Archivi Giornalieri: 26 Febbraio 2018
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ROMA – Greenpeace ha lanciato una campagna di comunicazione polemica nei confronti dei politici italiani, accusati di ignorare i temi ambientali in campagna elettorale. La ong ha diffuso sui social network delle false immagini elettorali dei principali leader politici, riprendendo i loro manifesti: ciascun leader (nella finzione di Greenpeace) promette un provvedimento per l’ambiente che, secondo la ong, nella realtà non si è mai impegnato ad attuare. La ong precisa in piccolo sui manifesti “questa, purtroppo, è una fake news. Greenpeace“. Ma il colpo d’occhio è molto realistico, e i falsi sembrano veramente messaggi elettorali. Nei falsi manifesti elettorali, Berlusconi promette di raddoppiare le rinnovabili in tre anni, Bonino promette di opporsi a trattati come Ttip e Ceta, Di Maio si batte per lo stop ai diesel entro il 2021, Grasso promette che l’Italia non diventerà il gasdotto d’Europa, Meloni vuole vietare la plastica usa e getta, Renzi dice che avremmo dovuto votare sì al referendum sulle trivelle due anni fa, Salvini chiede acqua pulita, non come quella contaminata bevuta in Veneto per anni. “L’ambiente non compare tra i temi di cui dibattono i candidati alle prossime elezioni politiche in Italia, eppure è un tema cruciale – commenta in un comunicato Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia -. La qualità dell’aria nelle nostre città è tra le peggiori d’Europa, e gli effetti dei cambiamenti climatici sono già evidenti. Le politiche energetiche degli ultimi anni hanno soffocato lo sviluppo delle rinnovabili, che in Italia devono invece tornare a crescere. Senza misure coerenti di riduzione drastica delle emissioni di gas serra e di adattamento e mitigazione, siamo tutti esposti a rischi gravissimi“. (ANSA del 23 febbraio 2018, ore 20:25)
*********************** N.B. – Il Comunicato Stampa della Sezione Romana di Italia Nostra sostiene che il Governatore Zingaretti e la sua Giunta possono ancora salvare i villini storici di Roma, ma non spiega come. Fa però riferimento ad un appello con cui si chiede al Presidente Zingaretti l’approvazione urgente di una delibera della Giunta Regionale che estenda il vincolo “tipizzato” degli “insediamenti urbani storici” anche alla città storica del Comune di Roma, così come individuata dal PRG. Nell’appello viene rinnovata la richiesta di eliminare dall’art. 43 delle norme del P.T.P.R., che disciplina la tutela degli “insediamenti urbani storici”, il comma 15 che esclude l’applicazione delle prescrizioni dell’art. 43 al centro storico di Roma in quanto Patrimonio Unesco per il quale rimanda alle in dici azioni del relativo Piano di gestione. Va messo in evidenza che il 10° comma dell’art. 43 delle norme del P.T.P.R. non consente la demolizione e ricostruzione per tutti gli edifici di interesse storico-monumentale di età medievale, moderna e contemporanea: ne deriva che per rendere applicabile questa prescrizione anche alla “città storica” di Roma, oltre che a ricomprenderla dentro la estensione del vincolo “tipizzato”, riportandolo sulla apposita Tavola B, si rende necessaria l’eliminazione del comma 15 del medesimo art. 43. In pratica la Giunta Regionale, così come nel 2007 ha adottato il P.T.P.R. imponendo contestualmente i vincoli dei cosiddetti “beni tipizzati” (tra cui tutti i centri storici dei Comuni del Lazio), può ora approvare una deliberazione integrativa che estende nelle Tavole B il vincolo del centro storico di Roma alla “città storica” così come perimetrata nel vigente P.R.G.: contestualmente dispone l’eliminazione del comma 15 dall’art. 43 delle norme del P.T.P.R.. Dott. Arch. Rodolfo Bosi
La Commissione VIA del ministero dell’ambiente ha bocciato il progetto di 8 nuovi pozzi petroliferi di fronte alla costa della provincia di Ragusa presentato da Eni ed Edison, che invece auspicavano un parere positivo anche senza la presentazione dei monitoraggi richiesti dal ministero dell’ambiente, e nonostante l’evidente situazione di rischio sismico rappresentato dalla faglia di Scicli. I motivi della bocciatura sono stati sia il rischio sismico che l’impatto ambientale, che i danni ai cetacei e all’atra fauna marina e la vicinanza al sito Sito di interesse comunitario (Sic) Fondali Foce del fiume Irminio. Secondo Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, e Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, «è una vittoria della ragionevolezza di chi ha a cuore l’ambiente, la salute dei cittadini e il futuro dell’economia della costa siciliana, fondato sul patrimonio culturale e sul turismo, contro l’arroganza insopportabile di Edison ed Eni. La cura, l’attenzione e la meticolosità con cui Legambiente ha presentato le proprie osservazioni alle nuove trivellazioni in mare nel canale di Sicilia hanno prodotto ancora una volta effetti concreti. Dopo aver contribuito a far bocciare le ricerche della Schlumberger, ora tocca al progetto di ampliamento della concessione Vega. Auspichiamo a questo punto che si abbandoni del tutto l’ipotesi di realizzare la nuova piattaforma Vega B. Il Paese avvii una decisa strategia di uscita dalle trivellazioni a terra e a mare di idrocarburi che rispondono solo agli interessi delle compagnie petrolifere e compromettono un futuro territoriale libero dalla dittatura delle fossili». Legambiente ricorda che, proprio la Sicilia, è una delle principali regioni sotto attacco delle compagnie petrolifere: «Infatti, contribuisce con il 18% della produzione di olio greggio (rispettivamente 506mila tonnellate sulla terra ferma e 229mila tonnellate in mare), a fronte di 4,1 milioni di tonnellate nazionali, e con il 3,6% della produzione di gas. Sul fronte del petrolio, dal 2010 al 2017 sono […]