Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it Un altro paese, il Vietnam, ha depositato alle Nazioni Unite lo strumento di ratifica del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari che vieta la produzione, il possesso, la presenza al proprio interno e il transito nel territorio di armi nucleari. Finora il Trattato è stato ratificato da dieci paesi — Santa Sede, Austria, Cuba, Guaiana, Messico, Palau, Palestina, Tailandia, Venezuela, Vietnam — sui 58 che l’hanno firmato. La situazione delle firme e ratifiche si può leggere nel sito: http://www.icanw.org/status-of-the-treaty-on-the-prohibition-of-nuclear-weapons/ della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), l’istituzione Premio Nobel per la Pace 2017. Il Trattato entrerà in vigore quando sarà stato ratificato da almeno 50 paesi. L’Italia si è rifiutata finora sia di firmare (l’atto preliminare) e tanto più di ratificare (l’atto finale) tale Trattato. C’è un preciso divieto per tale firma da parte della Alleanza Atlantica, la NATO, di cui l’Italia fa parte e del resto l’Italia, ospitando armi nucleari statunitensi nel proprio territorio, è in un certo senso, uno stato mezzo-nucleare anche lei. Eppure, in quanto firmataria del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari del 1968, ratificato dall’Italia nel 1975, si è impegnata, in accordo con l’articolo VI di tale trattato, “a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale”. Per quanto riguarda l’adesione dell’Italia al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, la procedura italiana vuole che il governo, per mano del suo ministro degli Esteri, firmi il Trattato; dopo di che la ratifica deve essere autorizzata dal Palamento e poi sottoposta per la firma al presidente della Repubblica; a questo punto lo strumento di ratifica viene depositato alle Nazioni […]