La triste vicenda della nave olandese Lifeline, rimasta nel Mediterraneo al largo delle coste maltesi, con 230 migranti a bordo, a fronte di una capacità di trasporto in sicurezza di appena 50, induce ad una seria e grave riflessione su un diniego opposto dalle Autorità italiane, al pari di quelle maltesi, all’attracco nei nostri porti.
Si ripete l’episodio della nave Aquarius, anch’essa respinta nei giorni scorsi con un doloroso carico di migranti e poi approdata nel porto di Valencia, grazie all’aiuto del Governo spagnolo.
L’Italia non è Malta, ma una grande democrazia occidentale (almeno così dovrebbe essere), che trova nella sua Costituzione, quale elemento fondamentale, imprescindibile ed identificativo della sua stessa forma di Stato il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo, accanto all’inderogabile dovere di solidarietà umana.
Il binomio diritti inviolabili – dovere di solidarietà si esprime nell’obbligo giuridico preciso e non solo morale (ma sarebbe già sufficiente) di protezione umanitaria nei confronti di chiunque e da qualunque Paese provenga si trovi in una situazione di pericolo per la propria incolumità e la propria vita.
Lo conferma la Convenzione di Amburgo dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) del 1979, ratificata dall’Italia nel 1989, che impone l’obbligo di ricerca e di soccorso (SAR, search and rescue).
Negare l’aiuto a chi è in pericolo contraddice lo spirito più profondo e l’essenza stessa dei nostri valori, incarnati nella Carta Fondamentale, che nessuna Istituzione della Repubblica può disattendere, se non tradendo la sua stessa ragion d’essere.
Il problema dell’immigrazione delle persone disperate che provengono dai Paesi del Sud del mondo ed, in particolare, dall’Africa, afflitta da guerre tribali e da condizioni ai limiti della sopravvivenza, non ha nulla a che vedere con il respingimento di vite umane in pericolo tra le onde del mare.
Il rispetto della dignità umana è imperativo categorico, assoluto e prevalente rispetto ad ogni altro interesse.
La vita e la salute di ogni individuo (uomo, donna e bambino di qualsiasi nazionalità o provenienza) sono beni supremi, che il potere pubblico ed, in primis, lo Stato è chiamato a salvaguardare.
L’internazionalismo e il pacifismo della Costituzione italiana impediscono di opporre “ragion di Stato” in qualsiasi circostanza, in cui siano pregiudicati i diritti fondamentali della persona (e non solo dei cittadini).
I rigurgiti nazionalisti, di cui si ode l’eco in questi giorni, evocano fantasmi di un passato che ha arrecato all’Italia solo tragedie e disonore.
Di qui lo sconcerto delle Cancellerie europee di fronte alla posizione assunta dal Governo italiano, il cui isolamento sta a dimostrare l’uscita dai cardini fondativi della civiltà occidentale.
Per rompere questo isolamento occorre una forte ed autorevole iniziativa in sede europea, per dar vita ad un nuovo programma di aiuti, sul modello del Piano Marshall, per investimenti e sviluppo agricolo, industriale e tecnologico nei Paesi africani, assistito da interventi militari europei di pacificazione e protezione nelle aree di crisi.
Solo così può salvarsi l’Europa e, con essa, l’Italia.
Daniele Granara
Docente di Diritto costituzionale nell’Università di Genova
e di Diritto regionale nelle Università di Genova e “Carlo Bo” di Urbino
(Vice Presidente di VAS)