I recenti sforzi dei leader religiosi per enfatizzare la gestione ambientale, in particolare per quanto riguarda i cambiamenti climatici, hanno portato alcuni studiosi a sostenere che c’è stata una “ecologizzazione del cristianesimo”.
Tuttavia, la mia recente ricerca rileva che l’ambientalismo tra i cristiani negli Stati Uniti non è aumentato e, semmai, i cristiani negli ultimi due decenni sono diventati meno preoccupati per l’ambiente.
Mezzo secolo fa, il preminente storico Lynn White sosteneva che le credenze giudaico-cristiane hanno contribuito in modo significativo al declino ambientale.
Nei decenni trascorsi da quando il suo saggio è stato pubblicato su Science, si è discusso del ruolo della religione, e in particolare del cristianesimo, nella formazione di atteggiamenti e comportamenti nei confronti dell’ambiente.
Ci sono due argomenti principali: il primo, coerentemente con la tesi di White, è che il cristianesimo enfatizza il dominio umano sulla Terra, il che mina qualsiasi obbligo di proteggere l’ambiente.
Una seconda prospettiva in concorrenza sottolinea l’importanza della gestione e che la fede cristiana infonde un’etica di “cura del creato”.
Il rapporto tra religione e ambiente ha assunto negli ultimi anni un significato più pratico con la crescente importanza dei cambiamenti climatici.
Molte organizzazioni religiose sono diventate decise sostenitrici, a livello locale e nazionale, delle politiche per affrontare il cambiamento climatico.
L’esempio più alto è arrivato nel 2015 quando Papa Francesco ha pubblicato la sua lettera enciclica sull’ambiente, che ha innalzato il cambiamento climatico e la gestione dell’ambiente in generale, a questione centrale per l’insegnamento e la missione della Chiesa cattolica.
Negli Stati Uniti, questi sforzi comprendono diverse iniziative capeggiate da gruppi protestanti evangelici, come l’Evangelical Environmental Network.
Tuttavia, questi sviluppi contraddicono le argomentazioni avanzate da Lynn White e un’ampia ricerca in campo sociale, compreso il mio lavoro più recente.
In uno studio pubblicato di recente sulla rivista Environmental Politics , ho analizzato quasi 20 anni di dati sull’opinione pubblica raccolti da Gallup per valutare se nel tempo i cristiani hanno espresso livelli più elevati di preoccupazione per l’ambiente.
In breve, la risposta a questa domanda è decisamente no.
Le prove suggeriscono che negli ultimi due decenni i cristiani negli Stati Uniti sono diventati meno preoccupati per l’ambiente.
Ho studiato le risposte dei cristiani a molteplici domande relative all’ambiente che sono state regolarmente poste da Gallup, compreso il modo in cui le persone attribuiscono la priorità alla protezione ambientale e allo sviluppo economico e alla produzione di energia, i livelli di preoccupazione in generale sulla qualità ambientale e i livelli di preoccupazione per l’inquinamento (aria , acqua e rifiuti tossici), e il riscaldamento globale in particolare, e gli atteggiamenti nei confronti del movimento ambientalista.
I grafici [che pubblichiamo] mostrano la probabilità che un autoidentificatosi cristiano rispondesse alle domande del sondaggio Gallup con la risposta più “pro-ambientale” per quattro delle misure.
(Il confronto è tra cristiani e individui che si identificano come atei, agnostici o che non hanno un’affiliazione religiosa, controllando altri fattori come le convinzioni politiche e le caratteristiche demografiche).
Nel periodo di tempo studiato, protestanti, cattolici e altre confessioni cristiane dimostrano meno preoccupazione per l’ambiente e non differiscono in base al livello di frequentazione individuale della chiesa.
L’analisi non mi consente di capire perché questo accada ed è importante sottolineare che, anche se le prove di un “ecologismo del cristianesimo” devono ancora emergere su vasta scala, è indubbiamente vero che molte organizzazioni religiose e i leader della fedi sono attivamente impegnati nella promozione della gestione dell’ambiente.
Questo impegno è importante e non dovrebbe essere dismesso.
Nel lungo periodo, il sostegno della leadership tra le organizzazioni religiose ha il potenziale per generare maggiore interesse per la protezione dell’ambiente e una maggiore richiesta di azioni per affrontare sfide come il cambiamento climatico.
Le cifre mostrano la probabilità che un rispondente cristiano, rispetto a individui che si identificano come atei, agnostici o senza affiliazione religiosa, abbia indicato la risposta più “pro-ambientale” alla domanda del sondaggio Gallup. Maggiori dettagli sono forniti nel documento “The greening of Christianity? A study of environmental attitudes over time,” Environmental Politics.”
Questo articolo è stato pubblicato l’11 gennaio 2018 su The Daily Climate con il titolo “Analysis: Has there been a “greening” of Christianity?”
(Articolo di David Konisky, professore associato di affari pubblici e ambientali all’Indiana University – Bloomington, pubblicato con questo titolo il 12 gennaio 2018 sul sito online “greenreport.it”)