Prot. n. 27/2017 all’Assessore alla Città in Movimento
Linda Meleo
p.c. all’Assessore allo Sviluppo economico, Turismo e Lavoro
Adriano Meloni
p.c. al Presidente della Commissione Mobilità
Enrico Stefano
Oggetto – Introduzione a Roma di un servizio di Bike Sharing a flusso libero, sul modello di Milano
Nel pomeriggio del 13 novembre 2017 la S.V. ha partecipato alla seduta in cui la Giunta Capitolina ha approvato con deliberazione n. 243 i 15 Piani di Localizzazione degli impianti pubblicitari che precvedono 8.000 mq. circa di superficie espositiva pubblicitaria da concedere da concedere a chi si aggiudicherà il bando di gara internazionale come corrispettivo di un servizio di Bike Sharing costituito da almeno 250 ciclostazioni.
Ad appena tre giorni di distanza ha partecipato alla 2° Conferenza Internazionale di VeloCittà, a cui non è stato invitato l’Assessore Adriano Meloni: nel corso del suo intervento ha ricordato i precedenti servizi di Bike Sharing a Roma, che non hanno funzionato, ed ha messo in risalto l’esperimento di Bike Sharing a flusso libero dichiarando che “ci crediamo, ma ha presentato problemi di gestione” per cui “stiamo mettendo in campo un Regolamento”.
Quel giorno ha chiuso il suo intervento dichiarando di essere “convinta che il Bike Sharing a flusso libero soddisferà i bisogni dei romani”.
Due mesi prima il Presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefano ha rilasciato una intervista al quotidiano “la Repubblica” con cui ha annunciato che “entro Natale il Comune farà un avviso pubblico” per introdurre a Roma il modello di Bike Sharing a flusso libero attivato a Milano.
L’iniziativa del consigliere Stefàno, del tutto inaspettata da parte di chi aveva partecipato in Commissione Commercio al procedimento che ha poi portato alla approvazione del P.R.I.P. grazie anche al suo voto favorevole, oltre quello di Virginia Raggi, l’allaora capogruppo Marcello De Vito e Daniele Frongia, ha costretto le associazioni VAS e Basta Cartelloni a trasmettere anche alla S.V. la nota VAS prot. n. 14 del 27 settembre 2017 con cui è stata ufficializzata la proposta di una “Integrazione del servizio di Bike Sharing previsto nella riforma dei cartelloni pubblicitari di Roma con il servizio di Bike Sharing a flusso libero”.
Nella suddetta nota è stato messo in risalto che il consigliere Enrico Stefano ha assicurato che il servizio di Bike Sharing a flusso libero si coniuga per certo come a Milano con il Bike Sharing che dovrebbe essere finanziato dalla pubblicità, perché secondo lui i due servizi sono cose diverse, indipendenti, quando invece si tratta in modo identico (per il cittadino) dello stesso servizio di bike sharing, con la differenza che quello a flusso libero è in genere senza ciclostazioni e senza stalli (cioè privo di qualunque pianificazione infrastrutturale).
Nella suddetta nota è stato altresì messo in risalto che a fronte della convinzione del consigliere Stefano che il doppio servizio non affosserebbe la riforma dei cartelloni, bisogna capire che l’inevitabile confronto fra i due tipi di servizio di Bike Sharing porterà i cittadini romani (specie quelli che odiano ogni regola e vogliono fare come meglio gli pare) a preferire le biciclette cinesi e questa considerazione verrà sfruttata dalle ditte pubblicitarie (come già è stato anticipato dalla associazione di categoria I.R.P.A.) per chiedere di togliere il servizio di Bike Sharing dalla riforma dei cartelloni, di fatto affossandola.
Senza sentire il minimo bisogno di rispettare i principi statutari del Movimento 5 Stelle e di ascoltare conseguentemente anche la “base” dei cittadini riuniti in comitati e associazioni, per giunta senza nessun coordinamento nemmeno con l’Assessore Adriano Meloni, oltre a dichiararsi favorevole alla introduzione anche a Roma di un servizio di Bike Sharing a flusso libero, nella giornata di ieri 28 novembre 2017 ha fatto pubblicare sul sito del Comune di Roma un comunicato con cui si annuncia l’arrivo a Roma di 2.000 nuovi stalli per biciclette, lasciando chiaramente intendere che intende introdurre a Roma un servizio di Bike Sharing a flusso libero in contrapposizione al servizio di Bike Sharing finanziato dalla pubblicità.
Appare evidente che a questo punto non è possibile eliminare dalla riforma dei cartelloni pubblicitari il servizio di Bike Sharing finanziato dalla pubblicità, perché comporterebbe la modifica della Deliberazione della Giunta Capitolina n. 380 del 30 dicembre 2014, che ha dettato i criteri di redazione dei Piani di Localizzazione prescrivendo 8.000 mq. di impianti speciali da riservare come corrispettivo ad un servizio di Bike Sharing, poi ribaditi dalla Deliberazione del Commissario Straordinario n. 19 del 31 marzo 2016, e conseguentemente costringerebbe ad annullare la Deliberazione Giunta Capitolina n. 243 del 13 novembre 2017 ed a rifare i Piani di Localizzazione, allungando a tempo indeterminato l’entrata in vigore della intera riforma dei cartelloni pubblicitari: quand’anche non si arrivasse a questo, verrebbe di fatto affossato il bando del Bike Sharing perché andrebbe deserto a tutto vantaggio del bando per il servizio di Bike Sharing a flusso libero ed il Comune lascerebbe non assegnati gli impianti speciali, perdendone così il ricavo del Canone Iniziative Pubblicitraie (C .I.P.) per ognuno di essi.
Va invece messo in evidenza che né il nuovo Regolamento di Pubblicità né il PRIP né le deliberazioni n. 380/2014 e 18/2016 disciplinano come debba essere “gestito” il servizio di Bike Sharing finanziato dalla pubblicità, per il quale la Giunta Capitolina (e non anche l’Assemblea Capitolina) può quindi decidere per il sistema tradizionale (con le ciclostazioni) o per il sistema ibrido (con le stazioni-parcheggi al posto delle ciclostazioni) proposto da VAS e Basta Cartelloni: sotto questo aspetto la decisione di far realizzare a partire dal mese di marzo del prossimo anno 2.000 nuove rastrelliere appare una spesa del tutto inutile che poteva essere benissimo evitata progettando sulle stesse posizioni altrettante “stazioni-parcheggi” contrassegnate da apposite strisce sul territorio.
Ad ogni modo le future 2.000 nuove rastrelliere potrebbero essere funzionali anche ad un sistema ibrido di Bike Sharing finanziato dalla pubblicità, così come proposto da VAS e Basta Cartelloni, che disincentiverebbe il parcheggio selvaggio delle bici, senza bisogno peraltro di far approvare dall’Assemblea Capitolina un apposito Regolamento.
Assieme al consigliere Enrico Stefano la S.V. intende introdurre un servizio di Bike Sharing che nelle casse del Comune non porterà nessun introito e che si tradurrà in un disservizio per i cittadini, affossando così lo stesso servizio finanziato dalla pubblicità che, oltre ad assicurare un servizio ai cittadini completo anche di bici elettrica, porterebbe ad incassare non solo il Canone Iniziative pubblicitarie (C.I.P.) su ognuno degli impianti pubblicitari speciali concessi come corrispettivo per 10 anni, ma anche quanto meno su una parte se non su tutto il noleggio delle biciclette”.
A distanza ormai di due mesi alla proposta di VAS e Basta Cartelloni non è stato dato alcun seguito anche dalla S.V., per cui questa associazione – di fronte a questa grave indifferenza in considerazione dei contrapposti interessi pubblici in gioco e soprattutto del rischio di affossamento della intera riforma dei cartelloni pubblicitari – si vede costretta suo malgrado a riservarsi di ricorrere in sede giudiziaria per chiedere alla Magistratura competente di voler accertare se nel comportamento di tutte le SS. LL. in indirizzo si possano ravvisare gli estremi del reato di cui al 2° comma dell’art. 328 del Codice Penale.
Invitiamo pertanto caldamente la S.V. a rispondere alla proposta di un sistema ibrido di Bike Sharing, motivando comunque le ragioni di un eventuale rifiuto di una integrazione del servizio di Bike Sharing previsto nella riforma dei cartelloni pubblicitari di Roma con il servizio di Bike Sharing a flusso libero, così come prescrive il 1° comma dell’art. 3 della legge n. 241/1990 ai sensi del quale «ogni provvedimento amministrativo, compresi quelli concernenti l’organizzazione amministrativa …. , deve essere motivato» con la precisazione che «la motivazione deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell’amministrazione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria».
Si rimane in attesa di un riscontro scritto, anche per via telematica, che si richiede ai sensi degli articoli 2, 3, 9 e 10 della legge n. 241/1990.
Distinti saluti.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi
Roma, 29 novembre 2017