impongono una rivisitazione della Strategia energetica nazionale in tempi brevi, di cui occorrerà tener conto già nell’ambito della redazione del Piano energia e clima, sul quale dovrà essere attivata la procedura di valutazione ambientale strategica. Ricorda che è allo studio la possibilità di articolare in un unico disegno di legge i criteri per la definizione delle norme che consentano il raggiungimento degli obiettivi europei in stretto coordinamento col recepimento del pacchetto per l’economia circolare.
Segnala altresì che il Ministero dell’ambiente coordina assieme al MISE il tavolo tecnico per la redazione del Piano nazionale clima ed energia (obbligo europeo che dovrà essere definito sia pure a livello di prima bozza entro il corrente anno): in quella sede potranno essere superati i limiti e le indefinitezze della SEN, soprattutto relativamente ai costi e agli impatti socio-economici.
In replica alla questione posta dalla senatrice Sudano, il Ministro ritiene che tema di assoluto rilievo sia quello della mobilità urbana, ove il Paese assomma ad una specifica debolezza e arretratezza del trasporto pubblico locale anche una grave vetustà dei vettori, cui corrispondono livelli assai elevati di inquinamento atmosferico e di rilascio di CO2.
Proprio in tema di mobilità segnala che da tempo il Ministero dedica fondi, mediante bandi rivolti ai Comuni, per la mobilità sostenibile, incentivando così e promuovendo le più innovative forme di mobilità a minimo impatto.
Inoltre, il Ministero sta valutando concretamente di incentivare soluzioni che limitino il riscorso all’automobile, mediante una più convinta promozione e diffusione del carsharing (o mobilità condivisa), mediante un forte rilancio del ruolo del mobility manager (a partire dagli uffici pubblici) in grado di razionalizzare e far condividere i tragitti casa-scuola e casa-lavoro, mediante un forte rilancio della ciclomobilità da sviluppare e tutelare ai più alti livelli assumendo ad esempio le importanti esperienze europee.
È in atto altresì il Progetto CReIAMO PA, finanziato nell’ambito del PON Governance e Capacità istituzionale 2014-2020 – Fondo FSE e gestito dal Ministero dell’ambiente, che prevede una specifica linea di intervento “Sviluppo di modelli e strumenti per la gestione della mobilità urbana sostenibile”, avviata nel marzo 2018 e con una durata di 5 anni, finalizzata ad elevare i gradi di competenza e di conoscenza del personale degli enti locali in materia.
Circa le attenzioni da dedicare alle specificità territoriali, occorre evidenziare che il Ministero da tempo opera a stretto contatto con le realtà locali e, soprattutto, con le Regioni.
Proprio in Sicilia, con il Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro (ex articolo 5 cosiddetto “Collegato Ambientale”, legge n. 221 del 2015) sono stati cofinanziati interventi di mobilità sostenibile, per oltre 3 milioni di Euro, agli Enti locali “capofila” di Erice, Marsala, Sciacca, Messina e Siracusa.
Inoltre, è in fase di definizione uno studio prodromico alla formulazione di un Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, che prefigura scenari e possibili soluzioni mirate a livello territoriale nazionale, al 2050 e al 2100; tale Piano descrive l’evoluzione del clima secondo scenari emissivi inerziali (alla luce del trend in essere) e/o alla luce degli Accordi di Parigi, che dovrà essere assunto in accordo con le Regioni in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Per quanto poi riguarda l’approfondimento e l’informazione concernente i costi ambientali indiretti, tematica segnalata dalla senatrice Nugnes, fa presente di essere in procinto di trasmettere ai Presidenti delle Camere ed al Presidente del Consiglio il secondo catalogo sui sussidi favorevoli e dannosi da un punto di vista ambientale.
Si tratta di un documento che necessariamente alimenterà lo studio di misure atte a riequilibrare la politica fiscale, al fine attribuire il “giusto” valore alla qualità ambientale in modo che, anche se parzialmente, questa venga riflessa nei prezzi e sia capace di orientare scelte di produzione e consumo sostenibili.
Relativamente al tema degli imballaggi, occorre segnalare che attraverso l’adozione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), sono stati definiti, per diverse gruppi di prodotto/servizi, “specifiche tecniche” che impongono caratteristiche che devono avere gli imballaggi per le forniture di prodotti oggetto di gare d’appalto delle pubbliche amministrazioni.
Tra tali “caratteristiche” si segnalano la tipologia dei materiali, la loro riciclabilità ed il contenuto minimo di materia proveniente dal riciclo.
Si veda ad esempio il CAM sugli arredi per ufficio (decreto ministeriale dell’11 gennaio 2017) dove, in merito agli imballaggi vengono date indicazioni circa la separabilità delle diverse componenti, nonché al contenuto minimo di materia recuperata o riciclata, diversificata per carta e plastica; similmente viene fatto per altre categorie di prodotto.
Passando alla tematica della rigenerazione urbana, ritiene che questa venga oggi spesso mal interpretata e si esaurisca molte volte in un dannoso processo di densificazione urbana, senza alcuna riqualificazione dell’esistente ma favorendo solo nuove edificazioni e impermeabilizzazioni del suolo in aree interstiziali e negli spazi aperti urbani, che invece sono fondamentali per la permeabilità del suolo in città e il corretto deflusso delle acque meteoriche, la mitigazione del rischio idrogeologico, l’adattamento ai cambiamenti climatici, il mantenimento della biodiversità e la qualità della vita degli abitanti.
E’ quindi importante che la rigenerazione sia la conseguenza di una reale riqualificazione (edilizia e urbana) dell’esistente e che assicuri il mantenimento (o l’incremento) della permeabilità del suolo.
Si ritiene che una politica di incentivazione alle amministrazioni comunali delle buone pratiche di riqualificazione urbana, partendo dagli spazi pubblici più degradati, possa dare un segnale importante ai cittadini e agli operatori privati.
Per quanto riguarda la questione dell’incremento del numero degli appartenenti al Corpo dei Carabinieri forestali, fa presente di aver avviato un confronto con il Ministro della difesa, competente per materia.
Ritiene che la questione debba essere affrontata se davvero si vuole mettere la tematica ambientale al centro dell’azione di Governo.
Ritiene che sia possibile prendere in considerazione un eventuale scorrimento delle graduatorie, fatti gli opportuni approfondimenti, individuando le modalità più adeguate.
La presidente MORONESE ringrazia il ministro Costa per le comunicazioni rese e dichiara conclusa la procedura informativa.
La seduta termina alle ore 15,35.