Secondo lo studio “Natural Gas and Climate Change” di Kevin Anderson e John Broderick del Tyndall centre for climate change research l’aumento dell’utilizzo del gas è incompatibile con l’accordo di Parigi e l’Europa deve urgentemente smettere di utilizzare il gas se si vuole ridurre le emissioni di gas serra a livelli internazionalmente concordati.
Anderson, che lavora anche per la Teesside University, ha spiegato che «se l’Ue deve trasformare il proprio sistema energetico per allinearsi agli impegni sulle temperature e l’equità di Parigi, non può continuare con il business as usual e deve invece avviare una rapida phase out da tutti i combustibili fossili, compreso il gas naturale.
Questo deve cominciare ora e essere completo entro i prossimi due decenni.»
Broderick, che insegna alle università di Manchester e Uppsala, aggiunge: «L’estrazione e la combustione del gas naturale producono notevoli quantitativi di metano e anidride carbonica che riscaldano il clima in diversi modi.
Né l’uno ne l’altra possono prevenire cambiamenti climatici pericolosi».
Inoltre, lo studio è servito da base al nuovo rapporto “Can the climate afford Europe’s gas addiction” commissionato da Friends of the Earth Europe al Tyndall centre for climate change research e alla Teesside University dimostra che «i Paesi dell’Ue possono permettersi solo 9 anni di combustione di gas e di altri combustibili fossili al tasso corrente prima di aver esaurito la loro quota del bilancio di carbonio residuo della terra per un aumento massimo della temperatura di 2° C.
In un sistema energetico dell’Ue compatibile con i 2° C, anche con una phase-out graduale, i combustibili fossili, compresi i gas naturali, non possono avere un ruolo sostanziale oltre il 2035».
A Friends of the Earth Europe dicono che i risultati di studio e rapporto rappresentano un forte monito rivolto all’Ue «per passare a un sistema energetico privo di combustibili fossili».
Gli ambientalisti ricordano che, secondo l’Accordo di Parigi, «l’Ue si è impegnata a limitare il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2° C” e a “perseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 ° C”».
Ma Friends of the Earth Europe fa notare che per rispettare gli 1,5° C, «il gas e altri combustibili fossili dovrebbero essere gradualmente eliminati ancora più velocemente».
Anderson e Broderick sottolineano che a causa degli alti livelli di emissioni di CO2 e di metano lungo tutto il ciclo di vita del gas, «non c’è categoricamente alcuna possibilità di portare in produzione ulteriori riserve di combustibili fossili, compreso il gas» e che «è imperativo un programma urgente per l’eliminazione graduale del gas naturale esistente e di altri combustibili fossili in tutta l’Ue».
Lo studio e il rapporto arrivano proprio mentre l’Unione europea si appresta a pubblicare un elenco di almeno 90 nuovi importanti progetti gasieri che potrebbero essere finanziati con fondi pubblici .
Gli ambientalisti denunciano che «negli ultimi tre anni, l’Ue ha concesso più di 1 miliardo di euro in finanziamenti pubblici ai progetti di gas».
La direttrice di Friends of the Earth Europe, Jagoda Munic, conclude: «L’infatuazione dell’Europa per il gas è totalmente incompatibile con azioni serie sul cambiamento climatico.
L’industria petrolifera e del gas sta facendo di tutto per dipingere il gas come verde e per tenerci agganciati ai combustibili fossili, ma la verità è che non c’è assolutamente spazio per il gas nella transizione della quale abbiamo bisogno in un futuro a energia pulita.
L’Europa deve urgentemente uscire da tutti i combustibili fossili, realizzare il pieno potenziale del risparmio energetico e andare verso un sistema rinnovabile al 100% che sia nelle mani delle persone».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 7 novembre 2017 sul sito online “greenreport.it”)