La Fiscalía Especial de Delitos Contra la Vida e l’Agencia Técnica de Investigación Criminal dell’Honduras hanno presentato in tribunale le prove per richiedere il processo e la carcerazione preventiva per la nona delle persone finora coinvolte nell’omicidio dell’ambientalista Berta Isabel Cáceres Flores, Premio Goldman 2015.
E si tratta del pesce più grosso finora caduto nella rete: l’ingegnere elettrico Roberto David Castillo Mejía, accusato di essere il mandante dell’omicidio e che al momento del crimine era presidente esecutivo dell’Empresa Desarrollos Energéticos (Desa), la compagnia elettrica dell’Honduras.
Secondo l’accusa, Castillo Mejía avrebbe organizzato la logistica e fornito risorse a uno degli autori materiali del delitto che è già stato processato per l’omicidio dell’ambientalista avvenuto il 3 marzo 2016 e sul quale ha indagato il procuratore generale Oscar Fernando Chinchilla, raccogliendo prove tecniche e scientifiche che dimostrano il coinvolgimento di diverse persone.
Attualmente gli imputati sono: Sergio Ramón Rodríguez Orellana (direttore Desa), Douglas Geovanny Bustillo (un ex militare), Mariano Díaz Chávez (un maggiore dell’esercito), i fratelli Edilson Atilio Emerson e Eusebio Duarte Meza, Elvin Heriberto Rápalo Orellana, Henry Javier Hernández Rodríguez ed Oscar Aroldo Torres Velásquez, ma probabilmente nell’assassinio della leader indigena del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (Copinh) sono coinvolte altre persone e i mandanti sono molto in alto fino agli ambienti del governo di destra dell’Honduras che si è nuovamente imposto con elezioni truccate.
Quel che è certo è che attualmente l’ex potente presidente esecutivo di Desa, David Castillo Mejía è dal 10 marzo in custodia nel Centro Penitenciario di Támara dopo essere stato catturato il 2 marzo e che tra gli accusati dell’omicidio della Cáceres la maggioranza ha stretti rapporti con Desa e/o con le Fuerzas Armadas de Honduras, il pilastro del governo golpista di destra di Tegucigalpa.
La nota ambientalista si opponeva proprio a un progetto idroelettrico della Desa che avrebbe devastato un fiume dal quale dipende la popolazione indigena e Castillo per questo avrebbe ordinato la sua eliminazione.
La coordinatrice della Red Nacional de Defensoras de Derechos Humanos en Honduras, Yessica Trinidad, ha assicurato il suo appoggio al Copinh e ai familiari della Cáceres durante il processo e ha detto a Mongabay Latamv che «mentre esigiamo giustizia per l’assassinio di Berta Cáceres, l’obiettivo è anche quello di chiedere di indagare sui crimini e le persecuzioni contro altri attivisti e leader sociali, indigeni e ambientalisti».
I difensori dei diritti umani e dell’ambiente in Honduras sanno bene che al rinvio a giudizio degli assassini e dei mandanti dell’omicidio della Cáceres si è arrivati solo grazie alla pressione internazionale e alla lotta delle organizzazioni sociali e indigene che presidiavano anche il tribunale durante l’udienza che ha decretato il rinvio a giudizio e la carcerazione preventiva per Castillo Mejía.
La Trinidad fa notare che «non è un caso che in questo Paese la Cáceres avesse denunciato con nome e cognome quelli che oro sono sotto processo con legami con i militari e le imprese. C’è stata una cospirazione tra Desa e le forze di sicurezza, fino agli operatori di giustizia del Paese.»
Nel novembre 2017 vennero arrestati per l’assassinio della Cáceres un agente di polizia in attività, Juan Carlos Cruz, e l’ex poliziotto Miguel Arcángel Rosales. entrambi inizialmente assegnati alle indagini sul caso Cáceres.
La procura sta indagando sulle prove false presentate dalla giustizia hondureña per cercare di depistare le indagini.
Quanto a Castillo Mejía, è venuto fuori che nel 2015 aveva creato un gruppo WhatsApp di alti dirigenti Edesa, tra i quali figurava Rodríguez Orellana, che progettavano azioni contro la Cáceres per indebolire il movimento ambientalista e indigeno contrario alla diga idroelettrica.
Da allora Castillo Mejía cominciò a scambiarsi messaggi con Bustillo per realizzare azioni contro gli attivisti ed ucciderne e ferirne qualcuno.
Il Copinh fin dall’inizio aveva denunciato che la giunta esecutiva della Desa, dominata dalla famiglia Atala, era coinvolta nell’omicidio della sua leader e ora dice che «continuerà a denunciare tutta la struttura omicida che sta dietro l’assassinio della nostra compagna Berta Cáceres e della quale David Castillo è solo un pezzo».
Ma Desa e il suo progetto Agua Zarca hanno appoggi internazionali: dal 2011, quando venne presentato il progetto che è costato la vita alla Cáceres la compagnia hondureña ha ricevuto finanziamenti dal Banco Centroamericano de Integración Económica, da Usaid, dalla banca per lo sviluppo olandese Fmo e dal FinnFund che hanno smesso di dare soldi a questa banda di tagliagole e cleptomani solo dopo l’assassinio della Cáceres, ma non mentre Edesa e i militari reprimevano brutalmente il movimento ambientalista indigeno.
La figlia della Cáceres, Bertha Zúñiga, attuale coordinatrice del Copiinh, conclude: «È chiaro che la costante richiesta, a livello nazionale e internazionale, di catturare dei mandanti e degli assassini della Cáceres ha pesato, però ora c’è il rischio che con la cattura di Castillo Mejía la missione sia considerata conclusa.
Il timore che ci tiene svegli è che possa essere messo un limite alle indagini sui mandanti.
Noi parliamo sempre al plurale, perché questo assassinio non risponde a un interesse di un singolo. Risponde all’interesse di un’impresa per placare la lotta di una comunità e la lotta di un’organizzazione».
https://www.youtube.com/watch?v=LcSaJ1ShaZQ
(Articolo pubblicato con questo titolo il 13 marzo 2018 sul sito online “greenreport.it”)